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Repubblica-La pace e la guerra all'ombra dell'Ulivo

la pace la guerra all'ombra dell'Ulivo Di fronte alle questioni del terrorismo e del conflitto gli scontri nel centrosinistra sembrano modesti Ma per i cittadini di questo paese sono essenziali ...

06/10/2002
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la Repubblica

la pace la guerra all'ombra dell'Ulivo

Di fronte alle questioni del terrorismo e del conflitto gli scontri nel centrosinistra sembrano modesti Ma per i cittadini di questo paese sono essenziali
La tempesta che investe l'opposizione non riguarda la linea politica La verità è che è esplosa con virulenza la lotta per la leadership
(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
EUGENIO SCALFARI

Questa crisi domestica incrocia un dramma ben più epocale, che è quello della pace e della guerra, del terrorismo e della difesa della democrazia, dell'America e dell'Europa, dell'"imperium" americano su tutto il pianeta. Di fronte a scenari di queste dimensioni, gli scontri che oppongono Rutelli, Fassino, D'Alema, Cofferati, Bertinotti, Amato, Moretti, fino a lambire Romano Prodi in veste di convitato di pietra, sono estremamente modesti, eppure terribilmente importanti per noi cittadini di questo paese, sballottati tra un avventuroso governo da operetta e un'opposizione fantasma.
Da questo dilemma bisogna assolutamente uscire e poiché il tema pace-guerra è stato - e ancor più sarà nei prossimi mesi - il detonatore che ha fatto scoppiare la crisi del centrosinistra, è dunque di lì che bisogna ripartire senza infingimenti e ipocrisie.
* * *
Se mettete una qualunque persona che abbia un minimo (un minimo) di consapevolezza di fronte al quesito se vuole la pace oppure la guerra non c'è bisogno di scomodare Tolstoj o Bertrand Russell per avere la risposta; ma detto questo non avete ancora detto niente. Per capirne qualche cosa di più dovrete mettere in campo altri elementi qualificanti: per esempio quello della legittima difesa; quello dell'appropriazione delle risorse e della loro equa distribuzione; ed anche quello del potere e del diritto internazionale. La faccenda a questo punto diventa terribilmente complicata.
Ezio Mauro nel suo lucido articolo di venerdì scorso è partito da uno dei questi elementi e si è chiesto: se la democrazia è minacciata ha il diritto di difendersi? La risposta è sì, ha il diritto di difendersi, quel diritto diventa un esempio di difesa legittima e in casi estremi autorizza il ricorso alla forza.
L'attentato dell'11 settembre rese drammaticamente concreta quella minaccia e giustificò la reazione; il mondo si unì di slancio contro il terrorismo, si formò una coalizione imponente che ebbe come centro motore gli Stati Uniti, come cornice l'Onu, come nemico il terrorismo internazionale. E fu la guerra, senza tentennamenti ed esitazioni. Gli Stati Uniti avevano un doppio titolo per guidare quella guerra di legittima difesa: erano stati terribilmente colpiti al cuore ed erano il paese più potente del mondo.
L'Italia prese in quella circostanza una posizione unanime e partecipò alla coalizione antiterrorista; inviò contingenti militari in Afghanistan, sia in missione di mantenimento della pace a Kabul sotto gli ordini diretti dell'Onu, sia nel quadro delle operazioni di combattimento (Enduring Freedom) autorizzate dall'Onu sotto comando americano. Così fecero anche inglesi, tedeschi, francesi (per dire i principali membri della Comunità europea), ciascuno secondo le sue possibilità militari e finanziarie.
Quella guerra è in corso da un anno e non è ancora finita: il regime dei taliban è stato abbattuto, Al Qaeda è stata in parte smantellata, ma i suoi capi non sono stati presi, la pacificazione e la ricostruzione dell'Afghanistan sono ancora lontane.
C'è ora bisogno di un maggiore impegno europeo in quel paese: lo chiede il governo afgano, lo chiede l'Onu, lo chiedono gli Usa, sia per la missione "Peace Keeping" sia per la missione "Enduring Freedom". Il governo Schroeder si è dichiarato disponibile ad aumentare i suoi effettivi per "Peace Keeping"; quello italiano per entrambe le missioni (gli alpini partiranno a marzo in rinforzo di "Enduring Freedom").
