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Repubblica.it-Cofferati dice addio alla Cgil ma lo sciopero caccia le lacrime

Repubblica.it L'attesa nella storica sede di Corso Italia: "Sergio ci mancherà ma il 18 c'è la mobilitazione generale, non c'è tempo per le malinconia" Cofferati dice addio alla Cgil ma lo scio...

20/09/2002
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la Repubblica

Repubblica.it
L'attesa nella storica sede di Corso Italia: "Sergio ci mancherà ma il 18 c'è la mobilitazione generale, non c'è tempo per le malinconia"

Cofferati dice addio alla Cgil ma lo sciopero caccia le lacrime

Il segretario lascia domani il timone al vice Guglielmo Epifani
Sabato al palazzetto dello sport il saluto del sindacato
di MARCO BRACCONI

ROMA - Al quarto piano di corso Italia, dalla finestra, si vede villa Borghese. Bella da mozzare il fiato. Da via Chiese, sede milanese del centro studi Pirelli, la vista sarà forse meno fascinosa. Ma il futuro di Sergio Cofferati, chi può dirlo. Il calendario segna il 19 settembre, giovedì. Nello storico palazzo della Cgil sembra un giorno qualunque. Invece non lo è. Domani il "cinese" va via. E mai un addio era stato così carico di aspettative.

Al cambio della guardia mancano solo 24 ore, però da queste parti non è (ancora) tempo di lucciconi. Segretarie e funzionari sono alle prese con la mobilitazione di autunno: le "cene per i diritti", in 120 città italiane, e poi lo sciopero generale. E la malinconia? Adesso non c'è tempo.

Chi non ci crede vada al pian terreno, primo corridoio a destra. Nella sala, nuova di zecca, sta per cominciare il direttivo dei chimici. Sergio? "Un grande segretario", ma ora c'è da discutere dei contratti. Il bar è due porte avanti. Sulle pareti le fotografie di un campo di calcio. Atleti vispi, ma con la pancetta. Nella squadra con la maglietta azzurra c'è D'Alema, in quella rossa Cofferati. Era il '#3994;. Uno era appena stato eletto segretario ds, l'altro leader della Cgil. "Le fotografie restano", dice Domenico, il barista. Anche quella della Ferilli? "Figurarsi, è grazie a Cofferati che l'ho conosciuta".

Anche lui non ha tanto tempo, come gli altri. E' l'ultimo ("Forse il più importante") successo di Cofferati. Lasciare la Cgil da leader carismatico, oggi come non mai, eppure lasciarla nel pieno di un'altra mobilitazione. Achille Passoni, con il "cinese", ci lavora da vent'anni: capo della "macchina" organizzativa. "Se sta andando così - dice - è tutto merito di Sergio. La sua era la successione più difficile, ed è riuscito a renderla del tutto naturale". D'accordo. Ma lei, dopodomani, come starà? "Beh, sarà dura. Già so che mi commuoverò".

E' domani che Guglielmo Epifani diventa segretario, ma è sabato il giorno dell'addio. "Per la prima volta affittiamo un palazzetto dello sport per un saluto al segretario", ricordano al secondo piano. Non vuol dire che Cofferati sia il più amato di sempre. Nessuno qui, per esempio, si è scordato di Lama. "Però Sergio...".

Così tra due giorni va in scena in prima assoluta la "convention" dell'addio: "Allora ne vedrete di lucciconi", dice chi sta preparando la giornata. Poche cose, palco sobrio, ma rosso, e uno schermo neanche tanto maxi. Il resto sono poltroncine e gradinate: "roba da dipendenti della Pirelli". Per l'esattezza da "quadro dell'ufficio studi sociali e ambientali". Dal 1 ottobre, dal lunedì al venerdì. Nel week-end Cofferati farà il presidente della fondazione Di Vittorio. "Io vado con lui", dice Massimo Gibelli, che per otto anni è stata la sua ombra. Guai a chiedergli altro, che si rischia una rispostaccia. "Alle relazioni esterne della Di Vittorio". E stop.

Lo seguirà anche la mitica segretaria, Magda Skutanova, una specie di soldato. La nuova Magda, invece, si chiama Micaela Aureli, trent'anni. Né lei né Epifani cambieranno stanza. Il motivo è anche un quadro di Jaber, che è enorme. Il neosegretario gli è affezionato, e il dipinto non esce dalla porta. Ergo, si resta lì. Di fronte, nella stanza di Cofferati, ci andrà Giorgio Ghezzi.

Nell'altro corridoio ci sono le stanze - blindate - dei leader confederali. Fa niente, tanto sulla storia del Cofferati "politico" neppure le segretarie hanno voglia di sbilanciarsi. Non è reticenza, né rimozione. Più che altro sembra che lo vogliano proteggere: "E poi alla Pirelli ci va davvero, o no?". Nessuno, degli altri, là fuori, voleva crederci. Invece loro erano sicure: "Sergio è uno così, serio e rigoroso, e quando dice una cosa la fa". Oddio, mica saranno state tutte rose e fiori? Certo che no: "Cofferati è uno che lavora, e tanto", raccontano. "E' stato faticoso", confessano all'ufficio stampa. Però gratificante.

"Il Paese ha bisogno di lui", parola di Epifani. E come? "Si vedrà". Così ripetono in Corso Italia, per ora senza malinconia, ma sabato chissà. Al palazzetto dello sport la Cgil gli regalerà un orologio, e un funzionario chiede a tutti se anche a Lama, allora, regalarono un orologio. Nessuno se lo ricorda. Sarà che c'è da preparare lo sciopero generale. I ricordi, meglio di sabato.

Uscendo si vede una montagna di fax. Sono le firme per l'articolo 18 e i comunicati per il 18 di ottobre. Sergio? "Certo che ci mancherà", dicono mentre ce ne andiamo. Per forza. Mai un addio era stato così carico di aspettative. Però uscendo dal portone di Corso Italia 25, dove tutto c'è meno che l'aria di un trasloco, viene il sospetto che solo la Cgil, oggi, a sinistra, possa fare a meno di uno come l'ex segretario generale Sergio Cofferati


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