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«Non ci sarà nessuna gabbia salariale una vittoria per tutta la scuola italiana»

Il Sottosegretario all'istruzione Salvatore Giuliano

20/07/2019
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Il Messaggero

Sottosegretario all'istruzione Salvatore Giuliano, il vertice sulle autonomie è arrivato il giorno dopo il durissimo scontro tra Lega e Movimento Cinque Stelle. I venti di crisi hanno condizionato la riunione?
«Assolutamente no. Anzi, il clima è stato sereno e costruttivo».
Nemmeno l'assenza di Matteo Salvini ha inciso?
«No, anche perché già ieri (l'altro ieri,
ndr) abbiamo avuto un incontro preparatorio con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il ministro dell'istruzione Marco Bussettti e quello degli Affari regionali Erika Stefani. Il lavoro sul dossier è andato avanti senza intoppi». 
Sull'istruzione, uno dei temi più controversi, avete trovato un accordo. Cosa prevede esattamente?
«Che la scuola non sarà regionalizzata». 
Veneto e Lombardia chiedevano che i professori diventassero dipendenti regionali. Questo non accadrà?
«No. Nessuno, sia che si tratti di docenti, sia che si tratti di dirigenti scolastici, sia che si tratti di personale Ata, transiterà nei ruoli regionali. Il personale rimarrà tutto alle dipendenze del ministero dell'Istruzione e degli uffici scolastici periferici. E tutti saranno accomunati dal medesimo contratto collettivo nazionale del lavoro. Non ci saranno nemmeno concorsi banditi dalle singole Regioni. L'articolo 12 delle bozze di intesa che conteneva le richieste di regionalizzazione da parte delle Regioni, è stato stralciato». 
E le gabbie salariali, messe sul tavolo dalla Lega nel vertice dell'11 luglio scorso ci saranno?
«Non ci saranno». 
Senta, nessuno ha chiarito in cosa sarebbero consistite esattamente queste gabbie. Ce lo spiega?
«Era una norma inserita nell'articolo 12 che consentiva di mettere delle risorse aggiuntive come salario accessorio per incentivare i docenti. Questo avrebbe significato una differenziazione dello stipendio tra un docente nella Regione che richiede l'autonomia e quello di un'altra qualsiasi Regione».
Insomma, a raccontarla così sembrerebbe che il Movimento Cinque Stelle, almeno sulla scuola, ha vinto su tutta la linea?
«Mi piace più pensare che ha vinto la scuola italiana. Le norme che erano contenute nelle bozze di intesa prima della riformulazione, avrebbero potuto differenziare le scuole come offerta formativa, come salari, come possibilità data agli studenti».
Ma se tutte queste cose non ci sono, cosa rimane allora?
«Rimangono delle competenze sull'alternanza scuola-lavoro. In alcuni contesti le Regioni potranno intervenire migliorando questi rapporti. Così come potranno investire di più sull'edilizia scolastica, utilizzando però soltanto fondi propri. Quelli nazionali, invece, rimarranno in capo allo Stato e non saranno trasferiti alle Regioni, come invece era stato chiesto». 
La scuola era considerata un capitolo importante anche per il peso specifico che aveva nella determinazione delle risorse finanziarie statali da attribuire alle Regioni. L'accordo di ieri svuota il progetto leghista?
«La scuola ha un bilancio importante che si aggira attorno ai 50 miliardi di euro l'anno. Noi abbiamo tenuto fede ai nostri impegni, non volevamo che si arrivasse a una frammentazione. Per quanto riguarda le questioni finanziarie sono un nodo non ancora completamente sciolto. Sarà oggetto del prossimo vertice».
A. Bas.


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