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Repubblica it: Università, il ministro rassicura "Tagli sì, ma in base al merito"

"Un sistema costretto a spendere il 90% in stipendi non ha futuro"

11/07/2008
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la Repubblica

Minori fondi per gli atenei, Mariastella Gelmini risponde al mondo accademico
"Scelte indispensabili, ma premieremo i migliori con altri tipi di finanziamenti"

di ANDREA BETTINI

ROMA - Spendere meno ma spendere meglio, magari sfruttando l'opportunità di trasformare gli atenei in Fondazioni per crescere. Il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Mariastella Gelmini, cerca di rassicurare il mondo universitario. I tagli contenuti nel decreto legge che anticipa la manovra Finanziaria, sostiene, erano inevitabili, ma saranno ripartiti in base al merito e la situazione non è così drammatica. Per il futuro punta su meritocrazia, trasparenza e qualità. E agli studenti garantisce: "Non sono previsti aumenti delle tasse universitarie".

La Crui parla di conseguenze pesanti: minore qualità, blocco delle assunzioni, aumento del costo delle iscrizioni. Sono timori giustificati?
"La situazione dei conti dello Stato ha imposto a tutti scelte dolorose ma indispensabili. Un ministero che spende più del 90 per cento in stipendi non ha più la capacità di rinnovarsi, modernizzarsi, pensare al futuro. Ed è una capacità che voglio recuperare. Capisco le preoccupazioni della Crui e in parte le comprendo. E' una sfida, ma sono certa che le università sapranno farla fruttare. In questi anni si è data l'autonomia alle università, ma il grave errore è stato non chiedere conto dei risultati ottenuti e dell'impiego delle risorse pubbliche.
Mettiamola così: le università, come il resto dello Stato, dovranno spendere meno, ma potranno spendere meglio. Voglio essere chiara sul costo delle iscrizioni: non è previsto nessun aumento delle tasse per gli studenti, la cui quota è fissata per legge".

Le condizioni degli atenei italiani sono molto variabili. Non era possibile modulare i tagli - ad esempio in base al merito - invece di stabilire una stretta cospicua per tutti?
"Ogni ateneo è una realtà a sé, lo so perfettamente. Per questo stiamo studiando i margini per non ripartire la decurtazione indistintamente tra tutti gli atenei, ma in base ad appositi indicatori che saranno individuati in accordo con la Conferenza dei rettori. Stiamo già lavorando all'individuazione di criteri più idonei e efficaci per ripartire nel 2009 le risorse - e conseguentemente i tagli - sulla base di indicatori di merito. Inoltre i mancati finanziamenti del Fondo ordinario verranno compensati dal Fondo straordinario, istituito per premiare gli atenei migliori".

Lei ha spesso sottolineato la necessità di intervenire sul problema del precariato. Ma i più colpiti dal turnover ridotto saranno però soprattutto i giovani. Se poi saranno assunti, avranno anche retribuzioni minori per l'istituzione degli scatti di anzianità triennali...
"Guardi, i miei primi atti sono stati lo sblocco di 20 milioni di euro per l'assunzione di mille giovani ricercatori e aumentare le borse di studio per i dottorati di ricerca di 240 euro al mese. A tutto posso rinunciare, tranne che a puntare sui giovani, che è mia intenzione coinvolgere anche all'interno del ministero per aiutarmi a progettare il loro futuro".

Cosa cambierà nel sistema universitario con la possibilità di trasformare gli atenei in Fondazioni?
"Gli atenei trasformati in Fondazione potranno dotarsi di regolamenti per l'amministrazione più moderni e flessibili, in grado di garantire il massimo della trasparenza nella gestione e nelle scelte di investimento. Saranno facilitati nella raccolta di contributi e donazioni da parte dei privati, viste le agevolazioni fiscali previste dalla legge. Ovviamente non viene meno il sistema di finanziamento pubblico, attraverso il quale attualmente perviene alle università la parte più consistente delle risorse, e aiuteremo gli atenei che hanno obiettive difficoltà a reperire risorse esterne.
Lo strumento Fondazione, inoltre, può essere capace di instaurare un rapporto più costruttivo con il territorio, gli enti locali, il mondo dell'economia e dell'impresa. Le Fondazioni bancarie, da questo punto di vista, offrono un esempio apprezzato da destra a sinistra".

I rettori sostengono che una trasformazione così importante necessiti di un dibattito approfondito. Perché avete scelto di inserire questa novità in un decreto legge?
"La trasformazione in Fondazione non è un obbligo, ma è una scelta che i singoli atenei possono compiere e può avvenire solo se decisa dal Senato accademico a maggioranza assoluta. Le stesse università ci hanno chiesto di ampliare i modelli di governance possibili, di liberare gli atenei da meccanismi farraginosi e di non tentare di imporre un ritorno al centralismo. Alla prima occasione lo abbiamo fatto, senza forzature e senza imposizioni. E questo mi sembra un fatto positivo per gli atenei, per la loro millenaria autonomia, per il paese".

Ci sarà spazio per modifiche in Parlamento alle parti del decreto legge che riguardano l'università?
"Sono certa che nel dibattito si potranno migliorare alcuni aspetti, mantenendo ferme le cifre complessive della manovra. Spero che, anche nella fase attuativa, il dibattito sarà soprattutto concreto".

Come immagina l'università del futuro?
Riassumo l'università che sogno in tre parole: internazionale, eccellente, meritocratica. E, quarto, trasparente. Le singole università dovranno fornire sui loro siti web, come avviene in gran parte del mondo anglosassone, i dati sugli sbocchi professionali dei loro studenti, sulla produzione scientifica annuale dei loro docenti e ricercatori e sulla soddisfazione degli studenti, un monitoraggio che già diversi atenei, statali e privati, provvedono a compiere. Solo con la trasparenza e l'accessibilità alle informazioni può affermarsi un sistema pienamente meritocratico, che consenta a studenti e famiglie scelte consapevoli e informate.

A settembre incontrerà i rappresentanti dei rettori, dei docenti e degli studenti. Quali saranno gli obiettivi di questa consultazione?
Ci sono tre obiettivi fondamentali su cui ho già coinvolto il mondo dell'università: un sistema universitario di qualità, che premi il merito e che venga valutato sui risultati in maniera trasparente e pubblica da un organismo terzo; regole chiare e stabili per il reclutamento delle nuove leve di docenti e ricercatori; infine, un nuovo welfare studentesco. Stiamo ad esempio pensando di consentire di differire il pagamento delle tasse universitarie nelle prime dichiarazioni dei redditi. Inutile girarci intorno: la meritocrazia è la più alta forma di democrazia, e consente anche a chi arriva da una famiglia povera di avere una possibilità concreta di farcela.


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