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Repubblica-La scuola diventa un puzzle

La scuola diventa un puzzle Pochi fondi, l'autonomia arranca. Oggi le prime lezioni ritorno in classe A quattro anni dalla riforma tante iniziative polverizzate e poco coordinamento Stama...

10/09/2003
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la Repubblica

La scuola diventa un puzzle
Pochi fondi, l'autonomia arranca. Oggi le prime lezioni
ritorno in classe

A quattro anni dalla riforma tante iniziative polverizzate e poco coordinamento
Stamani via al nuovo anno in cinque regioni: in otto milioni sui banchi entro fine mese
Nella maggior parte dei casi l'unione di forze tra più istituti non è mai partita

ROMA - Autonomia scolastica. Un sogno che anno dopo anno sta svanendo. Malgrado l'impegno dei docenti i punti cardine della riforma, operativa del 1 settembre del 2000, mostrano le prime crepe: dalla flessibilità dei programmi alle scelte autonome degli istituti, al rapporto con i Comuni. È il frutto di un nuovo centralismo e della scarsità delle risorse. A partire da stamani (quando la campanella suonerà in cinque regioni) più di otto milioni di studenti torneranno tra i banchi e si troveranno alle prese con i problemi di sempre, ma anche con presidi e insegnanti spaesati e demotivati.
Cosa rimane dell'autonomia di berlingueriana memoria? Il nuovo sistema che puntava ad esaltare le risorse interne delle scuole, costruire una rete d'istituti integrati sul territorio, riducendo al minimo la dipendenza dal ministero, ora arranca. L'autonomia si sta trasformando in una polverizzazione delle iniziative, ognuno per sé, in barba a qualsiasi coordinamento e scambio di esperienze. E' anche vero che le casse di Comuni e Regioni sono quasi a secco, ma dopo quattro anni il bilancio non è esaltante. Ci troviamo alle prese con una scuola che vive nell'incertezza continua, in attesa di riforme che non arrivano, con un paio di punti fermi: il giorno d'inizio delle lezioni e la scelta delle vacanze, per assicurare la soglia minima dei 200 giorni di insegnamento l'anno.
Malgrado la politica degli annunci, "l'autonomia scolastica non si tocca", sulle scuole pesano i finanziamenti che diminuiscono anno dopo anno. Una direttiva del ministro Moratti, datata 8 maggio 2003, assegna all'autonomia scolastica 225 milioni di euro. Una voce che ha il pregio di essere fuori del bilancio del ministero. A parte i soldi, meno dello scorso anno, è interessante osservare la ripartizione: 136 milioni per l'avvio della riforma, che non c'è, e tra questi 13 milioni per la comunicazione dell'immagine assieme a informatica e inglese nelle prime due classi delle elementari. Cinque milioni alle scuole paritarie ed altri cinque per l'orientamento dei giovani, il coinvolgimento dei genitori, lo sport, la musica e l'educazione alla salute. Quasi tre milioni di euro per le iniziative via web del sistema bibliotecario nazionale e internet nelle scuole. E l'offerta formativa, uno dei pilastri dell'autonomia? Priorità assoluta alla scuola dell'infanzia e alle elementari a cui va la metà della torta, il 40 per cento alle altre scuole e il dieci lle direzioni regionali.
Molte scuole, però, non mollano. E cercano di arrangiarsi con quello che passa il convento. E' il caso dell'Istituto tecnico commerciale "Bachelet" di Roma. "Nel momento in cui diminuiscono i finanziamenti cala anche la progettualità - afferma il preside, Natale Finocchiaro - Avevamo impostato cinque funzioni obiettivo: un gruppo di docenti per seguire la funzione didattica, il sostegno all'handicap, il piano di offerta formativa, scuola-lavoro e l'organizzazione della progettualità dei docenti. Negli ultimi tre anni i fondi sono diminuiti del 40 per cento, quindi saremo costretti a ridimensionare la parte progettuale. D'altro canto non possiamo attingere al fondo d'istituto, 25 mila euro, che serve al funzionamento ordinario, e ai corsi fuori orario tenuti dai docenti per il recupero di chi è rimasto indietro". Va un po' meglio all'Istituto professionale per l'industria e l'artigianato "Bettino Padovano" di Senigallia. "Malgrado tutto iniziamo l'anno scolastico per immutato entusiasmo - dichiara il preside Paolo Franceschini - Alla scarsità dei fondi rispondiamo con un maggiore impegno dei docenti e una razionalizzazione dell'organizzazione".
(ma.re.)


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