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Presidi e sindacati preoccupati per la totale riapertura delle scuole: "Troppo rischioso, niente interventi per il distanziamento e pochi vaccinati"

“Occorrerebbe modificare i protocolli di sicurezza”, dicono i dirigenti, "o si deroga dal distanziamento di un metro in classe oppure non sarà possibile accogliere il 100% degli studenti. Una classe può ospitare, col distanziamento previsto attualmente, 17/18 studenti. Il resto dovrebbe restare a casa in Dad". Stesso discorso per i trasporti pubblici.

18/04/2021
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la Repubblica

Salvo Intravaia

Il premier Mario Draghi annuncia il rientro in classe alle superiori al 100% a partire dal 26 aprile. Ma i sindacati frenano. La scuola, secondo i rappresentanti dei lavoratori, non è pronta a questo cambio di passo così repentino. In zona gialla e arancione, finora, la presenza a scuola degli studenti delle superiori varia tra il 50% e il 75%. In zona rossa tutti in Dad: la didattica a distanza. Ma tra una settimana si cambia: tutti in aula, nelle fasce regioni gialle e arancioni. Quasi tutta Italia, al momento. I dirigenti scolastici sono molto preoccupati perché con gli stessi protocolli di sicurezza non sarà possibile rispettare il distanziamento di un metro tra gli studenti e contemporaneamente accogliere tutti in presenza. O l'uno o l'altro. Dentro un'aula di medie dimensioni entrano 17/18 banchetti monoposto e altrettanti studenti. Il resto dovrebbe rimanere a casa. A meno di non modificare i protocolli di sicurezza. "È difficile organizzare tutto in una settimana - spiega Paolino Marotta, al vertice dell'Andis, l'Associazione nazionale dirigenti scolastici - . Passare da zero al 100% è una bella sfida. Senza servizi e senza misure di prevenzione aggiuntive sarà un salto nel buio. Quella dei dirigenti è un'ansia più che giustificata". "Le scuole - aggiunge Pino Turi, della Uil scuola - non sono pronte a riaprire. Il protocollo della sicurezza non è mai stato attuato per intero né rivisto alla luce anche delle nuove situazioni, come la pericolosa variante inglese. Non c'è stato alcun intervento, solo promesse". I sindacati chiedono regole chiare. "E' giusto che si riapra - dichiara Maddalena Gissi, della Cisl scuola - se effettivamente tutti rispetteranno le indicazioni del premier Draghi. La decisione è stata assunta - continua la sindacalista - basandosi su un calcolo di "rischio ragionato" che non basta a dare tranquillità e garanzie al personale e agli alunni". I rappresentanti dei lavoratori mettono in guardia il governo. "Non è cambiato assolutamente nulla - spiega Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil - ci aspettavamo e ci aspettiamo un confronto vero sull'aggiornamento del protocollo di sicurezza, sia per gestire la fine dell'anno che la ripresa di settembre e poi, come sempre, un quadro chiaro sui dati che continuano a mancare. Mi pare siamo di fronte a un atto volontaristico più che a una pianificazione che si basa su interventi peraltro annunciati". Secondo Marcello Pacifico, leader dell'Anief, "sarebbe meglio finire l'anno scolastico con la Dad, completare la vaccinazione di tutto il personale scolastico e iniziare quella degli alunni". E Rino Di Meglio, della Gilda degli insegnanti, "lascerebbe all'autonomia scolastica la decisione di quanti studenti ammettere in classe". E una critica all'esecutivo arriva anche da un alleato di governo. "Auspico - dichiara Francesco Boccia, responsabile Enti locali della segreteria Partito democratico - così come chiedono tanti sindaci e presidenti di provincia, che siano stati predisposti tamponi rapidi continui, un rigido distanziamento, l'igienizzazione continua e il tracciamento dei casi sospetti in tempo reale".


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