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Repubblica-Angeletti-"Questo è un attacco a tutto il sindacato"

INTERVISTA Angeletti, segretario Uil: il conflitto sociale non è una guerra "Questo è un attacco a tutto il sindacato" Ma non ci saranno conseguenze sulle trattative col governo. Sarebbe com...

29/06/2002
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la Repubblica

INTERVISTA
Angeletti, segretario Uil: il conflitto sociale non è una guerra
"Questo è un attacco a tutto il sindacato"

Ma non ci saranno conseguenze sulle trattative col governo. Sarebbe come darla vinta ai terroristi
RICCARDO DE GENNARO

ROMA - La sua solidarietà a Sergio Cofferati è soltanto indiretta. Dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: "La diffusione delle lettere di Marco Biagi è un nuovo attacco ai sindacati. Con la Cgil abbiamo in questo momento delle divergenze, ma attaccare anche solo una parte del sindacato, oggi, significa attaccare il ruolo e la funzione di tutto il sindacato".
Angeletti, quale idea si è fatto lei di questa storia delle lettere in cui Biagi, minacciato di morte, chiede aiuto a Casini, Maroni, Sacconi e Parisi?
"Io non sono riuscito a capire la provenienza di queste lettere. E questa non è una domanda retorica, perché se c'era del materiale al vaglio degli investigatori e questo materiale è finito in altre mani, allora non solo va denunciata la fuga di notizie, ma va aperta un'inchiesta che porti a individuare i responsabili di questa fuga di notizie e raggiungerli con avvisi di garanzia".
Ma secondo lei non è inquietante, anche per gli effetti che può avere sulle relazioni sindacali, questo continuo accostamento da parte del premier Berlusconi e di alcuni ministri tra conflitto sociale e terrorismo, rivendicazioni sindacali e pallottole?
"Certo che è inquietante. Non dovremmo mai cessare di ripetere che il conflitto sociale non solo è inevitabile, ma è fisiologico. Purtroppo viviamo in un Paese dove alcuni considerano il conflitto sociale come una guerra, che si può concludere soltanto con l'annientamento dell'avversario. Pensano, poi, che il compito del sindacato sia quello di sovvertire l'ordine democratico. Sarebbe importante che tutti coloro che si reputano classe dirigente oggi chiarissero che i conflitti sono un fatto fisiologico e non una guerra: la democrazia è un luogo dove le teste vengono contate e non tagliate".
Per la verità fu Berlusconi che qualche mese fa parlò di sindacati e pallottole. In quell'occasione voi rompeste gli indugi e decideste con le altre due confederazioni lo sciopero generale. Che cosa deciderete ora, farete qualcosa insieme, darete la vostra solidarietà a Cofferati?
"Siamo di fronte a un nuovo attacco ai sindacati, con la Cgil abbiamo divergenze, ma attaccando anche solo una parte dei sindacati si attacca il ruolo e la funzione di tutto il sincacato".
Olga D'Antona parla di rischio di una deriva autoritaria. È d'accordo?
"No, non vedo questo pericolo. Il nostro problema è che il terrorismo in Italia non è stato debellato".
L'allarme lanciato da Biagi nelle lettere era piuttosto rivolto a Maroni e Sacconi. Chiedeva che gli fosse data la scorta, ma senza successo...
"Per quanto ne so, Maroni e Sacconi si sono mossi per fargliela avere. La cosa non è andata a buon fine".
Il caso delle lettere di Biagi inciderà sulla vostra trattativa con governo e Confindustria sull'art.18?
"No, sarebbe come darla vinta ai terroristi. La democrazia è il bene più prezioso e va salvaguardata non solo a parole ma anche nei comportamenti".


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