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Nuova Sardegna - I sindacati: fermiamo i tagliatori di teste

sindacati: fermiamo i tagliatori di teste Il 26 settembre la giornata di lotta per il tempo pieno e prolungato Meno insegnanti, meno risorse: malumore anche tra i presidi ...

14/09/2003
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Nuova Sardegna

sindacati: fermiamo i tagliatori di teste
Il 26 settembre la giornata di lotta per il tempo pieno e prolungato
Meno insegnanti, meno risorse: malumore anche tra i presidi


CAGLIARI. Ultime ore di attesa per i 250mila studenti sardi e per i loro docenti, ventiduemila circa. Più qualche migliaio di precari in attesa delle nomine dei presidi, nella speranza di aver scansato la mannaia che si è abbattuta sulla scuola sarda. Tra calo demografico e tagli della finanziaria, domani comincerà un anno terribile anche per tanti insegnanti di ruolo trasferiti in sedi lontane, costretti a macinare chilometri ogni giorno neanche fossero appena laureati.
Ma il disagio degli insegnanti viene da lontano e riguarda il mancato riconoscimento della funzione docente alle prese con una confusione legislativa mai vista prima, generata dal sovrapporsi delle riforme. Il malumore è arrivato perfino ai presidi che rivendicano l'autonomia del dirigente scolastico, ridotta a poca cosa grazie ai tagli di risorse economiche e umane.
E contro l'impoverimento della scuola pubblica si scagliano i sindacati, si riorganizzano i docenti e le loro associazioni. Il 26 settembre ci sarà una giornata di lotta per la scuola pubblica, indetta dal "Comitato nazionale in difesa del tempo pieno e del tempo prolungato": i docenti indosseranno magliette e adesivi con il triagolo stradale, quello che indica pericolo generico. Perché il ridimensionamento delle scuole colpisce proprio tutte le esperienze di programmazione, recupero, approfondimento che avevano arricchito e svecchiato la scuola italiana e ora, invece, rischiano di riportarla alla didattica della lezione frontale nuda e cruda.
Sotto accusa la riforma Moratti, "una scatola vuota", il direttore dell'ufficio Scolastico regionale Armando Pietrella ("Un tagliatore di teste inviato da Roma e ignaro delle condizioni della scuola sarda"), ma anche la Regione che in tanti anni mai e poi mai ha fatto una valutazione delle esigenze locali.
Secondo Peppino Loddo della Cgil scuola, "è assolutamente falso che i tagli siano frutto solo del calo demografico. Si taglia il tempo pieno, si taglia il sostegno all'handicap, si taglia il tempo prolungato. Pietrella ha la precisa responsabilità di aver maciullato ogni residuo di offerta formativa necessaria per combattere la dispersione scolastica. La scuola ha perso 7000 studenti lo scorso anno, passati alla formazione professionale. E altri ne perderà già iscritti, perché l'accordo firmato tra governo e Regione è tutto ai danni del sistema scolastico in quanto caccia i ragazzi di 14 anni nel canale della formazione che offre loro diarie giornaliere, libri gratuiti, mensa, facendo di fatto una concorrenza sleale. Per questo la Cgil ha aperto una vertenza contro Pietrella che ha assistito all'accordo senza muovere un dito, ma anche contro l'assessore regionale all Pubblica istruzione e quello al Lavoro che mai sulla scuola sarda hanno fatto neppure un ragionamento".
Sul fronte dell'edilizia scolastica gli assessorati provinciali denunciano che neanche un decimo degli istituti è in regola con le norme di sicurezza e annunciano un sit-in di protesta alla Regione per battere cassa.
Enrico Frau, della Cisl, denuncia "tagli fatti su base aritmetica, riduzione drastica degli insegnanti di sostegno all'handicap e il mancato accordo per un protocollo d'Intesa con gli enti locali che metta le scuole in grado di garantire l'assistenza ai bambini con personale specializzato".
"Non si può cambiare la scuola a ogni cambio di governo. Non si può pensare di tornare al maestro unico, a una scuola senza tempo pieno - ribadisce Nicola Giua dei Cobas -. Significa riportare la scuola sarda al 1987, quando si sperimentavano i primi moduli. Con le 18 ore in cattedra le classi rimarranno scoperte e a risentirne saranno soprattutto le scuole più lontane e disagiate. Non bastano un po' di spot televisivi per varare una riforma. Pietrella e Tocco sono tra i maggiori tagliatori di teste d'Italia, noi chiediamo gente che abbia a cuore la scuola della Sardegna".
"Dopo tanti annunci, proclami e una campagna mediatica senza precedenti non parte proprio nulla - dice il dirigente scolastico Giancarlo De Sanctis -. Si colpiscono attività fondamentali e si abbassa la qualità della scuola. L'organico dei docenti non è solo un problema di numeri: annullando l'organico funzionale si è annullata di fatto la possibilità di valorizzare le risorse della scuola e il recupero degli studenti più deboli".
Daniela Paba


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