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Messaggero-MATURITÀ, L'ULTIMA VOLTA DEL TEMA D'ITALIANO-di RAFFAELE SIMONE

MATURITÀ, L'ULTIMA VOLTA DEL TEMA D'ITALIANO di RAFFAELE SIMONE * QUINDI la notizia è certa: dall'anno prossimo, i candidati alla maturità non faranno più il tema di italiano, che sar?...

12/05/2003
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Il Messaggero

MATURITÀ, L'ULTIMA VOLTA DEL TEMA D'ITALIANO

di RAFFAELE SIMONE *
QUINDI la notizia è certa: dall'anno prossimo, i candidati alla maturità non faranno più il tema di italiano, che sarà sostituito da altri tipi di prova. La notizia è importante. Il tema della maturità, infatti, insieme ad altri capitoli della nostra storia quotidiana (il servizio militare, la domanda di lavoro, il primo spinello, la patente di guida...), è una delle colonne della nostra formazione e quindi, più al fondo, dell'anima italiana.
Mentre ne prepariamo il necrologio, cerchiamo di capire se questa cancellazione è una cosa buona o cattiva. Sul tema, in particolare quello della maturità, si era scatenata negli ultimi trent'anni una cascata di contumelie senza pari, alla quale (lo ammetto) ho partecipato anch'io in più occasioni. Le critiche principali erano due. La prima: il tema è una esercitazione a vuoto, fatta senza alcun dato di partenza, servendosi solo della memoria o dell'improvvisazione, e senza alcuna preparazione preliminare. Quindi, una pratica sterile, conformistica, buona solo per addestrare alla retorica, alla parola ricercata o alla ciarla, o peggio ancora all'adulazione delle preferenze e delle ideologie dei professori. La seconda diceva: il tema è un "genere letterario" inesistente, che ignora o disprezza le sottili tecniche dello scrivere, l'organizzazione del testo e la dura fatica del correggere.
Queste osservazioni hanno del giusto, è inutile negarlo. Il fatto risulta con malinconica chiarezza dalle sue conseguenze: sebbene moltissimi italiani si siano nutriti (nell'ordine) di pensierini, temini e poi temi, pochissimi sono gli adulti che sappiano tenere la penna in mano, e spessissimo, se devono scrivere, corrono a rifugiarsi nei codici tribali delle rispettive corporazioni (avvocati, notai, ingegneri, diplomatici, ecc.), che gli garantiscono senza sforzo un sapere che non hanno acquisito a scuola.
L'unico merito che io veda nel tema sta nel fatto che evoca un mondo dannatamente perduto, in cui la scuola aveva un posto nella vita delle persone, e dove, di quel che il figlio o la figlia aveva appena scritto sul "quattro facciate" del foglio protocollo, in famiglia si poteva discutere per ore. Quindi, una sorta di tiepida "madeleine" che evoca un mondo che non c'è più, sostituito per sempre da altri riti, altri miti e altri gusti culturali.
Il guaio è che quel che si annuncia al posto del tema non ci riempie di maggiore speranza. Ad esempio, la "terza prova" (si chiama così!) che da qualche anno i nostri ragazzi mettono insieme a fatica durante gli esami di maturità ha dato origine ad altri piccoli mostri: articoli di giornale (finti), brevi saggi critici (finti) su brani di autore, abbozzi di narrazione minimaliste (finte) dinanzi a cui la prosa degli scrittori "cannibali" è di una complessità degna di Carlo E. Gadda. Siamo passati, insomma, da un tipo di falso ad un altro, il che rivela una sfrontata, irrefrenabile vocazione alla chiacchiera e all'imbonimento e alimenta la convinzione che, in fondo, la scrittura sia una bufala o una menzogna.
Ma sullo sfondo è successo qualcosa di più serio e poderoso, che formulerò in maniera elementare: il mondo è cambiato. Proprio così: il mondo dei giovani che si prestavano al gioco dei temi (e ad altri giochi fittizi che la scuola imponeva) non c'è più. Abbiamo generazioni che leggono cose ben diverse da Verga e Vittorini, della cui cultura ci manca totalmente la cifra, e che poi riescono (è un mistero che andrà prima o poi spiegato!) a uscire da quasi 15 anni di scuola in uno stato di virginale, attonito semi-analfabetismo. Per una parte di loro, scrivere significa al più digitare un Sms col solo pollice o chattare in stato nirvanico in un Internet café.
Insomma: il tema muore e si trasfigura, ma nel frattempo è morta e trasfigurata anche la gioventù che dovrebbe sottoporsi alle nuove prove. Ma nessuno sa che forma abbia preso. Se ne rendono conto la signora Moratti e i suoi esperti?
* Professore di Linguistica generale,
Università Roma Tre


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