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Invalsi, l’Italia è rimandata: allarme nelle scuole del Sud e per i risultati in matematica

A 18 anni uno studente su tre ha livelli insufficienti di italiano Bussetti: «Ci sono innegabili segnali di preoccupazione»

11/07/2019
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

È un’Italia divisa in due quella che appare nella fotografia del sistema scolastico presentata ieri dall’Invalsi, l’ente di valutazione guidato da Anna Maria Ajello. Con le scuole del Nord che riescono, durante tutto il percorso dalle elementari alla Maturità a portare quattro studenti su cinque ai traguardi previsti dalla legge in italiano e matematica e le scuole di regioni come la Campania, la Calabria Sicilia e Sardegna in cui la metà degli studenti arriva alla Maturità con l’insufficienza in italiano e in matematica.

Complessivamente il quadro della scuola italiana è negativo: se si guarda la media nazionale, alla fine del percorso scolastico — per la prima volta quest’anno hanno svolto i test anche gli studenti dell’ultimo anno, quelli che hanno fatto poi la maturità — uno studente su tre non ha un livello di italiano sufficiente: ad avere conoscenze sufficienti sono il 65,6 % alle medie e il 65,4 % in quinta superiore. E peggio va in matematica: se in terza media tre ragazzi su 5 (61,33 per cento) sono al passo con il programma, alla fine delle scuole superiori è solo il 58,3 per cento a potersi considerare «promosso». Purtroppo resta un gap significativo tra maschi e femmine: «In matematica le ragazze continuano ad avere risultati non soddisfacenti e inferiori a quelli dei loro compagni — spiega Anna Maria Ajello — e questo rischia di fare di loro le nuove povere».

Le prove standardizzate, svolte al computer dai ragazzi e corrette centralmente dal Cineca, restituiscono un’immagine che è ben diversa dai risultati degli esami, sia in terza media sia alla Maturità. Come è possibile che se un ragazzo non riesce a capire un testo di italiano delle prove Invalsi poi riesca a superare la Maturità? «Certamente la correzione delle prove Invalsi è più omogenea mentre l’esame di fine ciclo tiene conto anche del contesto in cui si trova la scuola — spiega il direttore dell’Invalsi Roberto Ricci —. Noi siamo come i radiologi, forniamo la radiografia in cui si vede che cosa è in ordine e che cosa no. Le cause poi vanno indagate».

La situazione diventa drammatica in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, sia per l’italiano che per la matematica, materia in cui addirittura il 60 per cento degli studenti ha una preparazione insufficiente alla fine delle superiori: si tratta di una dispersione occulta che fa dire al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti che ci sono «innegabili segnali di preoccupazione». I picchi sono negli istituti tecnici e professionali. Un esempio su tutti: in Calabria, il 70 per cento dei ragazzi di queste scuole è insufficiente in italiano, non ha cioè quelle competenze di base che gli dovrebbero permettere di leggere un biglietto del treno, un bugiardino di un farmaco, un articolo di giornale.

Strumenti scarsi

Negli Istituti tecnici calabresi il 70% dei ragazzi non sa leggere un biglietto del treno

«Le cause sono varie — spiega Ricci — molto dipende dal contesto e dalla situazione socioeconomica familiare. In alcune aree l’impreparazione è tale che è come se un terzo degli studenti non avesse frequentato la scuola: alla fine delle superiori ha conoscenze e competenze della terza media». Nei piccoli centri delle regioni del Sud ancora esistono classi di fatto differenziate per i bravi e gli studenti considerati scarsi, le istituzioni scolastiche sono deboli e dunque restano ancorate a modelli che sono arretrati. Non è un caso che il «fattore-scuola» e il «fattore-classe», che nel Nord ha un’influenza minima sulla riuscita dei ragazzi, conti fino al 30 per cento nel Sud: segno che chi sbaglia scuola ha molte meno chance dei suoi coetanei.

E non è un caso se nelle quattro regioni da bollino rosso anche gli studenti migliori, quelli che raggiungono una preparazione ottima siano meno del 10 per cento. Al contrario delle regioni più virtuose che riescono ad avere risultati eccellenti per il 15-20 per cento degli studenti.

Già ieri Carmela Palumbo, direttore generale del Miur ha annunciato che nelle prossime settimane si costituirà una task-force insieme anche agli enti locali per individuare interventi mirati nelle quattro regioni in emergenza: «Non basta destinare fondi alle singole scuole, arrivati a questo punto bisogna attuare interventi di sistema».

Il direttore Ricci

«Molto dipende dalla situazione socioeconomica familiare»

Infine l’inglese. I programmi ministeriali prevedono che i ragazzi escano dalle scuole superiori con competenze al livello B2 in lettura e comprensione orale, che è un livello avanzato: per quanto riguarda la comprensione orale solo uno studente su tre riesce a raggiungere i risultati richiesti. «È un problema anche di didattica — spiega Anna Maria Ajello — ma ormai ci sono moltissime risorse facilmente reperibili: aver messo sotto la lente anche l’inglese in questi ultimi due anni ci ha permesso di avere già i primi risultati positivi per esempio alle medie. Questo è un caso in cui la valutazione aiuta a migliorare il curriculum».

E infatti i dati sulla lettura in inglese sono un po’ più incoraggianti anche se ben lontano dal 77,5 per cento dei ragazzini della terza media che superano il livello A2: il 51,8 per cento degli studenti di quinta superiore, cioè uno su due, arriva al livello B2, la maggior parte si ferma al B1, che resta un risultato comunque insoddisfacente


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