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Promesse, contestazioni e rinvii. Nasce la nuova riforma scolastica. Il ministro Giannini anticipa: concorsi, lotta alla dispersione e basta supplenti

Le linee guida della "Buona Scuola" saranno ufficializzate dal governo venerdì

23/02/2015
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La Stampa

Flavia Amabile

C'è da aspettare fino a venerdì. Poi sarà il consiglio dei ministri a chiarire le linee del governo sulla «Buona Scuola». All'evento organizzato ieri per festeggiare il primo compleanno del governo Renzi si è rimasti ancora fermi agli annunci di meritocrazia, di rivoluzione, di un nuovo corso che finalmente sta per iniziare. Secondo la ministra dell'Istruzione Stefania Giannini il futuro della scuola prevede assunzioni «solo per concorso pubblico». Sarà la fine della «babele di graduatorie che sembravano accontentare tutti, ma non accontentavano nessuno». Sarà l'inizio di una svolta nelle assunzioni dei prof. Sarà la fine della «supplentite», promette il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone perché nella scuola c'è bisogno di «continuità»: «Creeremo nuove classi di infanzia dove non ci sono, amplieremo il tempo scuola nel primo ciclo, allargheremo gli insegnamenti». Far ripartire l'Italia Ma non solo. La Buona Scuola dovrà essere qualcosa di più, un'occasione per far ripartire l'Italia come Renzi ripete da tempo, e per rendere migliore la società. «I terroristi ricorda  il presidente del Consiglio non  arrivano attraverso le zattere». I terroristi che hanno colpito a Parigi un mese fa «sono usciti dalle scuole europee e sono cittadini europei che non hanno trovato nella scuola l'integrazione, l'educazione e il confronto». E Renzi sa bene che l'abbandono scolastico in Italia è a livelli più preoccupanti di quelli francesi. «Perdiamo tanti ragazzi che possono essere recuperati alla scuola. Quello della dispersione scolastica deve diventare un tema centrale nel nostro dibattito». Anche la ministra Giannini ha assicurato la massima attenzione: «L'integrazione linguistica e culturale degli studenti figli di migranti sarà uno dei punti cardine» perché «non vogliamo che l'italiano diventi la prima lingua straniera parlata in Italia». E chiaro che per funzionare le scuole hanno bisogno di risorse. Renzi promette che in futuro si farà in modo che «una parte della dichiarazione dei redditi possa andare a una singola scuola», ha aggiunto Renzi. Contestazioni Non sono mancate le contestazioni. Al termine dell'intervento della ministra Giannini dalla platea si chiede di porre fine ai tagli che hanno portato a classi con numeri esagerati di studenti. Anche Renzi viene contestato. «È possibile parlare con gli insegnanti?», urlano alcuni professori dalla platea. «Facciamo questo da sei mesi poi ci prendiamo un caffè», replica dal palco Matteo Renzi. A chi glielo chiederà liquida le proteste spiegando che «le contestazioni sono altre». «No a chi viene qui a fare le pagliacciate, ascolto tutti ma non consento la palude e la paralisi». E poi aggiunge: «Lo so che gli addetti ai lavori non ne possono più e non si fidano della politica. La frustrazione degli annunci fatti cui non è corrisposto un impegno porta gli insegnanti a non crederci e questa è una partita difficile». Infatti all'esterno la contestazione prosegue. Lontano dal luogo del convegno. Ma quando qualcuno si avvicinano al parterre dove si trova Renzi due dirigenti sindacali dell'Usb vengono fermati e portati in questura per essere identificati anche se «volevano solo consegnare un volantino sui motivi della protesta».


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