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Repubblica-All'esame di maturità cullati dai genitori

All'esame di maturità cullati dai genitori CORRADO AUGIAS GENTILISSIMO dottor Augias, il mi...

22/06/2002
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la Repubblica

All'esame di maturità cullati dai genitori

CORRADO AUGIAS


GENTILISSIMO dottor Augias, il ministro Moratti ha detto che gli esami con la commissione interna sono più equi perché solo chi conosce uno studente può giudicarlo. Si potrebbe fare meglio. All'esame di italiano portare la mamma: solo lei sa come si fa ad arrivare dal primo vagito alla lettura delle righe optometriche per l'assicurazione del motorino. Il papà è perfetto per la prova di storia: può testimoniare che un ceffone da solo non è servito a niente, e sa che l'esame non è un'esperienza. Sempre in famiglia si potrebbero trovare gli altri commissari e far recuperare così le ferie arretrate ai professori. Ma perché gli italiani vogliono sudare sempre meno e poi scegliersi anche l'arbitro?
Amelia Martini
Rimini - amelia-martini@libero.it
GENTILE Augias, ho fatto la maturità nel 1995. Quel sistema provocava spesso ingiustizie: persone che erano andate bene ma erano vittime dell'emotività, licenziate con voti più bassi rispetto ai più fortunati. Se esame ci dev'essere (ma ho dei dubbi: serve davvero?), non è concettualmente sbagliato sostenerlo davanti ai propri insegnanti. Il problema delle scuole private trasformate in diplomifici non esiste; quelle sottospecie di licei la maturità l'hanno sempre regalata (meglio, venduta), da prima dell'avvento morattiano. Con la nuova riforma verrà solo semplificata la vita ai loro gestori, ma le magagne ci sono sempre state. Ho frequentato per due anni un'università privata prima di passare a quella pubblica. Morbidissimi docenti chiedevano di esporre "argomenti a piacere", e i 30 fioccavano; per certi esami bastava studiare due giorni. Tutt'altra musica all'università pubblica, infatti la media dei voti si è molto abbassata.
Marco Grassi, Roma

marcothewalrus@libero.it
L'ESAME di maturità sostenuto davanti ai propri professori non è un esame, è la replica degli scrutini finali, una perdita di tempo senza senso, tanto varrebbe abolirla. La prova della maturità (che personalmente ricordo come un incubo: nove materie, tre anni di programma) stava anche nella componente emotiva che la caratterizzava, compresa la capacità di superare eventuali ostacoli imprevisti, tra i quali affrontare dei professori sconosciuti. Era una prova modulata su una qualunque altra prova d'ingresso nel mondo degli adulti, un passaggio che sanciva la fine della prima giovinezza. Del resto nei paesi dove la maturità non esiste, si affrontano severi esami di ammissione alla facoltà universitaria: professori sconosciuti anche lì; spesso numero chiuso; il gioco si ripete. La verità è che con la riduzione della 'maturità' a una barzelletta si è avviato il processo della sua abolizione in vista di due obiettivi. Il primo, più evidente, è quello di favorire le scuole private in nome, nel migliore dei casi, del liberismo, nel peggiore di interessi confessionali o d'altro tipo meno confessabile. Il secondo, arrivare all'abolizione del valore legale dei titoli di studio con un percorso che non può essere breve perché un 'esame di Stato' è previsto dalla Costituzione. Da qui la necessità di prendere la cosa un po' alla larga svuotando in primo luogo la prova di ogni contenuto. Avremmo bisogno di ragazzi più preparati, stiamo invece favorendo i più ricchi e i più furbi come detta il modello oggi dominante.


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