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«Non è ancora sicuro» Il no dei prof al rientro

L'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche ha realizzato un'indagine sulla scuola e la prospettiva del corpo docente nell'era del Covid-19 che ha coinvolto 800 docenti

06/01/2021
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Il Messaggero

Meglio rinviare la riapertura delle scuole e proseguire lungo la strada della didattica a distanza, anche se disseminata di buche. Lo sostengono due insegnanti su tre secondo l'Inapp. L'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche ha realizzato un'indagine sulla scuola e la prospettiva del corpo docente nell'era del Covid-19 che ha coinvolto 800 docenti, dalla quale è emerso che il 70,4 per cento degli insegnanti ritiene che scuole e università debbano rimanere chiuse finché l'emergenza sanitaria non sarà rientrata. Promossa (anche se con qualche riserva) la didattica a distanza: l'82,4 per cento dei docenti pensa che sia necessario avere uno standard unico per la Dad, mentre il 90 per cento circa insiste sulla necessità di avviare iniziative formative specifiche per mettere i professori in condizione di svolgere al meglio le loro mansioni da remoto. 
IL SISTEMA«Il sistema dell'istruzione ha utilizzato la didattica a distanza come una scialuppa di salvataggio. Docenti e studenti hanno remato nella stessa direzione e ciò ha permesso di salvare il ciclo di studi, ma le lezioni da remoto hanno fatto anche affiorare in superficie le numerose problematiche che affliggono il mondo della scuola, dagli organici insufficienti alla scarsa padronanza dell'Ict da parte del corpo docente», fa notare il presidente dell'Inapp Sebastiano Fadda.  L'età avanzata del nostro corpo docente (tra i paesi Ocse è quello con la maggiore presenza di over 50 e con la percentuale più bassa, lo 0,5 per cento, di insegnanti con età compresa fra i 25 e i 34 anni) non è stata di aiuto in questa fase. Le carenze a livello tecnologico, e in particolare l'inadeguatezza delle connessioni a internet usate a casa dai professori, hanno fatto sì che il livello di stress dei docenti sia aumentato significativamente una volta che la didattica a distanza è diventata protagonista. Il 12 per cento degli insegnanti coinvolti nell'indagine dell'Inapp hanno definito la propria connessione a internet insufficiente per gestire la didattica online. 
Le difficoltà di connessione sono state determinate anche dalla condivisione della banda con conviventi che contemporaneamente hanno avuto l'esigenza di lavorare da remoto o di seguire le lezioni online: il 40,7 per cento degli intervistati ha dichiarato di convivere con una persona che ha la necessità di telelavorare e il 32,5 per cento di convivere con uno studente in didattica a distanza. La necessità di avere una connessione stabile per portare a termine efficacemente le attività di didattica online ha incoraggiato molti docenti ad attivare nuove tipologie di accesso alla rete più performanti: la percentuale di quelli che utilizzano la fibra è passata per esempio da 48,5 a 63,1 per cento. Gli ostacoli di natura tecnologica hanno avuto inevitabilmente un impatto negativo sulle lezioni. Appena un terzo dei professori afferma di aver visto i propri studenti diventare più collaborativi e responsivi con questa nuova metodologia d'insegnamento. 
Poco più della metà dei docenti, il 58 per cento, ritiene tuttavia che la Dad abbia contribuito a svecchiare la didattica e a ridurre il divario digitale in seno al corpo docente. Oltre il 70 per cento vorrebbe continuare a utilizzare la tecnologia anche in classe, mentre il 46 per cento crede possa tornare utile nei colloqui con i genitori e nei consigli di classe. Ma l'indagine dell'Inapp guarda anche alla variazione del carico di lavoro prodotta dalla didattica a distanza.
IL RISULTATOIl corpo docente a questo riguardo ha espresso un giudizio polarizzato a seconda del grado scolastico: il carico è diminuito per il 18,6 per cento degli educatori dei nidi, in ambito universitario invece risulta invariato, mentre è aumentato per chi lavora negli altri ordini di scuola. «Verosimilmente gli educatori e le educatrici dei nidi dell'infanzia hanno beneficiato, nel periodo di sospensione della frequenza scolastica, di una ridotta richiesta di interazione con la propria utenza, mentre i docenti universitari hanno potuto contare sull'elevato grado di autonomia dei loro studenti», si legge nello studio.  L'incremento del carico di lavoro è stato maggiormente avvertito dai maestri della scuola primaria e dai professori delle medie, a causa della limitata autonomia dei loro allievi. 
Gli insegnanti del liceo hanno sperimentato invece un incremento del carico di lavoro soprattutto durante la preparazione delle lezioni. Più nel dettaglio, oltre il 94 per cento degli insegnanti delle elementari e delle medie afferma che il carico di lavoro è aumentato per effetto della Dad, mentre al liceo l'asticella scende sotto il 90 cento. Ma nonostante la didattica a distanza si sia tradotta in più ore di lavoro per la maggior parte degli insegnanti, molti di loro preferiscono comunque continuare su questa strada finché la curva dei contagi non si sarà abbassata di netto. 
Francesco Bisozzi


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