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Reoubblica it- centomila in piazza

Roma, un lungo corteo dei sindacati di base e dei no global In primo piano la protesta per la politica sul lavoro Centomila in piazza contro il governo Berlusconi All'inizio anche qualche incide...

15/02/2002
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la Repubblica

Roma, un lungo corteo dei sindacati di base e dei no global
In primo piano la protesta per la politica sul lavoro

Centomila in piazza
contro il governo Berlusconi
All'inizio anche qualche incidente
Distrutta un'agenzia dell'Adecco

di ANDREA DI NICOLA


ROMA - "Sciopero generale", lo striscione che apre il corteo è indicativo degli umori di una manifestazione, quella indetta dai sindacati di base, che ha visto sfilare a Roma almeno 100 mila persone (150 mila secondo gli organizzatori) contro "le politiche antisociali del governo, la concertazione, la guerra e le politiche confindustriali". Slogan che ad un certo punto i Disobbedienti, una delle componenti del movimento no global in piazza insieme a Cobas, Rdb e Cub, hanno messo in pratica a modo loro sfasciando un ufficio dell'Adecco, agenzia di lavoro interinale. Sciopero generale, un modo per definire la manifestazione di oggi ma anche, come scritto sugli striscioni e negli slogan, un invito a Cofferati a mettere da parte "l'attendismo" e a proclamarlo lui lo sciopero contro il governo.

Ma oggi i protagonisti non sono i confederali. Oggi la piazza è delle mille sigle del sindacato di base e del movimento no global presente con i suoi camion da cui viene sparata la musica che i ragazzi ballano per tutto il corteo. Passano gli infermieri del Niguarda di Milano e quelli dell'Umberto I della capitale, postini, operai della Fiat Mirafiori, vigili urbani, ricercatori dell'Enea, vigili del fuoco e addetti del trasporto pubblico e aereo, e soprattutto insegnanti e studenti. Una signora gira con un bavaglino da bebé con su scritto: "Lo faccio per i miei nipoti".

E in effetti ognuno porta la propria motivazione. I professori e gli studenti ce l'hanno con la riforma Moratti e le novità della Casa delle libertà in materia di istruzione. I vigili del fuoco, tutti in divisa, che fanno sfoggio di fumogeni e petardi si dicono sfruttati, quelli della Fiat dicono no alla concertazione mentre gli statali intimano: "Giù le mani dalle pensioni e dal Tfr". Un'auto porta sul tettuccio una tv con sopra i mezzobusti dei Tg e un Berlusconi che dice "La televisione è tutta mia".

Piero Bernocchi, il leader storico dei Cobas, si gode il serpentone che sfila e dice: "mentre il centrosinistra passa il tempo a decidere quale debba essere il proprio leader, qui invece è in campo la vera opposizione sociale al Governo Berlusconi". E a via Cavour, a pochi passi dall'ambasciata argentina, l'opposizione sociale fa sentire la sua voce. I Disobbedienti si fermano a protestare contro il governo argentino a pochi passi dal Viminale. Intanto un gruppo alza le sciarpe a coprire il viso e di corsa deviano dal percorso del corteo corrono verso un'agenzia di lavoro interinale, fanno uscire i tre impiegati e rompono tutto, vetrine comprese. Trenta, quaranta secondi e rientrano nel corteo. Un'azione da black bloc se non fosse che dal furgone dei Disobbedienti parte la rivendicazione dell'azione: "Da oggi nessuna agenzia di lavoro interinale potrà essere tranquilla".

Francesco Caruso spiega: "E' stata un'azione di 'smontaggio' non è stata esercitata violenza sulle persone. Solo un'azione simbolica contro chi sfrutta i lavoratori utilizzandoli per due mesi per poi buttarli via come un cacciavite. Bisogna capire se è più criminale rompere una vetrina o sfruttare i lavoratori".

Un'azione che nasce e finisce nel giro di pochi secondi, poi il corteo riprende fra le musiche e gli slogan. Alla fine la valutazione politica: "Un segnale chiaro per l'attendismo di Cofferati e i partiti della sinistra. Se loro non si muovono il popolo si muove da solo".

(15 febbraio 2002)


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