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Repubblica-Firenze:L'assenza del nemico

GIUSEPPE D'AVANZO FIRENZE IL GRANDE assente a Firenze - che così sia anche oggi! - è il Nemico. Non c'è, non si trova, non è venuto qui. Anche a evocarne il fantasma, evapora e presto si dileg...

09/11/2002
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la Repubblica

GIUSEPPE D'AVANZO
FIRENZE
IL GRANDE assente a Firenze - che così sia anche oggi! - è il Nemico. Non c'è, non si trova, non è venuto qui. Anche a evocarne il fantasma, evapora e presto si dilegua. In molti restano amaramente a bocca asciutta, delusi perché soltanto nel conflitto, nell'odio, nella mobilitazione contro l'hostis si rinserrano le fila del proprio gruppo che trova coesione e identità: soltanto in una situazione di "guerra simulata", quel gruppo afferra le ragioni della sua esistenza e di un destino comune. Guardiamolo da questo punto di vista il Social Forum europeo. Quanti sono i protagonisti di questa vicenda che temeva un Nemico che non è arrivato? Quanti sono coloro che il Nemico lo volevano, quasi lo desideravano?
politica, al Social Forum, è apparsa vero interesse al bene comune
Il presidente della Confcom-mercio conta i mancati incassi: per lui sono 250 milioni
Il prefetto tiene gli occhi fissi sugli schermi. "Incrocio le dita e dico: andrà bene"
(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
GIUSEPPE D'AVANZO

