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Repubblica-Lo scippo dell'istruzione

Lo scippo dell'istruzione NELLO AJELLO Una povera cosa, tecnicamente parlando. Un atto soci...

04/09/2003
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la Repubblica

Lo scippo dell'istruzione
NELLO AJELLO


Una povera cosa, tecnicamente parlando. Un atto socialmente discriminatorio. Un'irrispettosa elemosina elargita alla Chiesa (nella speranza di chissà quale contropartita). Uno scippo maldestro ai danni della Costituzione. Una meschina provocazione politica. Da qualunque angolo le si guardi, le sovvenzioni promesse dal ministro Moratti a favore dell'insegnamento privato o - che è in pratica lo stesso - dei suoi utenti non possono suggerire giudizi più benevoli. Da dove cominciare? I primi calcoli dimostrano come sia quasi irrisorio il contributo che incasserà ciascuna famiglia interessata. Quelle che iscrivono i figli alle scuole non statali sono circa il 4 per cento del totale, e certo non rappresentano la media dei redditi domestici nel nostro Paese: formano, comunque, un ceto non catalogabile fra quelli più bisognosi di soccorsi. È perciò un premio indiscriminato, quello che dispensa il ministro. Elargito "a pioggia" e perciò tanto più odioso. Non ne diminuisce il tasso di sgradevolezza sociale il fatto che si tratta, in realtà, di una pioggerella.
Se si guarda alle generali lacune della scuola italiana, e alla penuria di fondi a disposizione per sopperirvi, ogni sia pur modesta emorragia finanziaria procura qualcosa di simile a un trauma. La stessa riforma Moratti, per discutibile o inafferrabile che sia, non ha superato lo stadio di progetto per la mancanza dei fondi che le sarebbero necessari.
Il ministro corre in soccorso della religione? Per supporlo, occorrerebbe avere un'alta opinione della consistenza morale e della saldezza di princìpi dell'attuale classe di governo. Il che è francamente difficile.
Nella media dei suoi esponenti, le ragioni di Mammona travolgono la devozione a Dio (e l'ossequio per chi sulla terra lo rappresenta). Non siamo dunque in vista di un solenne trionfo della Fede, cui andrebbe tutto il nostro rispetto, benché critico. Si assiste, invece, a una piccola vittoria del Privato. Si strizza l'occhio a un ambiente non soltanto borghese - il che va più che bene, figuriamoci - ma del tutto "scristianizzato". Il fatto che le scuole cui è destinato il beneficio siano cattoliche non è importante, al di là dell'uso strumentale che se ne fa. Determinante è che non siano "pubbliche". È questo il dato più appariscente del progetto.
Valeva la pena, per un risultato nei fatti assai misero, suscitare una prevedibile controversia nel Paese e fra gli esperti? Si sarebbe tentati di dire di no, se non si sapesse a quali livelli di destrezza pressoché nevrotica si spinge, negli attuali governanti, il gusto della sfida fine a se stessa.
Quasi a imitazione di certi odiosi personaggi di Giuseppe Gioachino Belli, ciascuno di loro si sente in dovere di intimare ogni giorno ai connazionali e vassalli: "Io sono tutto, e voi non siete un accidente" (in verità il vate romanesco usava un termine assai più pregnante, colloquiale e grassoccio).
Quest'abitudine - evidentemente praticata, nell'estrema modestia delle risorse del suo dicastero, anche da Letizia Moratti - distingue l'attuale destra da tutte quelle che in oltre cinquant'anni l'hanno preceduta. Di rado, anche nelle fasi più deprimenti della nostra vita pubblica, si è potuta lamentare, in alto, una altrettanto assoluta carenza di senso dello Stato. Il timore di venir accusati di laicismo vecchio stile - quasi che lo "stile nuovo" di chi oggi comanda risulti, al confronto, eccelso - non ci vieta di pensare che il caso di cui stiamo parlando è di quelli che più differenziano l'attuale maniera di gestire lo Stato italiano non sono dai migliori modelli della sua tradizione, ma anche dalle linee portanti della carta costituzionale.
Si ha l'impressione che un'Olimpiade a rovescio si stia svolgendo nel nostro Paese: vince chi meglio si distingue nel deprimerne il livello civile.
Se quella in base alla quale la legge sarebbe uguale per tutti è considerata da alcuni un'ipotesi irreale e svanita, come immaginare che un altro - o un'altra - dei concorrenti allo sfascio non prenda a frecciate il principio della non confessionalità della scuola? È stato un atto di coraggio: così, a caldo, il ministro Rocco Buttiglione ha commentato l'iniziativa Moratti. Di coraggio certo ne occorre per lanciare uno schizzo di fango sulle istituzioni italiane. Uno schizzo: non più di tanto, l'abbiamo detto. Ma in casi come questi valgono l'esempio e la testimonianza. Secondo un metro di giudizio oggi in voga nei palazzi del potere, la responsabile della Pubblica Istruzione meriterebbe una medaglia.
Gliela diano. Ma c'è qualcuno - fra coloro che scrivono su quelli che si ritenevano i grandi quotidiani della borghesia italiana - che esterni un minimo di perplessità sulla penosa operazione? Torna in mente una vecchia vignetta di Altan. Cipputi chiede a un suo amico: "Tu sei laico?". "Sì, certo", lo rassicura l'interlocutore. "Ma non praticante".


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