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Perché 6 ragazzi su 10 scelgono i Licei

La chiave del «boom» è il successo dello scientifico, grazie all’indirizzo senza latino e con l’informatica Nei percorsi umanistici maggioranza di studentesse «Dove l’industria è forte vanno bene gli istituti tecnici»

30/01/2021
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Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva

«C ome dice il sociologo Alessandro Cavalli nel suo Scelte cruciali, nella decisione su quale scuola fare dopo le medie, ancora oggi contano i desideri dei genitori e le preferenze degli amici». Se ha ragione la presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello, è pur vero che i dati sulle iscrizioni alle scuole superiori svelano anche le aspettative dei nostri figli per il futuro. Le decisioni di quest’anno confermano una tendenza iniziata almeno sei anni fa: segno che la pandemia non ha influito sui loro orientamenti. Quasi sei ragazzi su dieci hanno scelto uno degli indirizzi liceali; uno su tre ha indicato gli istituti tecnici, opzione molto gettonata soprattutto in Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna: «Chi sceglie il liceo procrastina la decisione sul proprio futuro al momento dell’Università. Non è un caso che nelle regioni dove c’è un’industria più forte — spiega ancora Ajello — e gli istituti tecnici sono di qualità le scelte dei ragazzi siano già orientate verso un possibile sbocco lavorativo».

Gli istituti professionali invece in pochissimi anni hanno registrato un crollo delle iscrizioni, precipitando sotto il 12%. Spesso sono vissuti solo come un parcheggio in attesa di esaurire l’obbligo scolastico a 16 anni e poter abbandonare gli studi. «L’allargamento della forbice fra scuole d’élite e istituti professionali — commenta Raffaele Mantegazza, professore di Pedagogia generale alla Bicocca di Milano — è un obbrobrio sociale. Invece che puntare a svuotarli, bisognerebbe fare un serio progetto di riqualificazione di queste scuole, dove spesso si concentrano molti figli di immigrati, rafforzando le competenze fondamentali, dall’italiano alla matematica».

Va detto che il «maggiore indiziato» dietro il boom dei licei è il nuovo liceo scientifico delle scienze applicate, quello con l’informatica al posto del latino, che negli ultimi anni ha sottratto iscritti non tanto all’indirizzo tradizionale quanto agli istituti tecnici, offrendo a molti giovani la possibilità di una più solida preparazione di base, indispensabile per il proseguimento degli studi a livello universitario. Ormai lo scelgono dieci quattordicenni su cento; altri quindici si iscrivono allo scientifico tradizionale e un ulteriore 2% all’indirizzo sportivo. Risultato: più di un ragazzo su quattro oggi va allo scientifico, con buona pace delle periodiche reprimende sui giovani italiani che snobberebbero le cosiddette materie Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). È vero semmai il contrario: tutti gli indirizzi umanistici messi insieme, dal classico al linguistico, raccolgono circa il 30% delle preferenze. Quasi tutte ragazze.

«Purtroppo nella scelta delle superiori gli stereotipi di genere pesano ancora molto — dice Lorella Carimali, professoressa di matematica al liceo Vittorio Veneto di Milano, già candidata al Global Teacher Prize, premio da un milione di dollari per il miglior insegnante del mondo —. Da noi hanno raggiunto la quasi parità, ma nell’indirizzo senza il latino sono ancora poche, per non parlare dei tecnici. E, comunque, finito il liceo molte di loro scelgono medicina, non certo ingegneria o matematica. Ed è un gran peccato: perché quando riescono a superare i loro complessi, sono anche più brave dei ragazzi».


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