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«No alla didattica solo a distanza» I sindaci lombardi contro Fontana

Sulla scuola si sta consumando lo strappo tra governo, presidenti di Regione e sindaci

23/10/2020
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La Stampa

Maurizio Giannattasio

Milano In ordine sparso. Sulla scuola si sta consumando lo strappo tra governo, presidenti di Regione e sindaci. Gli epicentri restano sempre la Lombardia e la Campania, ma un altro fronte si è appena aperto con la Puglia dove il governatore Emiliano ha sospeso le lezioni in presenza per tutti gli studenti degli ultimi tre anni a differenza delle Marche che limita la didattica a distanza al 50% degli allievi del triennio finale.

Ieri, a rompere gli indugi è stato il sindaco di Milano Beppe Sala. «Quel punto dell’ordinanza non è stato discusso. Sono totalmente contrario alla didattica a distanza». Fatte le debite differenze di appartenenza politica, quella di Sala è la posizione comune ai sindaci dei capoluoghi lombardi: tutti contro l’articolo dell’ordinanza firmata dal governatore, Attilio Fontana che prevede lo stop alle lezioni in presenza per gli studenti delle superiori. Giornata convulsa, densa di polemiche, di incontri in video, di tentativi di mediazione con l’intervento del ministro Boccia, ma che si è conclusa esattamente come è iniziata. Da una parte la Regione che ribadisce la scelta della Dad puntando il dito contro il governo che non ha fatto nulla per potenziare i trasporti presi d’assalto dagli studenti, dall’altra i sindaci, a cui si aggiunge la ministra Lucia Azzolina, che chiedono di rivedere l’ordinanza e di sostituire la didattica a distanza con l’alternanza tra presenza e lezioni da casa. Particolarmente dura la lettera della ministra che chiede a Fontana di garantire il diritto allo studio e lo invita «a lavorare insieme a tutte le istituzioni coinvolte per trovare soluzioni differenti da quelle adottate» . «Visti i dati della curva epidemiologica e il sistema dei traporti — replica Fontana — riteniamo necessarie decisioni stringenti. Fermo restando che se il ministro reputa eccessivi e non idonei i nostri provvedimenti può impugnarli». Per ora i due «partiti» si sono presi una pausa di riflessione. Oggi i sindaci si rivedranno online con Fontana. La probabile mediazione? Il governatore la esclude, ma probabilmente si lavorerà a un’interpretazione che lasci margini di manovra più ampi. Sul testo si è consumato anche un giallo, perché la bozza ricevuta dai sindaci non parlava di Dad, ma di didattica digitale integrata (Ddi) che nella comune accezione è intesa come l’alternanza tra lezioni in presenza e in assenza. In realtà, Ddi ha lo stesso significato di Dad. «Nessun colpo di mano — assicurano dalla Regione — ma solo un testo scritto in burocratese che poi, nella versione definitiva, è stato migliorato».

Ma lo scontro tra il governo e le Regioni non si limita alla Lombardia. La ministra ha indirizzato un’altra lettera al governatore campano, Vincenzo De Luca perché la volontà politica che si era manifestata di riaprire almeno le scuole elementari a partire da lunedì rischia di essere cancellata dalla curva dei contagi. «Auspico — scrive la ministra — che si riesca a consentire sollecitamente la ripresa dello svolgimento in presenza della didattica» alle elementari e alle medie. Oggi potrebbe esserci una nuova riunione tra Governo e Regioni con l’intento di rendere omogenee le ordinanza. «Ci sono dei modelli sul Dad che potrebbero essere condivisi — ha detto Boccia — come nel caso di Lazio, Piemonte e Basilicata».


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