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«Per questa cattedra non avete i titoli»

Trombati eccellenti al concorso dei prof

12/02/2014
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Il Messaggero

IL CASO
NAPOLI Ha studiato al Mit con Franco Modigliani. È stato ricercatore del Fondo monetario internazionale, poi al servizio studi della Banca d’Italia e di Confindustria, quindi direttore generale dell’Ania e ancora di Confindustria. Docente a contratto alla Bocconi, alla Luiss e dottore di ricerca alla Sapienza. È stato per dieci anni consigliere del Cnel e oggi è parlamentare della Repubblica. Ma, per il sistema universitario italiano Giampaolo Galli, a 62 anni «non è maturo» per aspirare a una cattedra di né di Economia politica (bocciato 4-1) né di Politica economica (5 a zero). Le sue pubblicazioni «presentano un rilievo limitato e una moderata diffusione internazionale». Risultato: non può neppure aspirare a una cattedra universitaria.
LE COMMISSIONI
Difficile dire se la clamorosa esclusione di Galli sia sufficiente a inficiare tutto il lavoro delle 184 commissioni che per quindici mesi hanno esaminato 59.193 candidati per l’Asn, l’Abilitazione scientifica nazionale, ovvero il patentino che consente a un aspirante docente universitario di partecipare ai concorsi veri e propri come ordinario o come associato. Di sicuro però getta un’ombra sull’intero meccanismo, ombra che si fa più scura per la valanga di aspiranti prof delusi che si lamentano sul web, alcuni forse per ragioni giustificate, altri magari perché non hanno mai perso il vecchio vizio appreso a scuola che, se non si passa l’esame, la colpa è sempre del professore. Alcuni hanno accusato le commissioni di aver avuto poco tempo per esaminare i lavori presentati. Se si considerano tutte le proroghe che ci sono state, però, più che un problema di tempo è stato di metodo. I lavori sono stati selezionati e pesati in base a modelli matematici, mediane e altre formule senza alcun rilievo né sulla capacità di insegnare, né sulle esperienze di vita che non si siano tradotte in un «papers», magari citato all’estero.
Difficile valutare altrimenti, per esempio, la bocciatura di un altro nome eccellente, Isaia Sales, il quale aspirava a poter concorrere a una cattedra di Storia contemporanea. Le pubblicazioni presentate da Sales sono 48 ma il suo problema è che si è concentrato «su un unico tema» ovvero la storia della criminalità organizzata. I cinque commissari valutano molto positivamente quello che in fondo è solo un dettaglio e cioè che uno dei libri sia stato tradotto in spagnolo, ma poi considerano i suoi lavori «interessanti saggi di cultura politica meridionale» privi però di «un contributo propriamente storiografico». Fatto sta che quando tra il 2014 e il 2017 in una delle 54 università italiane sarà messa a concorso una cattedra di Economia, o di Politica economica o di Storia contemporanea si può esser certi che personalità come Galli e Sales non potranno neppure presentare domanda. Così come in letteratura italiana contemporanea non ci si potrà avvalere del contributo di Maria Serena Sapegno la quale, a dispetto del cognome che porta, ha presentato un curriculum considerato non all’altezza. Chissà se il ministro dell’Università Maria Chiara Carrozza, che tra pochi giorni snocciolerà le cifre definitive sui 59.193 candidati, terrà conto di casi come quello di Galli o di Sales.
IL MECCANISMO
Fatto sta che il meccanismo messo in piedi da Mariastella Gelmini è apparso sin da subito contorto, poco fluido e lento. Ma l’idea resta valida: invece di lasciare che ogni Università pubblichi i suoi bandi magari in agosto, magari tagliati su misura per un determinato candidato, si fa una preselezione nazionale per dare un patentino ai potenziali docenti e obbligare gli atenei, al momento del concorso a cattedra, a pescare necessariamente tra gli abilitati. Solo che i commissari sono stati forse troppo selettivi, o selettivi con meccanismi troppo matematici, perché gli esclusi appaiono effettivamente troppi, soprattutto in alcuni campi.
M. Esp.

 


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