FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3957778
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Ora regole chiare e concrete

Ora regole chiare e concrete

Per fidarsi che ognuno rispetti il proprio compito e le indicazioni innanzitutto è necessario capire quali sono e come si applicano

27/08/2020
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Gianna Fregonara

Da maggio il Comitato tecnico scientifico e il ministero dell’Istruzione hanno dettato molte regole rigide per garantire che «la scuola possa riaprire in massima sicurezza», con lo scopo di limitare eventuali contagi e di rassicurare genitori e insegnanti. Molte sono indicazioni di senso comune ma alcune, per quanto condivisibili, non fanno i conti con la realtà delle scuole italiane.

U n metro di distanza, le mascherine, locali più ampi e ben aerati, turni di ingresso, niente misurazione della febbre perché potrebbe creare ressa, lavaggio delle mani, pulizie più volte al giorno, nuovi banchi monoposto, il medico scolastico, la mensa a turni. Queste misure potrebbero anche bastare a rendere più sicure le scuole, se solo si riuscisse ad applicarle. Perché sarà anche vero che i governatori — da De Luca a Toti — sono in campagna elettorale, ma le questioni che pongono non sono secondarie: sono gli stessi dubbi, per esempio su mascherine e termoscanner, che hanno avuto in queste settimane presidi e genitori. Così come, è un’ottima idea quella del medico scolastico caldeggiata dal Pd, ma dove si trovano entro tre settimane 8.000 medici a cui affidare le scuole? Per non dire di banchi e aule aggiuntive: il governo aveva annunciato che con l’emergenza Covid si sarebbero trovati nuovi spazi per fare didattica innovativa fuori dalle scuole, nei musei e nei cinema. E ora che queste aule aggiuntive — che devono tra l’altro essere vicine alle scuole, a norma e spaziose — non ci sono per tutti? Al momento sono 150 mila gli alunni che, con le nuove regole, non hanno più un posto in aula. Lo stesso vale per il metro di distanza, misura che in altri Paesi come la Francia è stata raccomandata ma non resa obbligatoria proprio perché non è applicabile a tutte le scuole.

Il nostro metro si è via via accorciato nel corso dell’estate perché altrimenti nelle scuole ci sarebbe tornata solo la metà degli alunni: l’indicazione era la distanzia tra due persone, poi tra due bocche (le famose rime buccali), poi è diventato 60 centimetri tra banco e banco con la tolleranza del 10 per cento, che vuol dire che in classe si può mettere un alunno in più di quelli che ci starebbero seguendo le regole alla lettera. Infine l’annuncio che dove non si riesce, perché i banchi monoposto ordinanti in fretta e furia a metà agosto non sono arrivati, si va tutti in classe con mascherina. Per non dire appunto delle mascherine: si usano sempre, avevano decretato Cts e ministero, senza ascoltare i dubbi degli esperti di didattica (e di bambini) che da subito avevano posto il problema dei più piccoli. E ora, a tre settimane dalla ripresa, ancora non sappiamo: e se fossero insopportabili per i bambini come pensa l’epidemiologo Galli? Intanto il commissario Arcuri ha cominciato a distribuirne 11 milioni .

È vero che la gestione della scuola dell’emergenza è difficilissima. Lo dimostra, in queste ore, la questione dei trasporti. Di regole già scritte non ce ne sono, non si sa nemmeno che cosa succederà con i contagi. Ma servono innanzitutto direttive chiare e realistiche, non regole di principio. Altrimenti si finirà di deroga in deroga per scivolare nella confusione e nel fai-da-te prima ancora di aprire le scuole. La sicurezza è una priorità, questo è lapalissiano. Ma l’idea di rendere la scuola, come peraltro qualsiasi altro luogo pubblico, un reparto asettico e inattaccabile dal virus è fantasiosa e rischia di farci dimenticare la ragione per cui stiamo facendo tutto questo: perché bambini e ragazzi tornino a studiare e a imparare. Nell’ultima rilevazione dell’Ocse sulla scuola (Talis,2018) due insegnanti italiani su tre hanno dichiarato di essere stati costretti ad intervenire con studenti problematici per riportare ordine in classe. Immaginare oggi regole che impongono un controllo e un autocontrollo che non ci sarà, rischia di essere innanzitutto inutile. Sarà invece necessario che si instauri tra tutti un clima di grande fiducia reciproca perché sarà un anno molto complicato, che sarà costellato di imprevisti, di emergenze, anche di incidenti. Ma per fidarsi che ognuno rispetti il proprio compito e le indicazioni innanzitutto è necessario capire quali sono e come si applicano.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL