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Nuova Sardegna-Compatti contro l'istruzione per pochi

I SINDACATI Compatti contro l'istruzione per pochi a.m. SASSARI. Una scuola d'elite, privata e per pochi eletti e una di massa, pubblica e con i soliti problemi. Due binari paralleli su cui tra...

10/10/2002
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Nuova Sardegna

I SINDACATI
Compatti contro l'istruzione per pochi

a.m.

SASSARI. Una scuola d'elite, privata e per pochi eletti e una di massa, pubblica e con i soliti problemi. Due binari paralleli su cui transitano vetture destinate a non incontrarsi e che, alla fine del viaggio, arriveranno in stazioni diverse. In prima classe viaggeranno i rampolli delle famiglie più ricche, in seconda quelli delle classi meno abbienti. La destinazione delle risorse finanziarie prevista dalla riforma Moratti rischia di avere delle ricadute negative sulla qualità dell'istruzione pubblica.
Il mondo sindacale si presenta compatto per sbarrare la strada al progetto. Una riforma imposta dall'alto che non vuole nessuno e che rischia di generare divisioni di carattere culturale prima ancora che sociale ed economico. "L'istruzione non è più un diritto"? Una domanda delicata alla vigilia di due appuntamenti importanti: gli scioperi nazionali del 14 e del 18 ottobre che, tra gli altri, rivendicheranno anche il diritto a un'istruzione uguale per tutti. Il segretario provinciale della Cgil - Scuola, Lalla Odoni, lo ha espresso chiaramente "Il rischio reale è che la domanda del dibattito non sia solo retorica e la ragione è sotto gli occhi di tutti: i tagli al sostegno e la negazione dell'assistenza ai portatori di handicap sono solo alcuni dei segnali preoccupanti che la dicono lunga sulle intenzioni di questo governo. La sensazione è che nella scuola della Moratti non ci sia posto per l'integrazione. Si intravede, al contrario, un progetto funzionale a una gestione manageriale dell'istruzione. In questa situazione il rischio di vanificare i risultati di decenni di battaglie sindacali è tutt'altro che remoto". Le ha fatto eco Vanna Spano della Cisl - Scuola sassarese "Abbiamo denunciato da tempo questo stato di cose perché non è pensabile che l'istruzione sia appannaggio di pochi. Si stanno creando le condizioni per accrescere ancora di più il divario già esistente tra Nord e Sud, a detrimento delle economie deboli tra cui la Sardegna. Manca la volontà politica di collocare la scuola al centro delle questioni importanti". Per il segretario della Uil Scuola Giuseppe Macioccu c'è un problema di equità "Non si può pretendere di far crescere le strutture private senza prima migliorare quelle pubbliche. Più volte nel sindacato ci siamo chiesti come e quando saranno destinati quei 19 mila miliardi di investimenti promessi per il rafforzamento della scuola pubblica e mai spesi. Gli effetti a breve termine potrebbero essere davvero deleteri: nel giro di poco tempo si avrebbe una scuola di serie "A" e una di serie "B" e a farne le spese sarebbe certamente quella pubblica". Antonio Casella, segretario dello Snals, mette l'accento su una questione spinosa, il trasferimento di competenze dallo stato alle regioni in materia di istruzione professionale: "C'è una delega del parlamento al governo per il passaggio della formazione alle Regioni, ma manca il regolamento di attuazione. In questa situazione ci chiediamo quali saranno i criteri di valutazione che adotterà la Regione, chi e come dovrà stabilire i curricula. A queste domande non ci hanno ancora dato una risposta, intanto cresce ogni giorno il rischio di creare una scuola privata di qualità contro una scuola pubblica afflitta da patologie croniche". Su questi temi, lo scorso anno, migliaia di studenti, in tutta Italia, erano scesi in piazza per opporre il loro dissenso. A sostenerli, in più di un'occasione, c'erano i sindacati e gli stessi docenti convinti dell'iniquità del progetto di riforma. A distanza di un anno la scuola pubblica agita ancora il vessillo della protesta, dall'altra, il ministro Moratti, continua per la sua strada.


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