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Messaggero-Il pedagogista: gli altri Paesi investono nel pubblico, noi no. L'ex ministro Lombardi: puntare alla qualità Vertecchi: "Noi controcorrente, perderemo competitività"

Il pedagogista: gli altri Paesi investono nel pubblico, noi no. L'ex ministro Lombardi: puntare alla qualità Vertecchi: "Noi controcorrente, perderemo competitività" di FRANCESCA NUNBERG ROM...

17/07/2002
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Il Messaggero

Il pedagogista: gli altri Paesi investono nel pubblico, noi no. L'ex ministro Lombardi: puntare alla qualità
Vertecchi: "Noi controcorrente, perderemo competitività"
di FRANCESCA NUNBERG

ROMA - "Dove va la scuola italiana? Controcorrente. Forse la ricetta di Blair da noi non funzionerebbe, ma mentre in tutti i grandi Paesi industrializzati cresce l'impegno per l'istruzione pubblica, e questo vale per la Gran Bretagna, ma anche per gli Usa e la Germania, in Italia nulla si muove. L'allarme lanciato dagli organismi internazionali, la Iea sei anni fa e l'Ocse l'anno scorso, è caduto nel vuoto". E' categorico Benedetto Vertecchi, docente di Pedagogia Sperimentale a Roma Tre ed ex presidente dell'Istituto nazionale di valutazione: i nostri studenti sono tra gli ultimi della classe e via di questo passo rischiamo di raggiungere quel livello di disaffezione verso la scuola che altri Paesi del mondo stanno faticosamente combattendo.
L'aspetto che più colpisce della riforma inglese è la mole degli investimenti ("Mentre da noi i soldi non c'erano col precedente governo e, nonostante le promesse, non ci saranno neanche con quello attuale", prevede l'ex ministro della Pubblica istruzione Giancarlo Lombardi), ma anche le singole misure invogliano a un confronto. Che cosa succederebbe in Italia con la 'paghetta" per gli studenti e il carcere per i genitori inadempienti? "I sistemi di incentivi materiali - spiega Vertecchi - possono funzionare nel Regno Unito, dove la situazione sociale è più disgregata, il dislivello tra le classi è forte e gli insegnanti, pagati come i nostri, hanno un potere d'acquisto molto più basso. Dopo un periodo sostanzialmente liberista, coi tagli della Thatcher alla scuola pubblica, Blair ha deciso di invertire la tendenza. Cosa che sta accadendo anche negli Usa, incredibilmente, col piano appena presentato da Bush, e in Germania, dove ha destato molto allarme l'insuccesso delle scuole denunciato dall'Ocse. Negli altri Paesi, insomma, si cerca di recuperare competitività".
"Più che multe e 'paghette" - aggiunge il pedagogista - da noi sarebbe molto più attraente avere scuole che offrano una pluralità di servizi (dai campi sportivi alla musica), mentre la riforma in discussione prevede una riduzione dell'offerta scolastica comune: 25 ore garantite a tutti, il resto opzionale e a pagamento".
"Che la riforma sia targata centro-sinistra o centro-destra - è il parere dell'ex ministro Lombardi - in Italia il fatto singolare è l'ossessione miope di concentrare gli sforzi sull'ingegneria organizzativa della scuola. I cicli vanno fatti così, no vanno fatti colà, e la qualità dell'istruzione intanto passa in secondo piano. Ci si è concentrati su fatti marginali, come la riforma dell'esame di maturità, ma sia con Berlinguer che con la Moratti abbiamo avuto un aumento dei promossi e voti più elevati: risultato opposto a quello sperato. I problemi più seri invece sono la formazione dei docenti e l'abbandono scolastico. Servirebbero stanziamenti adeguati, certo, ma anche una vera scelta strategica, come quella compiuta adesso da Blair, o in Spagna negli anni scorsi". Ossia? "Dare soddisfazione agli insegnanti, motivare i ragazzi e capire come riavvicinarli, far sì che tutti collaborino alle riforme senza calargliele dall'alto".


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