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Repubblica/Genova: Superiori, le grandi idee dei nuovi improvvisatori

L´Osservatore Romano chiede più latino, Rutelli punta sull´arte. Ma il cervello dei ragazzi non è un contenitore da riempire

29/11/2006
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la Repubblica

ex cattedra

ENRICO PARODI*

Quando si calmerà l´ondata mediatico-voyeuristica di questi giorni (la preside inibisce e la supplente si esibisce: siamo ai filmetti degli anni settanta) verrà da chiedersi: chi considera davvero la scuola una grande questione nazionale? Ogni tanto qualcuno ne parla ma solo per rovesciarle addosso i suoi paradossi. Per Ricci, l´autore di "Striscia", la scuola alleva i deficienti di domani perché non insegna a smontare la Tv e non equipaggia gli alunni-telespettatori di oggi. Nel mio piccolo continuerò ad equipaggiare gli studenti con Dante e Leopardi; bastano e avanzano per smontare anche la sua spocchia. Quanto ai deficienti, quelli di oggi sembrano in percentuale più dentro la televisione che davanti. Altri avanzano in modo estemporaneo la loro proposta. Le lingue classiche - ha scritto L´Osservatore Romano - si studiano sempre meno e la mancata conoscenza di queste lingue è destinata a provocare la decadenza di ogni ricerca seria nella filologia, filosofia e teologia. La conclusione - manco a dirlo - è che le autorità preposte alle scelte educative dovranno provvedere. Segue a ruota il ministro Rutelli che in un´intervista esplode: «E´ incredibile che in un paese come l´Italia la storia dell´arte sia ridotta a pochissime ore di lezione nei classici e sia del tutto assente in molti indirizzi scolastici». E naturalmente aggiunge di essersi mosso per dare seguito concreto alla sua proposta di potenziare la disciplina. Hanno torto? Di sicuro nel metodo. Vuoi aumentare le ore di arte o di latino? Abbi l´onestà intellettuale di dirmi che cosa vuoi togliere. A meno che il cervello degli studenti sia un contenitore da riempire. Quello che infastidisce è l´improvvisazione della geniale pensata, la smania del ritocco, la rinuncia a ragionare in termini di quadro. Il nuovo governo ha congelato - giustamente - gli otto licei della riforma Moratti ma ora la soluzione sarà aggiungere un´ora di arte qui perché piace al ministro della cultura e un´ora di latino là perché va di moda il Tevere stretto? Ci vuole davvero più latino o greco nella scuola di massa per salvare la filologia e la teologia? Non sarebbe meglio che in tutti gli indirizzi un ragazzo leggesse in traduzione almeno una tragedia greca, un vangelo, qualcosa di Orazio e di Seneca? Che si creassero dei percorsi di eccellenza per quanti (pochi ma motivati) vogliono davvero conoscere le lingue classiche e non studiarle per finta? Del 99% di promossi alla maturità classica quanti sanno davvero tradurre dal greco o dal latino? Il rilancio della scuola tecnica di cui tanto ha parlato Prodi è in agenda? La scuola ha bisogno di cervelli che la ripensino lucidamente nei contenuti e nell´organizzazione, non di sparate. Fra i pochi che vanno dritti al cuore del problema c´è Mario Draghi, convinto che si imponga un ripensamento di fondo di tutta la nostra politica formativa. «La formazione - ha detto - può essere maggiormente indirizzata verso l´acquisizione di abilità generali che siano anche di incoraggiamento a perseguire gli studi fino a gradi più elevati. L´istruzione è uno dei più importanti capitoli di un´azione di riforma». Parole sante. Vediamo chi le prende sul serio.

*docente liceo colombo


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