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Repubblica it-Università, contro la Moratti anche uno sciopero dei docenti

21 occupazione simbolica dei rettorati Il 2 marzo niente lezioni e manifestazione a Roma Università, contro la Moratti anche uno sciopero dei docenti Il ministro dell'Istruzione Leti...

20/02/2005
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la Repubblica

21 occupazione simbolica dei rettorati
Il 2 marzo niente lezioni e manifestazione a Roma

Università, contro la Moratti anche uno sciopero dei docenti

Il ministro dell'Istruzione Letizia Moratti
ROMA - Acque agitate negli atenei italiani. Il contestatissimo testo di legge delega sullo stato giuridico dei docenti, da mesi bersagliato dalle critiche delle varie componenti universitarie, approderà in Aula alla Camera lunedì prossimo e la macchina della protesta si è rimessa in moto. Un ampio ventaglio di organizzazioni dei docenti - Adu, Andu, Apu, Cisal-università, Cisl-università, Cnru, Cnu, Firu, Flc-Cgil, Snals-università, Sun, Uilpa-Ur - ha tradotto questo diffuso dissenso in un pacchetto di iniziative di lotta che culminerà il 2 marzo in uno sciopero dei docenti e in una manifestazione nazionale a Roma.

Da settimane si susseguono mozioni e prese di posizione di collegi dei presidi, senati accademici, consigli di facoltà, assemblee di docenti e studenti che bocciano il provvedimento messo a punto dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti. I documenti approvati si sono espressi "contro la messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori e per il riconoscimento a essi del ruolo di professore svolto; per il mantenimento della differenza tra tempo pieno e tempo definito; per una riforma dei concorsi che preveda la netta distinzione tra reclutamento e avanzamento di carriera". Il provvedimento targato Moratti invece - accusano - "mortifica l'università pubblica, rinnega l'autonomia universitaria, precarizza la docenza e disconosce il ruolo dei ricercatori".

Prima del 2 marzo sono in calendario l'occupazione simbolica dei rettorati lunedì 21, in concomitanza con l'avvio della discussione parlamentare sul ddl (il centro-sinistra ha già pronti un centinaio di emendamenti), un sit-in alla Camera il giorno successivo e iniziative decise dai singoli atenei per la settimana 21-25 febbraio che includono interruzione della didattica e blocco degli esami.

Intanto, aumentano le adesioni alla petizione on line, da presentare al Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, lanciata nei giorni scorsi dal Coordinamento dell'assemblea di ateneo dell'università di Salerno mentre l'ateneo romano La Sapienza, che è stato protagonista fin dalla primavera scorsa e poi nell'autunno nelle iniziative contro il ddl Moratti, ha fatto ancora una volta da apripista organizzando mercoledì scorso un confronto-dibattito pubblico dal quale si è levato alto e forte un coro di 'no' alla proposta Moratti.

Dissenso anche da parte della Conferenza dei rettori che appena due giorni fa, assieme ai presidi di facoltà, ha ribadito l'opportunità che la revisione dello stato giuridico di docenti universitari venga affrontato con una legge ordinaria e non con lo strumento della legge delega. In verità da giorni circola l'ipotesi di una trasformazione parziale (il cosiddetto stralcio) o totale del ddl in legge ordinaria ma finora non ci sono state conferme di questa intenzione.

Ad arroventare un clima già caldo è poi arrivata nei giorni scorsi la nota inviata dal ministro Moratti ai rettori per chiedere il blocco dei concorsi. Un atto dovuto - ha spiegato il ministero - per essere coerenti con il decreto-legge governativo che stabilisce la data del prossimo 31 marzo per formulare e trasmettere al ministero i programmi riguardanti il fabbisogno di personale delle università. Ma la spiegazione non ha placato i malumori. "Non si può riformare l'università procedendo per frammenti invece di rifarsi a un progetto organico" hanno tuonato i rettori segnalando, assieme al Cun e al Coordinamento delle conferenze dei presidi di facoltà, un'altra urgenza che rimane sullo sfondo: quella di adeguati finanziamenti agli atenei "con incrementi annuali del Fondo di finanziamento ordinario non inferiori al 10 per cento, fino ad allineare il sistema universitario italiano a quello internazionale, europeo in particolare".
(19 febbraio 2005)


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