Repubblica-Atenei, rivolta contro la riforma

Cortei e assemblee di docenti, ricercatori e studenti: "Ritirate quel disegno di legge". Il 15 marzo sciopero generale
Atenei, rivolta contro la riforma
Proteste in tutta Italia. E oggi incontro Moratti-rettori
Il presidente della Crui, Piero Tosi "Condividiamo il dissenso e la preoccupazione cresciuti in tutte le università"
MARIO REGGIO

ROMA - Cortei, assemblee, occupazioni simboliche dei rettorati, blocco di lezioni ed esami. Migliaia di ricercatori, docenti, assegnisti e studenti hanno manifestato ieri in gran parte delle università statali contro la riforma dello stato giuridico dei docenti che prevede la cancellazione della figura del ricercatore. Da Torino a Milano, da Trieste a Bologna, da Siena a Roma, da Firenze a Napoli, la parola d'ordine è una: il disegno di legge Moratti va ritirato.
E anche i rettori dei 77 atenei italiani sono scesi in campo. "Siamo in completa sintonia con il mondo universitario, condividiamo le manifestazioni di dissenso e la preoccupazione da parte di tutte le comunità universitarie che comprendono anche gli studenti - ha esordito il presidente della Crui Piero Tosi, aprendo l'assemblea dei rettori - non abbiamo mai condiviso molti punti essenziali della legge delega sullo stato giuridico dei docenti universitari, ma ora che il governo ha deciso di cambiare strategia cogliamo un clima di confusione che non giova all'università. Chiederemo al presidente della Camera di convocare la presidenza della Commissione Cultura della Camera perché rinvii il dibattito sul disegno di legge a dopo le elezioni amministrative. Non possiamo sopportare scelte demagogiche che aggravano i problemi che già esistono". E oggi pomeriggio, su richiesta del ministro Letizia Moratti, i vertici della Crui discuteranno della nuova versione del disegno di legge, modificato per la seconda volta in pochi giorni.
"Non sappiamo quello che ci dirà il ministro - prosegue Tosi - ma su una serie di punti non siamo disposti ad arretrare di un millimetro: nessuna sanatoria per dare l'idoneità ai 20 mila ricercatori di ruolo che ambiscono ai concorsi per associato, perché è un chiaro inganno; mantenimento della fascia dei ricercatori, finanziando i progetti; assorbimento del precariato attraverso valutazioni di merito; un piano di finanziamento pluriennale per adeguare il fondo ordinario per le università alla media europea, che permetta di programmare i nuovi concorsi e i passaggi di ruolo in base ad una seria valutazione dei titoli e del merito. No al finanziamento delle università private sottraendo fondi a quelle statali".
Che il governo, il ministro e la maggioranza siano in difficoltà lo dimostrano gli emendamenti presentati negli ultimi giorni. "All'inizio il disegno di legge delega prevedeva la precarizzazione di tutte le figure docenti, dagli associati agli ordinari, e cancellava la figura del ricercatore - commenta Guido Trombetti, rettore della Federico II di Napoli - due giorni fa il relatore di maggioranza, Mario Pepe, ha presentato un maxi emendamento che prevede l'idoneità ai concorsi nazionali a professore associato per tutti e 20 mila ricercatori di ruolo. Dove vanno a finire la valutazione e il merito? E chi pagherà gli stipendi ai nuovi associati?". In sostanza, viste le proteste di tutto il mondo universitario, e l'avvicinarsi delle elezioni regionali, la maggioranza ha deciso di cambiare le carte in tavola. Ma la promessa della sanatoria generalizzata, peraltro improponibile, è stata respinta anche dalle associazioni sindacali dei docenti: lo sciopero generale si farà prima di Pasqua, quasi certamente il 15 marzo.