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Più tasse? Le risorse ci sono, sul sapere si deve investire

Mario Monti e il ministro Giarda lanciano il piano della speding review e prevedono di risparmiare 80 miliardi di euro tagliando «le spese improduttive » dello Stato, di cui 15,4 milliardi su scuola e università

11/05/2012
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l'Unità

AD 2012, SESTO ANNO DI CRISI: A ROMA UNIVERSITÀ LA SAPIENZA,PERLALAUREASPECIALISTICAINSCIENZEPOLITICHE, UNOSTUDENTEPAGA2300EURODITASSEL’ANNO. A Parigi Sorbonne, science politique M2, lo stesso corso di laurea costa 245 euro. A Roma, Mario Monti e il ministro Giarda lanciano il piano della speding review e prevedono di risparmiare 80 miliardi di euro tagliando «le spese improduttive » dello Stato, di cui 15,4 milliardi su scuola e università. A Parigi il presidente socialista Hollande vince con una proposta di grande impegno pubblico nel settore della conoscenza: 60 mila nuove assunzioni di insegnanti e forti finanziamenti per università e ricerca. Mario Monti e Francois Hollande affrontano entrambi la medesima crisi continentale ma le risposte non sono le stesse: le scelte in campo sono alternative. La Gelmini partiva da un'idea del sapere come possesso individuale: studiare è una scelta personale e dunque è giusto che siano lo studente e la sua famiglia a pagare. La Fornero, che suggerisce ai genitori di non comprare la casa ma di pagare gli studi, è espressione dello stesso orientamento culturale. Con Tremonti che asseriva che con la cultura non si mangia, la Fornero arriverà a dire che nessun pasto è gratis e se vuoi te lo paghi: come fosse una vacanza o un’automobile. È un’idea vecchia di trent’anni. Il primo ad avviare il processo di liberalizzazione delle tasse negli atenei Usa fu Reagan: oggi i campus americani sono i più cari del mondo ed i nostri coetanei che là si laureano portano con loro un debito medio di 24 mila dollari. Dall’altra parte, dalla nostra parte, c’è chi pensa che il sapere e l’istruzione non siano merci in vendita. Studiare serve ad accrescere la ricchezza di una nazione, lo diceva gia Adam Smith. La diffusione dei saperi espande il diritto di cittadinanza, consolida la democrazia, aumenta il lavoro e ne accresce la qualità: per questo l'istruzione deve interessare la fiscalità generale, non i tagli alle spese improduttive o i risparmi delle famiglie. In un quadro di risorse all'istruzione decrescenti, il decreto legislativo 49 del Governo Monti mette gli atenei con le spalle al muro: per assumere i nuovi ricercatori si dovranno far pagare più tasse agli studenti. Se invece non aumentano le tasse, i ricercatori dovranno andarsene all' estero. Il Dpr 306/1997 stabilisce un tetto per l'imposizione della contribuzione studentesca (il 20% del finanziamento statale a ciascun ateneo). Sono passati 15 anni, con la legge che rimane in vigore ma è violata da oltre 30 università, che non subiscono alcuna sanzione. La Run sta promuovendo la campagna «Dividi i costi, aumenta il sapere ». Per tutto maggio, presenteremo diffide preventive agli atenei che, per far fronte alla riduzione dei fondi statali, intendono illeggittimamente aumentare le tasse. E lo faremo costruendo percorsi di partecipazione e confronto sul ruolo dell'università nell'Italia della crisi. Le risorse per non ridurre, anzi, accrescere i finanziamenti per università e formazione ci sono. La lotta all’evasione fiscale, nei primi 4 mesi del 2012, ha fruttato 6 mld di euro. Basterebbe investirne il 10% per un grande piano per istruzione e ricerca

 

Federico Nastasi - Coordinatore Nazionale RUN (Rete Universitaria Nazionale)


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