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Repubblica-Ancora un muro tra Cgil, Cisl e Uil

Primo faccia a faccia tra i segretari dopo la manifestazione di venerdì. Cremaschi (Fiom) attacca Fassino: "Faccia danni altrove" Ancora un muro tra Cgil, Cisl e Uil Sul Patto per l'Italia e lo s...

23/10/2002
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la Repubblica

Primo faccia a faccia tra i segretari dopo la manifestazione di venerdì. Cremaschi (Fiom) attacca Fassino: "Faccia danni altrove"
Ancora un muro tra Cgil, Cisl e Uil
Sul Patto per l'Italia e lo sciopero è scontro tra Epifani e Pezzotta

Luigi angeletti Per l'unità possiamo partire da Sud e Fiat. All'azienda torinese va chiesto un vero piano industriale e che ci metta i soldi
guglielmo epifani La linea della Cgil non cambia. Si cambia linea solo quando si ha torto e noi, dopo lo sciopero, abbiamo ragioni da vendere
savino pezzotta Se si vuole l'unità sindacale non si può andare in piazza e gridare che la Cisl ha sbagliato tutto: io ci penso due volte a fare l'unità
RICCARDO DE GENNARO

ROMA - La Cgil non cambia linea. Cisl e Uil neppure. Se il primo "appuntamento televisivo a tre" fra Epifani, Pezzotta e Angeletti, doveva essere un test sulla presunta convergenza tra Cgil, Cisl e Uil, allora quel test ha dato questo responso: l'unità sindacale è lontanissima. A "Porta a porta" i tre segretari generali non perdono occasione per stuzzicarsi. Lo fanno su molti punti in discussione: a partire dalle ragioni dello sciopero generale della sola Cgil di venerdì scorso, per passare ai contenuti del Patto per l'Italia, fino alla delega del lavoro contenente le modifiche all'articolo 18. Alla fine Epifani taglia corto, deludendo tutti coloro che - nel governo, nella Confindustria, ma anche nel centrosinistra - speravano che "tradisse" la linea del suo predecessore, Sergio Cofferati: "Si cambia linea - dice - solo quando si ha torto. La linea della Cgil è giusta: uno sciopero così forte ci dà ragione, perchè dobbiamo cambiare?".
Se da un lato Epifani assicura che la Cgil non cambierà linea, dall'altro Pezzotta ribadisce che "se si vuole l'unità sindacale non si può gridare in piazza che la Cisl ha sbagliato tutto: a quel punto ci penso due volte prima di fare l'unità". A Pezzotta, in particolare, non va giù il cartello con la scritta "Pezzotta, Giuda Iscariota" issato venerdì in piazza a Torino da un lavoratore Cgil. Invano Epifani gli dice: "Ma è solo un cartello, nelle piazza c'erano milioni di lavoratori. È un cartello che si prende a pretesto...". Ad allargare il solco tra Cgil e Cisl-Uil è soprattutto un tema che il governo sperava dimenticato: le modifiche all'articolo 18. Epifani ricorda che il testo della delega è confuso e può consentire "pasticci" al governo: il rischio è che anche le nuove imprese con più di 15 dipendenti (e non solo quelle che, assumendo, salgono sopra questa soglia) possano aggirare la norma sul licenziamento senza giusta causa. "Sei tu che fai pasticci. Nel testo non c'è scritto quello che dici", ribatte Pezzotta. Il quale poco prima aveva accusato Epifani di aver fatto "uno sciopero contro i tagli alle tasse per le fasce più basse".
Nella prima metà di "Porta a Porta" il battibecco è pressochè continuo. Epifani: "Abbiamo fatto lo sciopero generale per impedire che la politica del governo porti al declino del Paese". Pezzotta-Angeletti: "E noi per lo stesso motivo abbiamo fatto il Patto". Epifani: "Ma è un Patto sbagliato, basato su fragili fondamenta: riduce i diritti dei lavoratori ed è ininfluente dal punto di vista della politica anticrisi; la Finanziaria l'ha addirittura sorpassato, peggiorandolo". Epifani viene attaccato anche dai rappresentanti del governo in studio, il ministro Antonio Marzano e il viceministro Mario Baldassarri. In più occasioni lo accusano di "falsità", al punto che il leader della Cgil è costretto a ricordare a Baldassarri di essere un rappresentante del governo.
Epifani, Pezzotta e Angeletti hanno minori motivi di polemica quando affrontano la crisi Fiat. A questo proposito, i sindacati dei metalmeccanici Fiom, Fim e Uilm (reduci da due accordi separati) ritrovano una sorta di unità d'azione e fissano, in via ufficiosa, al 15 novembre lo sciopero dell'intera categoria a sostegno della vertenza sui tagli Fiat. "Se il piano è quello che la Fiat ci ha presentato, l'azienda è destinata a morire", dice Epifani. "Quello che bisogna chiedere alla Fiat - aggiunge Angeletti - è un piano industriale e che ci metta i soldi". L'unità tra Fiom, Fim e Uilm si arena però di fronte al rinnovo del contratto dei metalmeccanici.
Cgil e Fiom rivendicano anche l'autonomia dalla politica. Al segretario dei Ds, Piero Fassino, che ha parlato di "unità sindacale come valore in sé", il segretario confederale, Paolo Nerozzi, manda a dire: "Sarebbe meglio se si occupasse dell'unità delle forze di opposizione". E Giorgio Cremaschi, Fiom: "Il segretario dei Ds faccia danni dove ha la competenza per farne e la smetta di scambiare le questioni sindacali per una dépendance del dibattito interno all'Ulivo".


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