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Messaggero-Il mondo accademico ieri ha protestato contro la riforma dello stato giuridico

Il mondo accademico ieri ha protestato contro la riforma dello stato giuridico dei docenti che è stata emendata dalla commissione della Camera di LUIGI PASQUINELLI ROMA Una rinnov...

04/03/2005
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Il Messaggero

Il mondo accademico ieri ha protestato contro la riforma dello stato giuridico dei docenti che è stata emendata dalla commissione della Camera
di LUIGI PASQUINELLI

ROMA Una rinnovata affinità è emersa ieri tra rettori e restante mondo accademico. Tutti uniti contro un medesimo antagonista, il governo rappresentato dal ministro Moratti, che sul nuovo status dei docenti universitari e sui meccanismi di accesso alla carriera prosegue, ormai da oltre un anno, per la sua strada. Parole dure sono state formulate dai "magnifici" riuniti in conferenza nella loro sede romana mentre in molti atenei italiani, a cominciare dalla Sapienza, è stata una giornata con molti cortei, manifestazioni, sit-in, slogan, catene umane, e con poche lezioni. I massimi responsabili italiani del Sapere, della sua tutela e della sua trasmissione alle nuove generazioni, hanno definito il modo con cui i ministri stanno affrontando le tematiche chiave dell'università "approssimativo e demagogico". Hanno poi sottolineato "la scorrettezza di un atteggiamento politico confuso e contraddittorio che non tiene conto delle esigenze del mondo accademico".
La rinnovata rabbia, e frustrazione, dei docenti è alimentata da una decisione del 31 gennaio con la quale il governo si è ripreso quello che aveva dato. In un primo tempo aveva aumentato del 10 per cento, rispetto all'anno scorso, i finanziamenti per l'università. Poi ha manifestato l'intenzione di riprendersi il 7 per cento per destinarlo agli atenei privati. Una mossa che ha reso più tangibili i fantasmi che da tempo si aggirano per le università italiane, i timori che si voglia svalutare il sistema pubblico a favore di quello privato.
La denunciata tentazione populista si riferisce invece a un nuovo meccanismo che permetterebbe a tutti i ricercatori, 21 mila persone, e probabilmente anche ad alcune fasce di precari, di tentare il concorso da professore associato: "Il concorso a numero aperto è solo un atto demagogico", commenta il presidente della Conferenza dei rettori Piero Tosi. Parole che si incastrano alla perfezione con quelle del responsabile-Istruzione della Cgil Enrico Panini: "L'apertura dei concorsi ad associato senza limiti numerici ha un'evidente intenzionalità preelettorale perché non ci sono tabelle finanziarie allegate".
L'università italiana pubblica ha bisogno di denaro. "Le riforme a costo zero equivalgono alle truffe delle etichette", sostiene il preside di Giurisprudenza di Trieste Francesco Peroni. La somma per agganciare la Penisola che studia, e che quindi pensa, all'Europa ammonta, fanno sapere i rettori riuniti, a 600 milioni di euro all'anno per dieci anni, da aggiungere al finanziamento ordinario. "Quest'anno dice Tosi ne sono stati erogati 438, in alcuni casi non bastano neanche per adeguare gli stipendi". Oggi i rettori incontreranno il ministro dell'Istruzione Moratti. Tra le altre cose chiederanno di non sopprimere la figura del ricercatore, anzi di riconoscere alla categoria la sua funzione docente. I sindacati annunciano una nuova manifestazione nazionale prima di Pasqua. Il preside triestino di Farmacia, Roberto Della Loggia, tratteggia la portata, e le ricadute, della battaglia in corso: "Non è una bega tra universitari. Se la didattica non è buona in Italia ci saranno in futuro cattivi medici e cattivi farmacisti".


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