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Quelli che il corteo

05.12.2003 Quelli che il corteo di Antonio Padellaro Quelli che vivono e sopravvivono in condizioni di povertà (il 20 per cento delle famiglie anziane, rapporto Censis 2003). Quelli che son...

06/12/2003
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05.12.2003
Quelli che il corteo
di Antonio Padellaro

Quelli che vivono e sopravvivono in condizioni di povertà (il 20 per cento delle famiglie anziane, rapporto Censis 2003). Quelli che sono incerti sul futuro dei loro figli (il 75 per cento dei genitori italiani, rapporto Censis 2003). Quelli che meditano di lasciare l'Italia perché "con il mutuo da pagare, le spese familiari esorbitanti, le auto che costano moltissimo" non ce la fanno più" (e-mail al Corriere della sera, 5 dicembre). Quelli che "dopo 31 anni di servizio, anni 56, laurea in lettere "cum laude", docente Istituto superiore statale, moglie a carico, 2 figli studenti, stipendio percepito: euro 1418 (e-mail al Corriere della sera, 21 novembre). Quelli che hanno cinquant'anni e sanno che il livello delle loro pensioni sarà sicuramente più basso di quelle attuali; e sanno che molto probabilmente non faranno in tempo a garantirsi con la previdenza complementare una vecchiaia serena (Le nuove povertà, Corriere della sera, 22 novembre). Quelli delle pensioni attuali (13 milioni e 730mila) che percepiscono una media di 861,8 euro al mese (rapporto Inps 2002).

Quelli che con 861,8 euro al mese fanno parte dei sei milioni di famiglie italiane che hanno una quota di reddito pari solo al 15 per cento del totale-Italia; mentre un numero ristretto di ricchi, sempre più ricchi, beneficiano di una quota di reddito del 42,3 per cento (dati Bankitalia gennaio 2002). Quelli che con 861,8 euro al mese si possono anche incontrare, la mattina, nei pressi dei mercati generali di Roma mentre frugano nei cassonetti degli scarti, alla ricerca di frutta, verdura e altri generi commestibili (La Stampa, marzo 2002). Quelli che un tempo erano ceti medi benestanti e ora sono caduti più in basso nella scala sociale.

Quelli senza molte speranze di risalita, anche perché "si sta sgretolando il più importante fattore di competitività nel nostro Paese: la certezza che se sei una persona seria, se ti impegni e lavori duramente puoi farcela"(Paolo Pirani, segretario confederale Uil). Quelli che bloccano i tram, gli autobus e la metropolitana di Milano senza preavviso perché "non ci possono trattare così come dei barboni: avevamo chiesto aumenti di 106 euro e questi ce ne offrono 12" (l'Unità, 2 dicembre). Quelli che "sono qui dalle sei e mezzo, è tutto fermo, non ho i 45 euro che mi ha chiesto il tassista, come faccio a raggiungere Corsico dove faccio l'operaio in fonderia?" (l'Unità, 2 dicembre).

Quelli che hanno fiducia in Cgil, Cisl, Uil ma sanno che "alla lunga è chiaro che non può reggere l'equilibrio tra rispetto delle regole da parte sindacale e assenza dello stesso rispetto da parte delle controparti" (Guglielmo Epifani, segretario generale Cgil). Quelli che la volta scorsa erano venuti in tre milioni contro la legge sulla libertà di licenziare, e il presidente del Consiglio disse che erano tutti "turisti". Quelli che se l'opposizione di oggi diventerà la maggioranza di domani sperano di sentirsi meno soli. Quelli che hanno il corteo, lo sciopero e nessun altro modo per difendersi. Quelli che oggi, sabato 6 dicembre, camminano per le strade di Roma, verso piazza San Giovanni, e sono in tanti.

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