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Repubblica-dossier scuola/devolution

VENETO "Studiare meglio la Serenissima" "Ma siamo seri... Se si è contrari al federalismo non c'è bisogno di vendere merce avariata del tipo "così nelle scuole insegneranno la storia de...

26/11/2002
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la Repubblica

VENETO
"Studiare meglio la Serenissima"

"Ma siamo seri... Se si è contrari al federalismo non c'è bisogno di vendere merce avariata del tipo "così nelle scuole insegneranno la storia dei Celti e non più quella di Cesare vincitore dei Galli"". Il governatore forzista del Veneto Giancarlo Galan pensa che "i programmi scolastici debbano avere valenza nazionale, cioè debbano essere gli stessi da Vipiteno a Siracusa. Che poi ci sia un po' più di storia della Repubblica di Venezia, non sarà un male. È una storia millenaria che ha contribuito enormemente allo sviluppo dell'Occidente".
LAZIO
"Al governo solo poteri di indirizzo"

"È giusto che le competenze in materia scolastica passino alla Regione", afferma Giorgio Simeoni (Forza Italia), assessore regionale del Lazio alla Scuola e alla formazione. "Lo Stato deve mantenere l'indirizzo generale, il controllo e il coordinamento. Le Regioni invece sono già a conoscenza dei problemi che riguardano da vicino la popolazione scolastica del proprio territorio, quindi la potestà sull'istruzione è un atto dovuto. Lo stesso criterio vale per la riorganizzazione e la gestione delle scuole professional
EMILIA-ROMAGNA
"I principi siano uguali per tutti"

UN "no" deciso della Regione Emilia-Romagna all'ipotesi di devolution scolastica del governo. "La nostra contrarietà è assoluta - dice l'assessore all'Istruzione Mariangela Bastico, diessina nella maggioranza di centro sinistra - . Per noi è condivisibile, per il suo equilibrio, il titolo V della Costituzione e stiamo preparando una legge regionale per la sua applicazione: principi cardine per tutta la nazione e legislazione tra Stato e Regioni in materia di organizzazione scolastica". Per l'assessore "l'ipotesi del governo è anche un colpo preoccupante all'autonomia delle scuole, valore irrinunciabile come l'unitarietà dell'ordinamento".
PIEMONTE
"Roma coordini, ma si può fare"

GIAMPIERO Leo, assessore all'Istruzione del Piemonte, ciellino di Forza Italia, ha qualche dubbio sulla devolution scolastica: "Su una materia del genere serve un coordinamento nazionale, lasciando agli enti locali la piena autonomia". Ma Leo è convinto che la riforma non stravolgerà il panorama scolastico in Piemonte: "Non c'è nulla da temere. Grazie agli ottimi rapporti con Università e direzione regionale dell'istruzione, saremo in grado di fornire un servizio ancora più efficiente". In attesa della devolution, Leo da un anno cerca di introdurre i buoni scuola per le scuole non pubbliche, contestato dal centrosinistra.

CAMPANIA
"Macché novità è neocentralismo"

"Così muore l'autonomia scolastica. La devolution è un nuova forma di centralismo regionale e applicata alla scuola mette in discussione un diritto di base come la formazione unica, uguale per tutti gli studenti". Adriana Buffardi, assessore all'Istruzione della Regione Campania, non ha dubbi. "Ci troviamo alle prese con una decisione tutta politica e di schieramento - prosegue - e ad un paradosso: la devoluzione renderà inutile il disegno di legge di riforma del ministro Moratti che è da poco passato al Senato".
SICILIA
"No a programmi diversificati"

IL GOVERNO regionale siciliano dice sì a una "devolution organizzativa" nella pubblica istruzione, ma si oppone alla diversificazione dei programmi di studio. "Per la scuola, come per sanità e pubblica sicurezza, al trasferimento di competenza deve corrispondere quello delle risorse - dice l'assessore alla Cultura, Fabio Granata (An) - Riteniamo però che il ministero debba mantenere il suo coordinamento sui programmi scolastici. Diversamente la televisione
LIGURIA
"È un processo già cominciato"

"La devolution a scuola è iniziata da qualche anno. Mancano solo alcuni tasselli e prima arrivano meglio è" dice Nicola Abbundo, di Forza Italia, assessore all'Istruzione della giunta di centrodestra della Regione Liguria. "Ma per ora mancano le risorse finanziarie per far girare l'autonomia a pieno regime. Un principio però deve restare fermo: il programma è nazionale ma spettano alle Regioni l'aspetto economico e la gestione del personale". Secondo Abbundo, "è giusto che l'istruzione sia affidata alle Regioni perché sono un ente più vicino al cittadino rispetto al governo, e per questo le contestazioni proprio non le comprendo".
LOMBARDIA
"Riscopriremo la poesia di Porta"

"Un 70-80 per cento di programmazione valido su tutto il territorio nazionale, il resto demandato alle Regioni". Così il presidente della Lombardia Roberto Formigoni immagina la ripartizione di competenze tra Stato e Regioni in materia scolastica. "Per noi, la possibilità di stabilire programmi dovrà riguardare innanzitutto l'estensione dell'uso di Internet, ma anche aspetti specifici della cultura regionale: ad esempio la poesia dialettale di Carlo Porta e il contributo di Carlo Cattaneo al pensiero federalista". In più, "piena autonomia dei singoli istituti, in modo che ai cittadini venga data la più ampia possibilità di scelta
TOSCANA
"Così i panni restano sporchi..."

"Manzoni tornerà a sciacquare i panni in Arno o con la devolution di Bossi li lascerà sporchi su quel ramo del lago di Como?". E' ironico il commento del presidente della Toscana, Claudio Martini, sul ddl-devolution, da lui giudicato "uno strumento sfascia-Italia anche in materia di programmi scolastici". "Avere 20 sistemi diversi e caratterizzati in senso localistico è semplicemente assurdo. Ancor più assurdo nel momento in cui la scuola italiana, mantenendo la propria unitarietà, deve puntare ad essere un tassello del sistema scolastico europeo. Altra cosa è invece calare la scuola nei territori, come in parte viene già fatto per formazione e calendari".


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