Il gruppo parlamentare della Margherita ha votato a favore di quella destinazione, il gruppo della Quercia ha votato contro ma si è dichiarato favorevole a rinforzare il contributo italiano alla missione "Peace Keeping".
Forse è una distinzione troppo sottile ma non vedo in essa né una spaccatura drammatica tra i due partiti del centrosinistra né un improvviso voltafaccia dei Ds rispetto a una guerra contro il terrorismo cui abbiamo fin dall'inizio partecipato. Del resto anche all'epoca della "guerra umanitaria" in Kosovo il governo D'Alema pose alcune rilevanti limitazioni stabilendo che gli aerei italiani non avrebbero partecipato ad azioni di bombardamento contro città serbe. Nessuno gliene fece colpa ed anzi la presenza italiana in Kosovo fu ed è tuttora salutata come un atto politico di grande maturità democratica. Non è la stessa linea ripetuta con la mozione Ds di giovedì scorso? Si dice: la sinistra italiana poteva almeno seguire la linea di Schroeder.
Ma è esattamente quello che ha fatto. I critici tendono a dimenticare che Schroeder ha riconfermato la decisione del suo governo di non partecipare in alcun modo alla eventuale guerra contro l'Iraq né con soldati né con aiuti finanziari, sia che l'Onu autorizzi quell'azione militare sia che non l'autorizzi. Eppure Bush ha ribadito appena cinque giorni fa con lettera autografa al presidente della Repubblica federale tedesca il valore dell'alleanza tra i due Stati, riconoscendo in tal modo la legittimità della posizione di Berlino; non ha parlato di tradimenti. Come la mettiamo?
* * *
Si pone a questo punto la questione irachena di fronte alla quale esiste - sarebbe cieco negarlo - un diverso sentire dell'Europa rispetto agli Usa.
Di Schroeder abbiamo già detto: la Germania non parteciperà alla "spedizione" irachena, non ne ravvisa la necessità, le prove raccolte contro Saddam-canaglia non le appaiono sufficienti, in ogni caso non crede che il dittatore di Bagdad rappresenti una minaccia reale per l'Occidente. Infine, la grande maggioranza dei tedeschi è contro una guerra preventiva e questa è in particolare l'opinione di quelli che appena un mese fa hanno votato per il Cancelliere. Se il popolo è sovrano bisognerà pure ascoltarlo qualche volta.
Chirac per ora resta fermo sulla necessità di non dare a Bush cambiali in bianco per sferrare il primo colpo ("striking first") contro Saddam. Se la mozione Usa alle Nazioni Unite conterrà quella clausola, la Francia opporrà il suo veto al Consiglio di sicurezza. Chirac vuole che gli ispettori delle Nazioni Unite compiano il loro lavoro, magari con regole più stringenti. Ma vuole che il giudizio sui risultati delle ispezioni sia dato dal Consiglio di Sicurezza e non dal presidente degli Stati Uniti. Blair sembrava pronto fino ad una settimana fa a marciare a fianco di Bush, con l'Onu o senza l'Onu. Ma dopo il congresso del suo partito a Blackpool, dopo la posizione di Chirac, dopo quella della Germania, ha versato parecchia acqua nel suo vino: ora parla anche lui della necessità di muoversi soltanto dentro la cornice Onu.
Insomma c'è una convergenza tra i maggiori paesi d'Europa, la cambiale in bianco che è poi la rivendicazione dell'"imperium" da parte degli Stati Uniti, incontra seri ostacoli in Europa. Ezio Mauro ha scritto venerdì scorso che si fa luce un modo europeo di sentire i valori dell'Occidente. Questo è il fatto nuovo delle ultime settimane. Il centrosinistra italiano rappresenta, pur con alcune differenze interne, questo sentire europeo. Non mi pare che ci si debba vergognare se anche la nostra opposizione ascolta qualche volta la voce dei cittadini che rappresenta.
* * *
Eppure l'Ulivo è nella tempesta e questo è senz'altro vero. Non perché abbia commesso gravi errori di coerenza, non perché sia stato risucchiato in un pacifismo ideologico che va benissimo per movimenti contro la guerra ma non per definire una linea politica; ma perché è esplosa con virulenza la lotta per la leadership.
Ci sono troppi galli a cantare nel pollaio e anche fuori dal pollaio: questo è il problema dell'Ulivo e di tutta l'opposizione. O i galli decidono di tacere o le galline voleranno via. I galli, come sappiamo, non fanno uova.
In tutta la sua crudezza, il problema del centrosinistra è qui.


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