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Repubblica-Le classi usa e getta nell'era berlusconiana

LE IDEE Come la riforma distrugge la scuola pubblica Le classi "usa e getta" nell'era berlusconiana NICHI VENDOLA ...

17/09/2003
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la Repubblica

LE IDEE
Come la riforma distrugge la scuola pubblica
Le classi "usa e getta" nell'era berlusconiana
NICHI VENDOLA


Il sabotaggio della scuola pubblica, perseguito dalla ministra Letizia Moratti, comincia a dare i suoi frutti avvelenati. Un vero e proprio bombardamento sul diritto allo studio, sull'unitarietà della formazione, sulla professionalità degli operatori. La scuola di ogni ordine e grado, la scuola di tutti e di tutte (repubblicana, laica, solidale), vive oggi un drammatico e veloce slittamento verso il precipizio della precarietà istituzionale e della dequalificazione sociale. La manipolazione privatistica e mercantile della missione "pubblica" della formazione è la scelta più eversiva e devastante del regime berlusconiano: e così la scuola produttrice di democrazia e di socialità viene soppiantata dalle scuole "usa e getta".

Così la riforma Moratti distrugge la scuola pubblica
Il patrimonio di edilizia verrà abbandonato ad un degrado irreparabile: gli angeli di San Giuliano di Puglia continueranno a morire di terremoto
NICHI VENDOLA


Si tratta di un progetto che passa anche attraverso la solitudine programmata degli studenti e dei docenti: soggetti a perdere, muti e spogli di diritti, ridotti a merce grezza e a magazzini diroccati. Il patrimonio di edilizia scolastica verrà abbandonato ad un degrado irreparabile: e gli angeli di San Giuliano di Puglia continueranno a morire di terremoto e di malascuola. I bimbi disabili verranno ricondotti nei circuiti differenziali e l'handicap tornerà prigioniero di tutte le barriere fisiche e mentali da cui per decenni si è tentato di liberarlo. I ragazzini impareranno che la società coincide con il mercato e che la cittadinanza concreta è l'arte dei saltimbanchi: e studieranno come diventare lustrascarpe o friggitori di patatine o lavoratori in affitto o a riparto o a frammento per la maggior gloria dell'economia globale. I docenti già sentono sul collo il fiato di una violenza inedita, spiantati ormai dai recinti paciosi in cui li si volle "vestali delle classi medie", sono impoveriti e impauriti come non mai. A Bari c'è un caso che si segnala per la sua forza evocativa di tendenze più generali: si licenziano, senza il preavviso previsto per legge, 40 insegnanti specializzati di sostegno a fronte di circa 300 posti vacanti (nelle sole elementari!) per insegnanti di sostegno nella nostra provincia. Naturalmente i dirigenti baresi dell'amministrazione scolastica sospendono momentaneamente i licenziamenti in attesa di un ordine ministeriale che offra un indirizzo sul "che fare". Ma resta la "lezione" impartita sul campo: da un lato, dunque, docenti di ruolo possono perdere il ruolo ed il lavoro, con un licenziamento magari predisposto con un avviso pubblico nella sede dell'ex Provveditorato. Dall'altro cresce una domanda inevasa di assistenza e di supporto specialistico per chi ha il diritto di integrarsi nella scuola e nella società. In mezzo la guerra tra poveri: docenti precari e docenti di ruolo, concorsuali e extra-consorsuali, gli uni e gli altri sbattuti da un angolo all'altro di una burocrazia aziendalistica senza più regole e senza più senso. Con i vari proconsoli governativi che cercano di ritagliare, di volta in volta, micro-sanatorie su misura delle proprie potenziali clientele. La scuola delle tre I (Inglese, Informatica, Impresa), quando cade la maschera neo-americana, si mostra per quello che è: un crimine sociale, il vettore strategico di una straordinaria regressione delle forme di convivenza e della cultura generale della nazione. Sarà la scuola che forma alla subalternità e al precariato, mentre naturalmente con i soldi di tutti si finanzieranno le scuole private in cui si riprodurranno le élite dominanti. Per questo non si può tacere: perché la "pubblica istruzione", ormai orfana del suo aggettivo (pubblica), non è un qualunque servizio sociale di cui il liberismo prevede lo sbaraccamento. Cacciare Letizia Moratti, sabotare le sue contro-riforme, è un dovere civico prima ancora che una scelta politica.
deputato di Rifondazione Comunista


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