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Repubblica-Bassolino: Ma quale federalismo così si va al caos istituzionale

'INTERVISTA Il presidente della Campania: Berlusconi deve riprendere pubblicamente Bossi Bassolino: Ma quale federalismo così si va al caos istituzionale Le priorità vere sono attuare la rif...

16/04/2003
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la Repubblica

'INTERVISTA
Il presidente della Campania: Berlusconi deve riprendere pubblicamente Bossi
Bassolino: Ma quale federalismo così si va al caos istituzionale

Le priorità vere sono attuare la riforma dell'Ulivo e varare il Senato delle Regioni, come ha chiesto Pera
GIOVANNA CASADIO

ROMA - Bossi? "Berlusconi dovrebbe riprenderlo pubblicamente per quanto ha detto su "Roma ladrona"". Antonio Bassolino, il governatore della Campania, lo ripete quasi tra sé e sé: "È inaudito. Anche se fosse stato solo il leader di un partito avrebbe dovuto misurare le parole, ma un ministro della Repubblica non può parlare in questo modo. Inammissibile". Sul tavolo di Bassolino - in trasferta a Roma per partecipare alla riunione dei presidenti di Regione - sono impilati i fogli di appunti su "federalismo più devolution", cioè la riforma del Titolo V della Costituzione che il governo ha adottato nell'ultimo Consiglio dei ministri. E che lui bolla così: "È la rivincita dei ministeri. Un passo indietro. Un neo centralismo".
Presidente Bassolino, cominciamo dalle "vice capitali"? Napoli dovrebbe essere tra queste, secondo il ministro Bossi.
"Offensivo e sbagliato insieme. La capitale è Roma, poi ci sono in Italia alcune grandi città che hanno un ruolo e una rilevanza nazionale e internazionale. L'idea delle "vice capitali" è il triste segno dei tempi".
Tempi di giudizi approssimativi?
"Di approssimazioni culturali e istituzionali con cui si procede su materie delicatissime che riguardano la struttura dello Stato. È un grave errore la strada che il governo sta imboccando".
Lei è anche un esponente dei Ds. Questo probabilmente influisce nel suo giudizio.
"No, io parlo dal punto di vista delle istituzioni e dell'interesse del paese. Il rischio è quello dell'incertezza e della confusione, fino al caos istituzionale".
Teme il pericolo-secessione?
"Non c'è questo rischio. Bisogna saper sentire l'aria che tira nel paese: ora è opposta, nel senso che è profondamente sentito nella stragrande maggioranza dei cittadini il bene dell'unità d'Italia, anche come reazione agli eccessi della devolution, eccessi leghisti e di federalismo egoista".
Ammetterà che con tutti i contenziosi in corso tra Stato e Regioni, una riforma dell'attuale federalismo - quello varato dall'Ulivo nella passata legislatura - ci vuole.
"Si trattava e si tratta di decidere se si va avanti con un progetto riformatore, completando e correggendo il federalismo che già c'è, oppure se si va in un'altra direzione".
Cosa intende per completamento e correzione?
"Intanto approvare il disegno di legge del ministro la Loggia di piena attuazione del federalismo che è stato confermato dai cittadini. Va completato con il Senato federale - come ha ribadito anche il presidente di Palazzo Madama, Marcello Pera - e con nuove modalità di elezione della Corte costituzionale. Mentre nel progetto del governo sul federalismo non c'è quello che dovrebbe esserci, che serve, che è utile. E c'è invece tanta confusione, perché convivono insieme in un incestuoso rapporto la devolution e il neo centralismo".
In questo senso lei parla di caos istituzionale?
"Leggendo il disegno di legge sul nuovo federalismo che vorrebbe il governo è evidente lo scambio politico nella maggioranza e il compromesso. In cambio della devoluzione in alcuni campi particolarmente delicati come scuola, sanità e ordine pubblico, torna il centralismo nelle attività produttive, nelle opere pubbliche, nei trasporti, nell'ambiente, nell'agricoltura. Il testo è una rivincita ministeriale, ripeto".
Ritiene quindi che vada modificato?
"Il problema non è di qualche emendamento da fare a questo testo, ma di un chiarimento politico per decidere quale è la strada che il paese deve imboccare. Quanto propone il governo è un "federalismo preterintenzionale", poiché c'è dentro di tutto e il contrario di tutto".
Le Regioni interverranno per cambiarlo?
"È grave innanzitutto che il governo abbia approvato un primo testo di riforma del Titolo V, senza avere prima consultato le Regioni e i Comuni. Ora il confronto è indispensabile con i ministri interessati e con il presidente del Consiglio".
Lei dice: si va indietro rispetto agli ultimi anni. Crede che tutti i governatori, sia dell'Ulivo sia della Casa delle libertà, si troveranno d'accordo?
"Il punto più politico a mio avviso è che è scattato un riflesso condizionato centralistico di fronte al nuovo ruolo acquisito dalle Regioni. Come dire: adesso fermatevi con i poteri e le funzioni; adesso ci riprendiamo a Roma tutta una parte di quanto avete acquistato. Perciò, mi auguro che questo punto politico sia visto unitariamente da tutti i presidenti di Regione".
Ma com'è possibile, tenuto conto che nel governo c'è Bossi, ministro appunto della "devoluzione"?
"La devolution di Bossi contribuisce al rischio di caos istituzionale. È il contrario del federalismo solidale e unitario".
Un problema per il Mezzogiorno?
"Certo, perché aumenta le distanze tra Nord e Sud. Ma la devolution è rischiosa non solo per il Sud, basti pensare alla sicurezza. La polizia locale porrebbero un problema in tutto il paese: abbiamo bisogno di unitarietà di indirizzo e di coordinamento, non certo di frantumazioni e di incredibili trovate sui "ranger"".


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