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Non c'è più la scuola a tempo pieno in cui ho creduto

Lettera di un'insegnante

16/09/2011
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di PAOLA BELTRANI*
se la scuola pubblica riapre i battenti nonostante i tagli e l'ormai piena entrata in vigore del decreto-legge n. 137/2008 e relativo piano programmatico, non è la prova che le modifiche portate dal ministro Gelmini avevano ragione di essere; nè che gli insegnanti sono stati finalmente domati e si sono convertiti; nè che realmente esistevano "posti fantasma" che sono stati eliminati a vantaggio del risparmio pubblico. Partiamo dal capire questo: come mai una scuola, un plesso, può funzionare un anno con un certo numero di insegnanti in organico... e l'anno dopo, pur mantenendo pressapoco lo stesso numero di alunni iscritti e quindi lo stesso numero di classi, ha 2-3-5 insegnanti in meno??!! Ma se questo ennesimo miracolo italiano sta per realizzarsi, cosa vogliono questi insegnanti?!... Di cosa si lamentano??!!
Sono un'insegnante della scuola primaria di Borgotrebbia.
L'arcano è questo: io lavoravo (prima delle applicazioni a regime del decreto Gelmini) in una classe a tempo pieno; io e la mia collega coprivamo da sole le 40 ore di permanenza a scuola dei nostri 25 cari alunni, ogni giorno della settimana. Durante queste 40 ore, erano previste 4 ore settimanali di compresenza (significa che io e la mia collega eravamo in classe insieme). Queste 4 ore di compresenza erano peculiarità della scuola a tempo pieno e venivano, da noi, così utilizzate: a) per realizzare i laboratori a classi aperte su tutto il plesso, attività che tanto hanno arricchito e stimolato la formazione degli alunni che di lì sono passati e che rappresentavano un emblema caratteristico di quella scuola; b) la possibilità di fare uscite didattiche (teatro- musei- centri di documentazione didattica- visite alle strutture di pubblico servizio cittadino- ecc..); e ancora.. c) la possibilità di formare gruppi di livello di competenze all'interno della propria classe per affrontare recuperi o approfondimenti disciplinari curando con attenzione il metodo di studio. Guardate quante attività, quanti arricchimenti in sole 4 ore settimanali!!! Tempo perso... tempi passati... questa fu la scuola a tempo pieno di Borgotrebbia che ORA cambierà sostanzialmente la sua natura...
Ora cosa succederà: le ore che, prima erano per la compresenza, verranno usate con lo stesso criterio del gioco dei quattro cantoni. Appena si libera un buco... via!! si corre per occuparlo! Così, la mia collega dovrà andare a insegnare inglese in un'altra classe nel suo orario di servizio (uno degli ambiti dei tagli ha previsto la progressiva eliminazione degli insegnanti specialisti... prima li hanno voluti.. ora non li vogliono più..!); io dovrò mettere a disposizione qualche ora per fare recupero ma in un'altra classe; qualcuno porterà a mensa sempre, però, alunni non della sua classe... con un'altra classe... ognuno vive questa necessità. Del resto, 5 classi a tempo pieno richiedono 10 insegnanti.. ma noi siamo 9 e mezzo... Ecco quali danze si apriranno nell'anno scolastico 2011/2012: un minuetto, fatto di continui scambi fra gli insegnanti da una classe all'altra... come un gioco.!..
Spero che altre realtà vengano pubblicate, perchè stiamo sentendo in giro di "soluzioni creative" di ogni genere.. senza ritegno.. (questa mattina una collega di un altro plesso mi raccontava che in una prima che partirà, ci sono 6 insegnanti che si avvicendano!...).
Ma l'assunto pedagogico (mi vergogno quasi a citarlo...) di questo decreto non era l'esigenza dell'insegnante unico come figura di riferimento stabile per il bambino?
Ma la scuola a tempo pieno, non era stata voluta e deliberata in legge come organizzazione di scuola "del fare", dei laboratori, della formazione globale degli alunni, dell'interdisciplinarità? (e mai abrogata..) Come facciamo ad attuare ciò se il nostro orario non ci permette più le compresenze?
Ma la maggioranza degli insegnanti e dei genitori e i sindacati, non avevamo ampiamente manifestato contro questi cambiamenti? Ben intuendo che il decreto avesse solo lo scopo del risparmio economico e che, sul fronte organizzativo e della qualità formativa offerta agli alunni, sarebbe stato un degrado.
E pensare che, solo fino a 2 anni fa, nelle assemblee sindacali, ci ripetevamo che la scuola primaria italiana era ai primi posti per qualità fra le scuole europee..
E pensare che sono circondata da colleghe che possiedono tante risorse in competenze e anche tanta voglia di metterle a disposizione... E pensare che, nella mia esperienza, ho riconosciuto tante volte l'utilità di offrire ai nostri alunni attività diversificate, perchè sono state quelle che hanno permesso, spesso, di tirar fuori il massimo delle potenzialità di ogni alunno, anche di quelli più in difficoltà, oltre che competenze più solide nei vari ambiti disciplinari.. Perchè questo credo, ho creduto, sia il compito del nostro mestiere... Ma non sarà più così... Per quanto mi riguarda, sono costretta ad adeguarmi alla legge imposta. Lo farò con molto rammarico, ricordando la scuola a tempo pieno che non è più e nella quale ho tanto creduto.
Non ho mai conosciuto soggetti del settore che non siano critici (.. escludendo gli ignavi...) o che abbiano riconosciuto un beneficio negli effetti che i tanti decreti emananti dalla Riforma Gelmini hanno portato alla scuola. Se non è così, sarei contenta di aprire uno scambio dialettico.
*Insegnante scuola primaria "25 aprile"
Borgotrebbia.

 


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