Firenze, innanzitutto. Doveva essere accerchiata e invasa da bande di lanzichenecchi, un'orda barbarica che ne avrebbe demolito le antiche mura e saccheggiato i tesori d'arte e la nuova ricchezza rappresentata dalle boutiques.
Il passaparola ha ingrassato l'angoscia, che è tracimata dalle boutiques ai musei, dai musei alle scuole, dalle scuole alle case. Un ubriaco, nella notte, scuote la porta della Rai e quel delirio diventa nelle voci (e purtroppo nei titoli delle cronache) "Assalto alla Rai". Il petardo a scuola diventa "bomba". Di ora in ora, le strade del centro sono appestate dalle "voci": "Saliranno sul David", "Occuperanno la Loggia dei Lanzi"... La città ha scoperto di essere paralizzata da se stessa e dai propri pregiudizi. Piccoli "imprenditori politici" della paura hanno voluto incubarla con accorta sapienza per farne alimento della loro carriera.
È il caso del presidente della Confcommercio di Firenze (5000 aderenti), Paolo Soderi. Coltiva e non nasconde, dicono in città, l'ambizione di ripetere a Firenze il miracolo bolognese di "Guazzaloca sindaco". Annuncia che le chiusure dei negozi dilagano, che quel social forum costerà al commercio cittadino 250 milioni di euro. Emissari della sua confederazione, "in ronda", battono bottega dopo bottega annunciando l'apocalisse: è una "campagna intimidatoria che istiga i "bottegai" alla serrata e al boicottaggio del meeting", denuncia il libraro Marco Manetti.
Il Nemico sembra in agguato se si attraversa Ponte Vecchio. Non c'è orafo o gioielleria aperto. In attesa dell'orda, tutti hanno rinserrato dietro i bandoni di legno. Ma, giorno dopo giorno, il commercio fiorentino scopre che il Nemico non c'è. Si fa qualche conto e la Confesercenti (8000 iscritti) svela che soltanto il 2 per cento delle botteghe sono chiuse. Il 2 per cento di 15.000. Nelle vie del lusso (Calzaiuoli, Tornabuoni, Porta rossa, Vigna nuova) soltanto 63 negozi hanno gettato la spugna lasciandosi proteggere da scudi di ferro. In altri quartieri - San Frediano, San Lorenzo, Rifredi, Isolotto, Le Cure, San Iacopino, Gioberti, per dire - la vita scorre serena, come sempre. Stefania Ippoliti, presidente della Confesercenti, può dire: "Firenze ha risposto con una grande civiltà alla campagna di allarmismo che è stata costruita ad arte in queste ultime settimane". Conforta la Ippoliti che quel 2 per cento di chiusure di giovedì si assottiglia venerdì e chi era chiuso, ora apre. Chi aveva in animo di sbarrare la bottega "per ferie" oggi, resterà aperto anche domenica.
Il Nemico doveva far capolino nel video da cui non stacca gli occhi, da mercoledì, il prefetto di Firenze, Achille Serra. Il video, accostato al suo scrittoio nello studio al piano nobile di Palazzo Medici Riccardi, raccoglie in mosaico le immagini slow motion delle telecamere fisse, sistemate nelle piazze della città. Piazza Duomo. Piazza S. Giovanni. Piazza S. Croce. Piazza Ss Annunziata. Piazza della Signoria. Piazza della Repubblica. Piazza S. Maria Novella. Turisti in frotta. Taxi. Bus. Passanti nel gran vuoto delle piazze.
Il Nemico non c'è. È in quelle piazze che era atteso. Doveva avere le sembianze del Nemico di Genova. Plotoni di black bloc si muovono rapidi alle spalle di manifestanti senza colpa. Assaltano una banca, un fast food.
Fuggono. Si liberano del passamontagna, della maglia nera. Gettano via la mazza di ferro. A Firenze era atteso un nemico "imprevedibile".
Duecento/trecento ragazzi pronti a colpire dove meno te lo aspettavi. Così dicevano le "spie" e i servizi segreti e l'antiterrorismo. Dicevano che gli anarchici, sostenuti dai greci e dai francesi, avrebbero messo a segno, prima della manifestazione di oggi, un colpo "clamoroso, capace di cambiare la faccia al Social Forum".
Gli anarchici, quelli di qui, se ne stanno invece quieti nella loro sede dietro la Loggia del Porcellino, in via di Panico. Se vai a trovarli, vanno per le spicce: non vogliono averti tra i piedi. Ti dicono: lascia perdere, non abbiamo niente da dichiarare, niente da dire. Se insisti a entrare, ti sbattono la porta sul muso. Gli si può dar davvero torto? I giornalisti vanno a cercare lì il Nemico che non trovano altrove e loro, gli anarchici, non vogliono farla quella parte in commedia. Per chiuderla lì, una volta per tutte, se ne vanno per il quartiere a ringraziare i commercianti che hanno tenuta aperta la bottega. Anche "quelli di destra". Anzi, soprattutto "quelli di destra". Più "amici" di così?
Se ne accorge anche il prefetto Serra che il clima comincia a essere positivo, come se fiorentini e ospiti avessero deciso di essere complici in una "strategia della fiducia" conveniente per tutti. Serra, che non abbandona gli scongiuri per la manifestazione di oggi, quasi si rilassa. "Incrocio le dita e dico che, siano uno, due o tre le centinaia di migliaia di partecipanti alla manifestazione, andrà tutto bene". L'ultima immagine da Palazzo Medici Riccardi è domestica, "borghese": il prefetto è al suo tavolo e legge gli ultimi flash di agenzia, ai suoi piedi sonnecchia il cane lupo Rocky.
Dov'è il Nemico? Anche l'"area antagonista" lo cerca e lo vuole, per lo meno quanto l'ira di Oriana Fallaci. Da due giorni, si sgrana il rosario degli scontri "sceneggiati".
"Student global action per il libero sapere" occupa, per due ore, gli uffici della Siae. Il Foro Contadino/Altragricoltura occupa terreni a Castiglioncello Bandini nel lato grossetano del Monte Amiata. In via Panzani, in segno di solidarietà allo sciopero dei lavoratori del Gruppo, i precari della Vodafone costringono un negozio Omnitel a chiudere. Così, per un po'.
Luca Casarini è in giro per la città. Qualcosa deve combinare anche lui. I Disobbedienti colpiscono al mattino. Al deposito Cgt-Caterpillar. Fumogeni colorati e spray rosso sul logo dell'azienda che - gridano - "fa profitti sul sangue fornendo mezzi speciali agli israeliani per abbattere le abitazioni dei palestinesi piene di civili". Anche i Disobbedienti hanno bisogno di un Nemico. Se non c'è, sono perduti. Se non c'è, se lo inventano simulando una battaglia. Se non c'è, sono senza vita, senza nome, senza visibilità. La "battaglia simulata", per loro, è una catarsi che li consegna a un'identità visibile. Ne sottovalutano gli aspetti ambigui (essendo figure speculari parole violenze e atti violenti). Luca Casarini, soprattutto, non sa che un gergo sgrammaticato alleva la violenza. È una violenza che qui, per fortuna, non c'è e tutto dice che oggi non ci sarà.
Il Nemico qui non è venuto. Nessuno dei protagonisti lo ha incontrato anche se ne aveva tanto bisogno. Tutti coloro che coltivano la paura e l'odio come argomento politico, come ragione della politica sono stati finora sconfitti.
La politica, qui a Firenze, nei giorni del Social Forum è apparsa nella sua vera natura e origine. Partecipazione alla vita pubblica, interesse al bene e al destino comune. Convivenza basata sul riconoscimento degli altri. La politica, nei giorni del Social Forum, è apparsa pluralismo, comunità. Se la manifestazione di oggi dovesse filare liscia come olio, senza cretini, senza finti guerrieri o provocatori - non c'è che dire - l'Italia avrà qualcosa da imparare da giornate come queste. Speriamo che sia davvero così.


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