Nuova Ferrara-L'istruzione per i ricchi

"L'istruzione per i ricchi"
Dure critiche del Pdci alla legge delega Moratti
Svilito il ruolo pubblico, il pericolo dei tagli

"La legge delega Moratti mette a rischio il diritto all'istruzione per tutti, dequalifica la scuola pubblica, finanzia quella privata, porterà tagli consistenti al personale docente e costringerà i ragazzi a scelte radicali all'età di 13 anni". I Pdci di Ferrara, in vista dello sciopero della scuola proclamato per il 24 marzo, scende in campo per contestare i contenuti e i principi che rischiano di trasformare la scuola, in una struttura classista per ricchi.
"Con questa legge - dice Elena Grimaldi - che non merita di chiamarsi riforma, è stato abrogato tutto quello che di buono era stato fatto nel governo precedente. Si anticipa l'età delle elementari e già a 12 anni un ragazzo è costretto a scegliere il proprio indirizzo scolastico, c'è molta preoccupazione anche perché si torna indietro di decenni".
"Questo liberismo selvaggio - ha puntualizzato Luca Bianconi - porterà a smantellare la scuola pubblica perché ci sarà l'introduzione di attività a pagamento, a tutto vantaggio esclusivamente delle famiglie che possono permettersi ulteriori esborsi scolastici per i propri figli. La democrazia si definisce tale quando c'è un'istruzione fruibile per tutti".
"Il Pdci - afferma Giovanna Marchianò - lo scorso novembre ha presentato una legge sulla pubblica istruzione, mettendo come obiettivi principali l'obbligo scolastico, la libertà dell'insegnamento, il rispetto del tempo pieno e del tempo prolungato nelle scuole elementari. C'è inoltre il problema dei tagli che il governo vuole fare, anche se in Emilia Romagna la popolazione scolastica non è calata".
"Questa riforma della Moratti - interviene Lino Selvatico - sta scimmiottando un tipo di scuola che in America stanno abbandonando visto i risultati. Avere una scuola pubblica che funzioni è un diritto del cittadino, in questo modo invece si tende a discriminare l'insegnamento".
"Anche sul fonte universitario - conclude Carmela Vaccaro - ci sono molte ingiustizie. Alcuni corsi di laurea vengono chiusi perché non c'è un numero sufficiente di iscritti. Oltre a rinunciare alla ricerca di base in questo modo si cancellano professioni e competenze fondamentali per la società".