Nuove classi nelle sabbie mobili
Ennesimo stop alla riforma che riduce da 122 a 56 le aree disciplinari. Sì a tavoli tecnici. I sindacati frenano: serve un ministro con pieni poteri
di Alessandra Ricciardi
Meno di un mese alle elezioni. Molto meno di due all'insediamento del nuovo governo. L'opera di rallentamento intanto prosegue, ieri nuovo vertice, e scontro, tra sindacati e ministero. La riforma delle classi di concorso rischia così di non venire fuori dalle sabbie mobile di questa fine legislatura, a dispetto della volontà del ministro, Francesco Profumo, di poche settimane fa.
I vertici ministeriali hanno concesso di procedere con gruppi tecnici ad hoc su aree disciplinari omogenee, dovrebbero essere 4 o 5, per superare le criticità. Ma intanto i sindacati non nascondo come la riforma proposta sia molto politica, e dunque meglio aspettare un ministro con pieni poteri. Il provvedimento consentirebbe di ridurre le classi di concorso, ovvero gli ambiti delle discipline che insegnano i singoli prof, per i quali dunque sono formati, reclutati, assegnati alle cattedre, trasferiti e sostituiti, da 122 a 56, di cui 6 sono di nuova istituzioni (danza classica, moderna, logistica, calzature, sostegno per secondaria di primo e secondo grado). I docenti tecnico-pratici erano 55 diventano 26, di cui una classe di nuova istituzione. Obiettivo dell'accorpamento proposto dal ministero attraverso decreto (proprio per riuscire a fare prima, evitando il parere delle commissioni parlamentari) è di evitare l'eccessiva parcellizzazione degli organici, dare maggiore flessibilità ai docenti, rivedere la formazione universitaria. Ma nelle pieghe del decreto, e soprattutto delle tabelle di confluenze delle vecchie classi nelle nuove maxi classi di concorso, i sindacati hanno riscontrato più di una mancanza o di un errore. E soprattutto il venire meno di tutele per gli abilitati delle vecchie classi di concorso. Per esempio, per la nuova classe A13, che raggruppa per la secondaria le materie letterarie, si richiede in futuro anche la conoscenza del latino. Materia ad oggi non prevista per i docenti che insegnano materie letterarie ai tecnici. E che dunque dovrebbero far riferimento a una classe di concorso per la quale però non hanno i titoli per concorrere. «Tutta questa fretta non è giustificabile, meglio procedere con calma perché si incide sulla vita delle persone», scandisce la Cisl scuola guidata da Francesco Scrima. «Il nostro timore è che questo provvedimento finisca per abbassare la qualità della scuola», aggiunge Rino Di meglio, coordinatore Gilda, a cui fa eco lo Snals-Confsal. Ai sindacati l'ultima bozza proposta non piace anche quando prevede l'applicazione delle nuove disposizioni solo ai fini dei prossimi percorsi per il reclutamento. «Anche così il rischio di creare esuberi non è stato cancellato», precisa la Flc-Cgil di Mimmo Pantaleo. La Uil scuola di Massimo Di Menna ha riproposto poi l'urgenza di affrontare, insieme alle classi di concorso, anche le questioni relative alla gestione e organizzazione dei Tfa. Tutto in alto mare.