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Ordinario, esperto e senior ecco i nuovi gradi per i prof

Attualmente, però, il contratto di lavoro è fermo al 2006 e gli assegni mensili degli insegnanti italiani sono tra i più bassi d’Europa. E di questo ancora non si parla.

25/08/2014
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Il Messaggero

ROMA È uno dei punti più importanti del Piano Scuola che il premier Renzi porterà il prossimo 29 agosto sul tavolo del Consiglio dei ministri. E riguarda, in sostanza, chi la scuola la fa. Sono i docenti delle elementari, medie e superiori che, stando alle prime indiscrezioni sulla manovra destinata a «stupire» gli italiani, dal prossimo futuro potrebbero esser suddivisi in tre categorie professionali: insegnanti ordinari, esperti e senior. L’obiettivo è quello di archiviare quel sistema - unico in Europa - che non permette scatti significativi di carriera. L’Associazione nazionale presidi lo ripete da anni: «Gli insegnanti italiani sono gli unici, se confrontati con quelli dei paesi dell’Ocse, che entrano nel mondo del lavoro come soldati semplici e gli unici, dopo anni di insegnamento, che arrivano alla pensione con la medesima qualifica». 
LA TRIPARTIZIONE

Ebbene, il piano Scuola targato Renzi sembra destinato a imprimere una rottura, stabilendo una gerarchia basata, però, esclusivamente sul merito. Una manovra delicatissima che va a inserirsi tra il piano delle nuove immissioni per l’anno scolastico 2014/2015 (28,781 docenti), lo sblocco degli scatti di anzianità 2012 e l’obbligo di corsi costanti di aggiornamento cui saranno chiamati gli insegnanti per rispondere meglio alle evoluzioni della didattica in un’ottica internazionale. Su questi punti, ma soprattutto sulla tripartizione delle qualifiche, i sindacati hanno già promesso battaglia. A ognuno dei nuovi profili, infatti, corrisponderebbe un diverso carico di funzioni e, di conseguenza, una differente retribuzione. Attualmente, però, il contratto di lavoro è fermo al 2006 e gli assegni mensili degli insegnanti italiani sono tra i più bassi d’Europa. E di questo ancora non si parla. Un docente delle scuole primarie, fa di conto la Flc-Cgil, guadagna al mese 1.950 euro, uno delle scuole medie arriva a 2.133 euro mentre un insegnante di liceo non supera 2.216 euro al lordo delle imposte che non scendono sotto il 30%. Per questo proprio i sindacati chiedono che venga, come prima cosa, ridiscusso il contratto nazionale per passare dopo a una modifica sui criteri di valutazione e merito per i docenti. Tra l’altro, il progetto del governo sembra ispirarsi alla proposta di legge presentata nel 2009 da Valentina Aprea, allora presidente Pdl della Commissione Cultura della Camera. 
LE ALTRE NOVITÀ

Tra le altre novità, attese dal Piano, ci sono poi le modifiche alla didattica. La reintroduzione dell’insegnamento della Geografia, della Storia dell’arte e della musica, insieme all’aumento delle ore d’Inglese e una rivoluzione per l’Informatica, che dovrebbe diventare materia sperimentale fin dalle elementari oltre alla modifica dell’esame di Maturità, più snello e veloce, e forse anche meno dispendioso per le casse dello Stato. Resta da sciogliere, infine, il capitolo relativo all’università, con i test di ingresso per le facoltà a numero chiuso, in primis Medicina e chirurgia. Il ministro Giannini, dopo gli scandali delle selezioni di aprile, aveva ipotizzato il passaggio al modello francese, con l’iscrizione libera al primo anno e lo sbarramento, previa verifica, al secondo semestre. Modifica che sembrerebbe accontentare studenti e associazioni, ma che al momento divide i rettori degli Atenei, per i quali i limitati spazi universitari non potrebbero mai riuscire ad assorbire domande di immatricolazione che ogni anno superano le 60mila unità.
Camilla Mozzetti


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