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Note di vita civile

Il disegno di legge della senatrice Elena Ferrara propone la musica in tutte le scuole. Nel nome di Claudio Abbado. E un vasto movimento di associazioni culturali lo sostiene

12/05/2014
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DI DONATELLA COCCOLI

Da LEFT

 Il Maestro Claudio Abbado scomparso a gennaio. Per tutta la vita si è impegnato ad avvicinare i giovani alla musica Ia musica in ogni scuola italiana, dagli asili nido fino ai licei. Come componente fon_ damentale per lo sviluppo della personalità umana, della capacità creativa e della conoscenza. Un sogno? Un'utopia? «Una rivoluzione culturale», dice Elena Ferrara, senatrice Pd che ha appena depositato il disegno di legge 1365 «per la valorizzazione dell'espressione musicale e artistica nel sistema dell'istruzione». Dedicato a Claudio Abbado che si è sempre battuto per la musica nelle scuole, il ddl rappresenta una svolta. Intanto, perché è sottoscritto da esponenti di tutti i partiti (oltre che dai senatori a vita Renzo Piano, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo). E poi perché è appoggiato da un intero mondo, vivace ma finora inascoltato, fatto di associazioni, scuole civiche, cori e bande. Gruppi culturali che hanno tentato di mettere una toppa alla grave lacuna presente nell'istruzione pubblica. Oggi l'unica ora di educazione musicale nella scuola primaria scompare del tutto nella secondaria. Esistono sì le scuole medie a indirizzo musicale ma sono appena 1.400, mentre i licei musicali sfornati dalla riforma Gelmini raggiungono solo un'ottantina di sezioni in tutta Italia. Il risultato: zero cultura musicale per intere generazioni. E quindi zero curiosità, partecipazione. E anche zero pubblico. Un gap che segna l'Italia rispetto ad altri Paesi europei dove invece la musica è praticata fin dall'infanzia. Il ddl di Elena Ferrara, laureata al Dams, docente di Educazione musicale a Oleggio (Novara) ha lo scopo di «mettere a sistema l'esistente: la formazione scolastica attraverso dei curricula non frammentari come quelli attuali e la rete delle associazioni. Stabilendo partnership con università e conservatori». L'obiettivo, continua la senatrice, «è quello di non disperdere definitivamente un enorme patrimonio che negli ultimi anni, soprattutto nella musica e nella danza, ha già subìto duri colpi». Così, anche «al fine di contrastare la decadenza culturale» il ddl si pone l'obiettivo di fornire «occasioni formative basate sull'acquisizione di una piena consapevolezza degli aspetti pratici, teorico-analitici e storico-culturali». In sintesi: formazione artistica (musica, teatro e danza) nelle scuole d'infanzia ma soprattutto ecco la novità sostanziale 100 ore annuali nei curricula della scuola elementare e media e 50 inquelli delle superiori. Non solo. Si prevede la trasformazione degli istituti comprensivi in poli formativi artistici, la collaborazione con la rete dei "soggetti terzi" accreditati dal Miur e dalle Regioni, la formazione dei docenti, rassegne e spettacoli a prezzo ridotto per studenti e insegnanti e detassazioni per le famiglie che iscrivono i figli a corsi amatoriali musicali, teatrali o coreutici. E dopo i tagli furibondi di Gelmini-Tremonti, il ddl stanzia 75 milioni di euro all'anno dal 2015 al 2017, 25 milioni dal 2018. «È un passo in avanti, per la prima volta credo che si possa parlare delle arti performative non come dei ghetti separati», commenta Checco Galtieri coordinatore del Forum nazionale per l'educazione musicale, l'organismo, nato nel 2008, che rappresenta la costellazione di scuole civiche, associazioni musicali e didattiche, federazioni di musicoterapia: 160mila tra utenti, soci e docenti. Galtieri ricorda l'appello-petizione per l'insegnamento della musica di cui il Forum nel 2013 si è fatto promotore e che venne consegnato all'allora ministro dell'Istruzione Carrozza. Oltre 10mila firme tra cui quelle di Ennio Morricone, Fiorella Mannoia, Peppe Servillo, Giorgio Battistelli, l'Orchestra di Piazza Vittorio, Gianmaria Testa, Samuele Bersani. Adesso il Forum riprende la sua mobilitazione e invita di nuovo a sottoscrivere il ddl "Abbado" che, visto il clima che si respira in Senato, rischia di finire in un cassetto. L'Arci, tramite il responsabile delle politiche culturali Carlo Testini, ha già aderito. Favorevole anche Paolo Damiani, jazzista e docente al Conservatorio Santa Cecilia, membro del Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica di cui è presidente Luigi Berlinguer. «Ma i docenti devono essere competenti, soprattutto quando si tratta di insegnare la musica d'insieme», sottolinea Damiani. Nelle scuole, il ddl viene già salutato con entusiasmo. «Finora gli obiettivi da raggiungere con l'unica ora settimanale a disposizione sono stati minimi: riconoscere il senso del ritmo, il timbro, la melodia. Oltre ai canti e le danze, attività formative eccezionali in cui tutti i bambini sono uguali», racconta Serena Ciardi, maestra dell'istituto comprensivo Regina Margherita, storica scuola romana in Trastevere. Qui, come in altri istituti della Capitale, se la musica viene amata, è grazie ai corsi finanziati dai genitori. Come quello dell'educazione all'opera: quest'anno i bambini hanno studiato il Barbiere di Siviglia e il 13 maggio saliranno sul palco del Teatro Valle. L'Italia è patria di insegnamenti musicali affidati alla buona volontà dei docenti e dei genitori. A Bologna il jazzista Paolo Fresu e sua moglie, la violinista Sonia Peana, hanno promosso il laboratorio "Nidi di note" per i bambini da O a 36 mesi. Sempre a Roma si sfrutta l'ora di materia alternativa alla religione cattolica: Cristina Paciello insegna Storia della musica a 400 studenti del liceo Tasso. «Quello che conta è la cultura musicale: si può ammirare Caravaggio anche senza saper dipingere. La stessa cosa deve accadere per la musica», afferma. L'acquisizione di sensibilità, al di là della pratica strumentale, è il patrimonio "immateriale" che deriva da una educazione musicale fin dall'infanzia. Lo hanno sperimentato anche i circa 8mila giovanissimi musicisti del Sistema orchestre e cori giovanili che si rifa a quello messo a punto da José Antonio Abreu nelle favelas del Venezuela (ne parla Andrea Ranieri a pag. 13, ndr). La musica che salva dal degrado. Era il pensiero di Claudio Abbado. «La musica è necessaria al vivere civile dell'uomo sosteneva il maestro perché si basa sull'ascolto, che è un elemento imprescindibile, anche se quasi sempre trascurato. La musica è necessaria alla vita, può cambiarla, migliorarla e in alcuni casi può addirittura salvarla».

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