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Pantaleo (Flc-Cgil): No a più poteri e responsabilità per i DS

Tuttoscuola avvia un ciclo di interviste sul tema della dirigenza scolastica

10/04/2016
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Tuttoscuola

La legge 107 fa del dirigente scolastico il principale responsabile del miglioramento della scuola e dei suoi risultati: è un’intenzione non solo ingiusta, ma sbagliata. Va dato ai dirigenti scolastici il supporto giuridico e amministrativo di cui hanno bisogno, ad esempio davanti ai contenziosi. La retribuzione non è equa”

La figura del Dirigente Scolastico è radicalmente cambiata nel corso degli ultimi anni e tutt’ora rischia di non apparire sempre chiara e delineata, soprattutto ai non addetti ai lavori. A seconda dei contesti e delle situazioni, il dirigente deve mostrare di avere conoscenze di tipo amministrativo e burocratico, competenze relazionali e progettuali, attenzioni pedagogiche e didattiche.

La  dirigenza scolastica è al centro del dibattito sul rinnovamento della scuola italiana. Il ruolo e la funzione del DS sono determinanti per la qualità del servizio, per il buon andamento e per lo sviluppo delle professionalità presenti nell’istituzione scolastica. Un buon dirigente deve avere una visione strategica supportata da competenze specifiche, sensibilità e doti personali. I requisiti soggettivi devono poter contare sul sostegno di una chiara e aggiornata normativa, fondata su ragionevoli e reali responsabilità che trovano conferma tanto nelle competenze richieste quanto nelle condizioni e risorse fornite.

Tuttoscuola ha acceso i riflettori sul ruolo, le responsabilità e le condizioni di servizio del dirigente con il dossier “DS: Manager, sceriffi o… Dirigenti figli di un dio minore?”, e intende ora presentare un ciclo di interviste ai vertici delle principali associazioni di categoria e dei sindacati maggiormente rappresentativi del mondo della scuola, per approfondire il tema del ruolo del Dirigente Scolastico.

 La prima intervista è a Domenico Pantaleo, segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

 Quali sono le cause di debolezza della dirigenza scolastica?

“La dirigenza scolastica è gravata da pesanti e fuorvianti incombenze di tipo amministrativo e burocratico che la distolgono dalla guida della comunità scolastica e dalla gestione dei processi finalizzati all’istruzione e all’educazione degli alunni; il dirigente paga un prezzo alto in termini di stress lavorativo ed è obbligato a gestire situazioni sempre più problematiche e conflittuali. Al dirigente non servono più poteri e responsabilità per poter svolgere bene il suo lavoro o per giustificare una retribuzione che oggi non è equa, né nel rapporto con le altre dirigenze pubbliche né omogenea all’interno delle dirigenza scolastica. La legge 107 fa del dirigente scolastico il principale responsabile del miglioramento della scuola e dei suoi risultati: è un’intenzione non solo ingiusta, ma sbagliata”.

Come si riforma la dirigenza scolastica?

“Ciò che serve non è l’ennesima riforma, semmai un’urgente revisione delle attribuzioni improprie date ai dirigenti scolastici e alle scuole da una normativa finalizzata a rendere la pubblica amministrazione trasparente e attenta ai bisogni dei cittadini, e per metterla al riparo dai processi corruttivi che colpiscono i cittadini e le comunità. Non è il caso della scuola che è stata e resta un luogo nel quale il lavoro della comunità è orientato all’affermazione di valori democratici e solidaristici. Quindi nessuna riforma, semmai maggiore attenzione ad una funzione necessaria al buon funzionamento delle scuole che  il Governo proclama di voler promuovere, ma verso la quale mostra totale disinteresse: se ci fosse vera attenzione alle funzioni dei dirigenti si farebbero i concorsi eliminando lo scempio delle reggenze”.

La legge 107 è portatrice di una nuova cultura e mentalità nella dirigenza scolastica?

