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Repubblica-Firenze-Salviamo il tempo pieno" Protesta contro la Moratti

Salviamo il tempo pieno" Protesta contro la Moratti Il decreto del ministro riduce gli strumenti organizzativi che lo rendono possibile I giovani di Forza Italia: "Non è vero la rif...

29/11/2003
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la Repubblica

Salviamo il tempo pieno" Protesta contro la Moratti
Il decreto del ministro riduce gli strumenti organizzativi che lo rendono possibile
I giovani di Forza Italia: "Non è vero la riforma mette ordine nella scuola"
MARIA CRISTINA CARRATU


maria cristina carratù
GIU' le mani dal tempo pieno. Oggi a Roma (a Bologna i Cobas) i sindacati confederali e un ampio ventaglio di associazioni, non soltanto della scuola (dall'Arci a Pax Cristi, alle associazioni studentesche), sfileranno contro la Moratti per difendere quello che, specie in regioni come la Toscana (a Firenze ne godono ben 20 mila dei 36 mila alunni della scuola dell'obbligo), è diventato negli anni un caposaldo della scuola pubblica, il suo simbolo. "Non è una manifestazione di categoria, ma in difesa della scuola come patrimonio pubblico" dice il segretario regionale della Cgil scuola Alessandro Pazzaglia. Nel mirino lo schema di decreto legislativo, di cui si prevede l'approvazione entro i primi di gennaio, con cui la "controriforma" (parole di Pazzaglia) della scuola cerca di mettere le gambe (difesa ieri, contro la "demagogia della sinistra", dai giovani di Forza Italia: "La riforma Moratti mette ordine nella scuola, appoggia economicamente le famiglie meno abbienti, concede la possibilità ad ogni alunno di costruirsi il futuro"). E di cui invece i sindacati chiedono l'immediata sospensione, nonchè radicali modifiche.
Prima fra tutte quella degli articoli che, dice il segretario provinciale della Cgil-scuola Mario Battistini, "sopprimono di fatto il tempo scuola prolungato", già messo a dura prova dai drastici tagli della finanziaria e che in Toscana ha finora resistito (ma già alcune richieste di crescita sono rimaste inevase) "solo grazie al suo radicamento". All'apparenza, il decreto conferma il monte ore previsto per i vari ordini della scuola dell'obbligo, "ma in realtà" protesta il sindacato "il modello di scuola a tempo pieno non è più previsto in quanto tale dalla legge". Cioè, non è più garantito. Resta una "possibilità" organizzativa delle singole scuole, la cui effettiva realizzazione dipenderà dalle concrete risorse di organico, dalla disponibilità del personale a garantirlo, dalla compatibilità con i tempi-mensa, dalle richieste dei genitori, e via dicendo. Diventa, insomma, una variabile, dipendente da una tale quantità di fattori da far temere la sua sparizione: "E' questo che temiamo" dice Battistini, "non un taglio drastico, ma un progressivo deterioramento del tessuto scolastico". Per i sindacati insomma è chiaro: "La barra del governo, come già la generosità sui bonus dimostra, si orienta su una scuola a domanda individuale, tutta caricata sulle famiglie". Da qui l'invito alle famiglie a confermare le scelte già fatte finora nelle iscrizioni al prossimo anno scolastico, a gennaio 2004.


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