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Repubblica-Contratti, schiaffo del governo

Nonostante le assicurazioni del premier Berlusconi, il ministro del Welfare boccia le richieste di Cgil, Cisl e Uil Contratti, schiaffo del governo Maroni: il tasso d'inflazione non si tocca. Rivo...

30/08/2002
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la Repubblica

Nonostante le assicurazioni del premier Berlusconi, il ministro del Welfare boccia le richieste di Cgil, Cisl e Uil
Contratti, schiaffo del governo
Maroni: il tasso d'inflazione non si tocca. Rivolta sindacale

RICCARDO DE GENNARO

ROMA - "Non vedo perchè non si debbano confermare in Finanziaria le cifre contenute nel Dpef relative a un'inflazione programmata 2003 dell'1,4 per cento. Non è successo alcun cataclisma in quest'ultimo mese". Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, infligge con queste parole un duro colpo alle speranze dei sindacati, che avevano letto nell'intervento del premier Silvio Berlusconi a Rimini un'apertura sulla revisione dell'inflazione programmata 2003, in base alla quale si rinnoveranno contratti per oltre sei milioni di lavoratori, a partire dai dipendenti pubblici e dai metalmeccanici.
Non preoccupa il ministro del Welfare il fatto che l'inflazione viaggi a una velocità molto più alta di quanto previsto dal governo: "Resta valido - dice Maroni - quanto previsto dagli accordi del '93 e del '98: il divario tra inflazione programmata e reale si recupera successivamente". Quegli accordi, insiste, prevedono che "per i rinnovi contrattuali sia chiesto il tasso d'inflazione programmata, il divario va recuperato successivamente". A coloro che non condividono la sua posizione, Maroni replica duro: "Se qualcuno pensa che l'accordo sulla politica dei redditi debba essere cancellato lo dica esplicitamente: io spero che non si vogliano cancellare quegli accordi, sono vincolanti per tutti". Ma era stato lo stesso Maroni, osserva la Cgil, a "tradire" per primo quegli accordi dicendo che la concertazione, prevista dalle intese, sarebbe stata sostituita dal "dialogo sociale".
A questo punto il fronte dei rinnovi contrattuali rischia di surriscaldarsi persino prima che siano state presentate le piattaforme. Durissimo il segretario confederale della Cgil, Paolo Nerozzi: "Le cifre contenute nel Dpef sono un inganno a danno dei lavoratori dipendenti. Non ammettere che sono irrealizzabili, a partire dall'inflazione programmata, dimostra che il governo scientemente inganna il mondo del lavoro e chi ha firmato il Patto per l'Italia. Restare fermi all'1,4 per cento dimostra, tra l'altro, che l'unico referente sociale del governo è la Confindustria". La Uil, intanto, anticipa la sua strategia: "Il governo ha deciso il tasso di inflazione programmata in modo unilaterale e noi in modo unilaterale faremo le piattaforme per il rinnovo dei contratti: il riferimento per noi è l'inflazione tendenziale europea ovvero l'1,9 per cento. L'1,4 è irrealizzabile". Anche l'Ugl, il sindacato della destra, contesta il governo: "Un governo serio non può confondere lucciole per lanterne".
La presa di posizione di Maroni suscita reazioni anche sul terreno politico. "Siamo di fronte ad una crescita impressionante del carovita, che colpisce i redditi dei lavoratori italiani, delle famiglie. La sensazione è che il bilancio del governo sia passato da negativo a disastroso in tutti i campi", commenta da Gallipoli il presidente dei Ds, Massimo D'Alema. Che ironizza: "Il mese di settembre era caratterizzato dal fatto che aprivano le scuole e cominciava il campionato di calcio. Il governo Berlusconi non è in grado neppure di garantire queste normali attività". Altrettanto pungente l'ex ministro dell'Industria, Pierluigi Bersani, che fa sapere a Maroni: "L'inflazione programmata non è necessariamente l'inflazione reale, ma non è nemmeno un numero al lotto".


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