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Repubblica-Le riforme restano sulla carta e noi facciamo i parafulmini

INTERVISTA Parla Giorgio Rembado, presidente dell'associazione nazionale dei capi di istituto "Le riforme restano sulla carta e noi facciamo i parafulmini" I presidi tra rabbia e amarezza: leggi...

10/09/2003
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la Repubblica

INTERVISTA
Parla Giorgio Rembado, presidente dell'associazione nazionale dei capi di istituto
"Le riforme restano sulla carta e noi facciamo i parafulmini"
I presidi tra rabbia e amarezza: leggi inutili senza risorse

"La logica è sempre la stessa: senza le circolari del ministro non si fa niente"
"I precari dovevano gestirli le scuole, decreti e ricorsi ce lo hanno impedito"
MARIO REGGIO

ROMA - "Il preside rischia di diventare il parafulmine e non il gestore di un processo importante come l'autonomia scolastica. La persona a cui viene affidato il cerino da spegnere. I motivi di malumore non mancano. I problemi della scuola rischiano di apparire soffocanti, sia per il personale dirigente che per gli studenti e le famiglie. Il vero problema è la mancata attuazione dell'autonomia".
Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi, attacca su tutta la linea e non lesina le critiche.
Alle elementari si comincia con l'ennesima sperimentazione.
"Anche l'informatica e l'inglese fanno parte dell'autonomia curriculare degli istituti, che bisogno c'era di emanare un decreto? Così si continua con le vecchia logica che senza circolari del ministero non si fa nulla. L'autonomia è una legge dello Stato che le scuole stanno faticosamente elaborando".
Non è una lamentela corporativa?
"Neanche per sogno. La realtà è che si continua a riproporre la formazione e l'istruzione come la base per il futuro del Paese, ma senza risorse per dare gambe a questa aspirazione fino ad ora irrealizzabile. Il segnale positivo potrebbe essere la prossima finanziaria con più risorse e più controlli per verificare che i soldi siano stati spesi bene".
L'autonomia vuol dire anche gestione diretta del personale.
"L'amministrazione centrale deve smettere di creare sovrapposizioni continue e duplicazioni di una competenza che spetta alle scuole. Prendiamo i precari. Il regolamento attuativo dell'autonomia aveva demandato la competenza esclusiva alle scuole per la gestione dei rapporti di lavoro a tempo determinato. Decreti e regolamenti si sono rimangiati tutto, deviando parte delle prerogative alle direzioni regionali, compromettendo la capacità di dare risposte immediate e coerenti a chi lavora sul campo. Una situazione ingarbugliata che vede il braccio di ferro continuo tra il ministero, le scuole e la magistratura. In queste condizioni chiedere ai dirigenti di offrire un buon servizio è come chiedere la luna nel pozzo".
Voi avete un contenzioso aperto con il ministero.
"Il preside si trova, a distanza di due anni dall'ultimo contratto, al punto di partenza e senza segnali positivi all'orizzonte. Non si può andare avanti con tremila presidi su 10 mila e 700 con incarico annuale".
Cosa accadrà con l'apertura delle scuole?
"Si tornerà alla cultura dell'arrangiarsi, a dare le risposte entro i limiti possibili, malgrado l'endemico ritardo dei finanziamenti all'autonomia scolastica. Il ministero deve mettere in condizione gli istituti di lavorare con la necessaria tranquillità. I presidi non possono assumersi oneri e responsabilità senza essere messi in grado di svolgere le loro funzioni di dirigenti dello Stato. L'ambiente scolastico è uno di quelli con il più alto tasso di litigiosità, ma questo non deve ripercuotersi sulla didattica e sul rapporto con gli studenti".


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