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Provincia di Como-A scuola o all'asilo in anticipo ma ci mandino i soldi necessari

L'intervista/l'assessore Franco colombo "A scuola o all'asilo in anticipo ma ci mandino i soldi necessari" Franco Colombo La riforma del ministro della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti, c...

14/08/2002
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La Provincia di Como

L'intervista/l'assessore Franco colombo
"A scuola o all'asilo in anticipo ma ci mandino i soldi necessari"

Franco Colombo

La riforma del ministro della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti, con specifico riferimento alle iscrizioni 'anticipate' nelle scuole materne ed elementari (ovvero con bimbi che compiranno i 3 e i 6 anni entro febbraio 2003), ha sollevato un vespaio di polemiche non solo nei palazzi romani, ma anche nelle direzioni didattiche locali. L'inasprirsi delle critiche deriva anche dal fatto che la novità dovrebbe essere introdotta già dal prossimo mese di settembre e questo richiederebbe una riapertura delle iscrizioni, già chiuse, praticamente nelle prossime settimane. Ma al di là del problema organizzativo che permetterà di fare i nuovi conteggi, da un punto di vista strutturale la città di Mariano Comense sarebbe in grado di assorbire pronta l'inaspettato incremento degli alunni? "Sotto questo punto di vista non ci sarebbe nessun problema - spiega l'assessore per la Cultura, Franco Colombo -: quando l'Amministrazione comunale ha pensato alla riorganizzazione dei plessi scolastici, l'hanno fatto tenendo in considerazione anche questa eventualità. Per quest'anno, quindi, il problema non si porrebbe in quanto la situazione è già molto tranquilla: basta dire che non abbiamo liste d'attesa per le iscrizioni alle materne, e per gli anni a venire le cose potrebbero solo migliorare perché potremo contare su nuovi spazi. Il vero problema, o grande equivoco, e che questa riforma non deve essere intesa solo come un problema di ricerca di aule". In che senso? Bisogna capire che mandare alla materna bambini di 2 anni e mezzo, non è una passeggiata: si tratta di utenti che devono essere seguiti in maniera diversa dagli altri bimbi della materna. In pratica sono piccoli, troppo piccoli, e come tali hanno esigenze diverse: devono dormire di più, mangiare cose diverse, si sporcano di più e chi li segue? Ci vuole del personale qualificato e, a questo punto, sorge l'altro grande problema. Ovvero? Chi paga? Sempre e comunque il Comune? Non vorrei che ci trovassimo di fronte non a una riforma, ma a una sorta di spot pubblicitario nel quale 'quelli' di Roma si prendono i complimenti per aver realizzato qualcosa di nuovo, lasciando poi ai Comuni il compito di concretizzare i cambiamenti, senza provvedere al loro sostentamento attraverso dei trasferimenti statali che permettano di coprire le spese. Anche le famiglie, quindi, potranno essere chiamate a contribuire economicamente? Se dovesse andare in porto la riforma così come è strutturata, e senza stanziamenti pubblici, temo proprio che non ci siano alternative. D'altra parte mandare oggi un figlio al nido, costa molto di più rispetto alla materna, e questo succede proprio perché il tipo di servizio è diverso. Concludendo, nemmeno lei vede di buon occhio questa riforma? Come Comune non ci opporremo mai a dei provvedimenti adottati dal Parlamento, ci mancherebbe altro - conclude l'assessore Colombo -: mi auguro solo che gli obiettivi prefissati, siano supportati di un piano strategico ed economico che individui le risorse per portarli a termine. Altrimenti non so quante saranno le direzioni didattiche di tutta Italia che riapriranno i termini delle iscrizioni. Roberta Busnelli


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