“La nuova mentalità che la legge 107 vorrebbe imporre alla dirigenza scolastica viene respinta dalla maggioranza dei dirigenti scolastici e dalla sua rappresentanza sindacale non corporativa che ritengono sbagliati, inutili e controproducenti i cosiddetti “nuovi poteri” di scegliere e premiare i docenti. L’insistenza del Governo e degli entusiasti e mai soddisfatti sostenitori dei “poteri“ del dirigente ha provocato pesanti fratture nel corpo della scuola e dato il via a disimpegno e conflittualità che sono proprio i comportamenti più dannosi per la scuola”.

Regole e vincoli rendono sempre più difficile l’operare dei dirigenti scolastici. Quali norme e vincoli dovrebbero essere eliminati?

“Quelli che dovrebbero essere eliminati sono soprattutto i vincoli che operano nella fasi più delicate: la definizione degli organici, l’elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa, la programmazione delle risorse contrattuali e delle risorse finanziarie, i controlli preventivi sulle scelte delle scuole e sulla contrattazione, l’accesso a fondi e progetti sulla base di bandi, l’applicazione delle regole sui contratti pubblici anche a attività di modesto valore economico, gli obblighi burocratici di pubblicazione….”

Si potrebbero “spacchettare”le competenze e le responsabilità dei dirigenti scolastici? Come?

“Le competenze e le responsabilità dei dirigenti non possono che restare quelle che sono, non si tratta di intervenire su di esse quanto piuttosto di fare alcune precisazioni necessarie sulle problematiche della sicurezza degli edifici scolastici, di allontanare dalla scuola le responsabilità che non hanno nulla a che fare con gli aspetti didattici ed educativi e di dare ai dirigenti scolastici il supporto  giuridico e amministrativo di cui hanno bisogno, ad esempio davanti ai contenziosi. Soprattutto non serve costruire un modello di responsabilità gestionali assegnate per delega fiduciaria negli ambiti didattici in cui deve invece rimanere in capo al collegio dei docenti il potere di delega”.

La revisione del regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche (n. 44/2001) che il Miur sta elaborando va in questa direzione?

“È un nostro auspicio e su questo abbiamo lavorato sia facendo nostre proposte sia spingendo perché il MIUR si mettesse finalmente in una posizione di ascolto delle scuole. Ci auguriamo che il nuovo regolamento sulla gestione amministrativo contabile serva veramente alle scuole e non sia invece funzionale agli organi di governo del MIUR e del MEF”.

I dirigenti scolastici si autorganizzano al di là ed oltre le organizzazioni sindacali e professionali. Perché?

“La quasi totalità dei dirigenti scolastici è iscritta a una delle organizzazioni sindacali rappresentative e CGIL, CISL e UIL, insieme allo SNALS CONFSAL rappresentano la maggioranza dei dirigenti scolastici italiani. La situazione attuale della dirigenza scolastica è talmente pesante sul versante dei carichi di lavoro e delle responsabilità - ed è paradossalmente accompagnata da una diminuzione della loro retribuzione - che molti dirigenti si impegnano anche in modo informale e solidale in iniziative autonome che rivendicano il cambiamento della loro condizione. Nulla di strano e certamente non è contro il sindacato”.

A che punto è il contratto? Quali le condizioni e le difficoltà da superare? Quali le previsioni?

“La sottoscrizione del recente Contratto Collettivo Quadro Intercompartimentale per la definizione dei Comparti di Contrattazione e delle relative Aree Dirigenziali per il triennio 2016-2018 toglie al Governo qualsiasi alibi al mancato rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego fermi dal 2009. La FLC CGIL ha illustrato ai lavoratori le sue proposte quasi due anni fa ed è grazie alle iniziative di mobilitazione e ai ricorsi del sindacato che diversi pronunciamenti della magistratura – perfino della Corte Costituzionale - hanno riconosciuto il diritto dei lavoratori al rinnovo del contratto di lavoro.

Tocca ora al Governo mettere a disposizione dei rinnovi contrattuali i soldi necessari, aggiungendo quanto serve ai soli 300 milioni resi disponibili dalla legge di stabilità 2016.  È evidente a tutti che senza le risorse finanziarie non ci sarà alcuna prospettiva positiva”.


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