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Niente classi a metà La ministra cambia il piano per la scuola

La vittoria delle Regioni, che strappano un miliardo in più. Oggi la firma Decisiva tra Azzolina e i governatori la mediazione di Boccia e Speranza

26/06/2020
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la Repubblica

di Eleonora Capelli e Carmelo Lopapa

ROMA — Torneranno a scuola tutti. E nelle loro aule. A meno che l’andamento del contagio non muti e precipiti nei mesi estivi. Distanziamento di un metro ma tra le “rime boccali” di ciascun alunno, dunque non tra i banchi. E questo dovrebbe permettere di mantenere la distribuzione e l’assetto attuale delle classi: niente divisione per gruppi o sdoppiamento. Resta il prolungamento della settimana scolastica al sabato. E le mascherine? Valuterà il comitato di esperti di ciascuna regione nella prima metà di settembre in base, anche lì, alla diffusione del Covid nelle varie regioni. Sarà obbligatoria fin dalle scuole elementari solo se indispensabile. Ma soprattutto, pioverà sulla scuola italiana un miliardo aggiuntivo di risorse, stanziato in extremis dal governo. È servita una notte e un giorno intero di trattative, tra scontri e scintille. Il ministro Azzolina da una parte, i governatori dall’altra. Proprio nel giorno in cui la protesta dei genitori va in piazza. Alla fine, l’intesa sulle linee guida per la riapertura è arrivata e quelle appena descritte sono tra le novità essenziali del documento lungo 32 pagine. Nessuna delega alle Regioni, dunque. L’esecutivo si assume le sue responsabilità. L’ultimo rinvio di 24 ore è solo tecnico: oggi la firma dell’accordo, in vista della campanella che tornerà a suonare il 14 settembre. Non senza polemiche: la giunta campana di Vincenzo De Luca in particolare ha alzato le barricate. Come pensate di mandare a scuola in quella data per richiudere poi gli istituti quattro giorni dopo per le regionali e il referendum? Ma su questo punto l’Istruzione e il Viminale appaiono irremovibili.

I governatori avevano fatto la voce grossa su altro. Il presidente emiliano Stefano Bonaccini in mattinata aveva definito «irricevibili» le indicazioni dell’esecutivo. Così anche Antonio Decaro, presidente Anci. Da qui il rinvio, un’altra giornata di tempo per trattare, la Conferenza Stato-Regioni slittata a oggi. La coda di colloqui e infine l’accordo. La mediazione dei ministri dem Francesco Boccia e Leu, Roberto Speranza, col tramite di Bonaccini, ha permesso di archiviare lo scontro frontale aperto tra la loro collega all’Istruzione e i presidenti.

Scintille tuttavia ci sono state nello stesso governo, proprio sul miliardo aggiuntivo chiesto e ottenuto dalla ministra Azzolina. Scettici, a dir poco, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il capo delegazione pd, Dario Franceschini. Come verrebbero spesi nel dettaglio? In ogni caso, è stato fatto notare, non sarebbe possibile investirli per facilitare e migliorare le condizioni di riapertura a settembre. Alla fine, per dirla col ministro della Sanità Roberto Speranza, è prevalso il messaggio di fondo: «Far comprendere come la scuola resta centrale per il governo ». Questa cifra, sommata al miliardo e mezzo già previsto dal decreto Rilancio, si avvicina ai 3 miliardi che aveva chiesto il presidente emiliano Bonaccini a nome dei colleghi. L’accordo sui fondi permette di guardare con più ottimismo al nodo degli insegnanti a disposizione, che dovranno essere più numerosi in caso di classi da dividere in gruppi.

Se ci saranno problemi di spazio, entrerà in gioco il cosiddetto “cruscotto”, cioè l’anagrafe dell’edilizia scolastica che a livello provinciale terrà conto della situazione di ogni singolo istituto. Resta il problema trasporti: anche con entrate scaglionate, i mezzi rimangono a capacità ridotta. «Andiamo nella direzione giusta», dice in serata Bonaccini. «Quanta confusione dal governo, se il Paese riapre sarà merito dei governatori », si vanta il governatore ligure Giovanni Toti. Il premier Conte tira un sospiro di sollievo: «Stiamo lavorando per consentire di tornare in sicurezza a scuola a settembre».


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