FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3778685
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica- L agonia delle statali - di Marco Lodoli

Repubblica- L agonia delle statali - di Marco Lodoli

'AGONIA DELLE STATALI MARCO LODOLI LA SCUOLA pubblica italiana è un barcone pieno di falle...

04/09/2003
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

'AGONIA DELLE STATALI
MARCO LODOLI


LA SCUOLA pubblica italiana è un barcone pieno di falle e di toppe, imbarca acqua ogni anno di più e spesso rischia il naufragio. Gli insegnanti si percepiscono da tempo come una classe sociale umiliata e offesa, faticano a ritrovare un ruolo, una dignità, un senso, stentano addirittura a far quadrare i loro modesti bilanci. Vorrebbero poter comprare qualche libro in più e non possono, vorrebbero vedere qualche spettacolo teatrale o qualche concerto, partecipare attivamente al dibattito culturale.
Ma tutto costa, i soldi scarseggiano, e così a poco a poco retrocedono in un'inerzia malinconica, s'insabbiano in una bassa marea psichica. La depressione è dietro l'angolo o già sulle spalle. I corsi di aggiornamento che vengono loro proposti sono aria fritta che avvilisce il pensiero, chiacchiere e teorie senza capo né coda.
Del resto l'ambiente scolastico non aiuta a riprendere forza e coraggio. Gli edifici spesso sono cadenti, cupi, mortificanti. Le aule sono imbrattate di scritte, le serrande crollano come le illusioni e ben presto anche gli alunni percepiscono il clima di decadenza, lo introiettano, lo trasformano in disamore e sfiducia. Ogni anno si dibatte sulla nuova impostazione della scuola, si propongono nuove riforme, ma tutto evapora nell'astrattezza più fumosa.
Non credo che segmentando i corsi in modo diverso o aggiungendo un'ora di inglese alle elementari le cose cambieranno di molto. In realtà bisognerebbe che lo Stato investisse molto più denaro nella formazione dei giovani italiani, altrimenti lo sfacelo sarà inevitabile. Servono palestre efficienti, computer funzionanti, biblioteche dove trovare qualche libro recente e non solo venti copie polverose dei Promessi Sposi. Servono segnali positivi, e servono in fretta, perché l'acqua è già nelle stive e i topi fuggono. E anche perché la nebbia di questa decadenza non riesce a nascondere l'importanza della scuola pubblica, che è il luogo dove i ragazzi apprendono i fondamenti della vita lavorativa e sociale.
Un patrimonio di tutti, ma le cose sembrano andare in tutt'altra direzione. E anche gli investimenti corrono altrove, verso le scuole private. E finiranno per arrivare anche nelle tasche di quelle famiglie che mandano i figli negli istituti cattolici che hanno piscine e campi sportivi, auditorium e belle biblioteche e offrono un buon livello di istruzione. L'aspetto religioso conta pochissimo, a spingere i genitori verso questa scelta non è certo la presenza di una chiesetta all'interno della scuola né l'eventuale quarto d'ora di rosario mattutino. Ciò che conta è soprattutto mantenere i figli all'interno di un gruppo privilegiato, tra ragazzi che dovranno diventare classe dirigente e che si terranno in contatto e si aiuteranno per tutta la vita. Le rette sono salatissime, sono un ostacolo volutamente alto che nessun disgraziato deve saltare, perché verrebbe meno l'assunto di base, che è appunto quello di marcare una differenza e una solidarietà di classe. I centocinquanta o duecento euro che il governo ha destinato a ogni famiglia che voglia iscrivere il proprio figlio in una di queste scuole non basta neanche a pagare i primi quindici giorni di lezione. E' solo un minimo e inutile sconto fatto ai ricchi e un regalo a questi istituti esclusivissimi, che con questo gruzzolo potranno rifare le poltroncine del teatro o il sistema di depurazione della piscina.
Oppure i soldi pubblici finiranno in un'altra grande parte delle scuole private italiane, quelle che accolgono gli studenti bocciati a ripetizione nelle pubbliche. Queste scuole non hanno confort di alcun tipo, di solito occupano villette di quartieri semicentrali o qualche piano di un anonimo palazzo, hanno aule sbilenche e professori malpagati raccattati qua e là nel grande e disperato mondo della disoccupazione intellettuale. Non offrono sport, cultura o funzioni religiose, non promettono un'educazione elitaria: vendono semplicemente promozioni. I loro denari li investono nei mille cartelloni pubblicitari sparsi per la città che garantiscono tre anni in uno e magari anche quattro, diplomi senza fatica, recuperi miracolosi. Sono piccole associazioni a delinquere, che invece di essere calpestate duramente si moltiplicano come funghi. Se aprite le pagine gialle di Roma o Milano, troverete elenchi infiniti di queste scialuppe di salvataggio per giovani somari. Anche a loro andranno i soldi dello Stato, i nostri soldi?
Temo che ci si avvii a una separazione netta tra superscuole fornite di ogni ben di dio (scuole religiose, d'altronde), destinate a formare gli italiani di prima classe, e scuolette dove tirare a campare, mesti parcheggi per italiani senza troppo futuro. Quello che accade nel calcio, incredibilmente accadrà anche nella scuola: una superlega e un campionato cadetto che non parte. Questo sembra il disegno del nostro governo. A pochi fortunati il meglio, agli altri la televisione, brutte scuole e una pacca d'incoraggiamento sulle spalle.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL