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Messaggero-IL BLUFF Scuola, indietro tutta

IL BLUFF Scuola, indietro tutta Mai così tanta confusione di VANNIO BROZZI IL GOVERNO Berlusconi aveva proposto agli elettori grandi cambiamenti nel mondo scolastico: più risorse e sopratt...

11/08/2002
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Il Messaggero

IL BLUFF
Scuola, indietro tutta
Mai così tanta confusione
di VANNIO BROZZI

IL GOVERNO Berlusconi aveva proposto agli elettori grandi cambiamenti nel mondo scolastico: più risorse e soprattutto un confronto a tutto campo con decenti, studenti e genitori. La scelta del ministro Moratti andava infatti in questa direzione ed era motivata dalla necessità di scegliere persone concrete, efficienti, con un taglio aziendalistico, capaci di scelte rapide e operative. Analizziamo però, a più di un anno dall'insediamento, come il settore della scuola e formazione, decisamente strategico per una società evoluta, capace di rispondere alla competizione europea, sia stato completamente trascurato dal governo.
La tanto sbandierata partecipazione è stata un vero e proprio bluff, con l'evidente fallimento dei cosiddetti "Stati generali della scuola", dove sono stati ammessi a parlare solo i pochi scelti direttamente dal ministro o dal suo ristretto entourage. Sul versante normativo, l'unica azione vincente o almeno operativa, è stata quella di avere bloccato la "riforma Berlinguer", per raggiungere, ma solo a parole, l'obiettivo di portare chiarezza e serenità nel mondo della scuola, mentre l'unico obiettivo veramente raggiunto è stato quello di avere portato nella scuola la più totale confusione. Oggi, infatti, non sappiamo quanti anni di frequenza sono previsti per la scuola dell'obbligo, non è ancora certa l'età per iscrivere i bambini alla scuola materna e alla elementare, e chissà mai quando lo sapremo!
Sul versante innovazione e riforma siamo praticamente a zero, ma le notizie negative sul fronte dell'istruzione e della formazione appaiono veramente catastrofiche leggendo attentamente il tanto esaltato "Patto per l'Italia" e il Documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF), cioè i documenti programmatici per eccellenza del Governo: prevedono uno stanziamento di 46 milioni di '#8364; per far fronte ai costi aggiuntivi necessari per avviare la riforma, quando il fabbisogno effettivo stimato è pari a 115 milioni di '#8364;. Appare quindi evidente il disimpegno del governo in questo delicato settore anche dalle sue autorevoli fonti finanziarie.
È quindi evidente che il governo mette in secondo piano la scuola e, nell'incessante ricerca da parte dell'esecutivo di risorse cui attingere per quadrare i conti pubblici, il comparto della scuola ne sta uscendo con "le ossa rotte", tutto ciò in palese contraddizione con quanto più volte enunciato in campagna elettorale. Emerge infatti da alcuni studi effettuati da qualificati istituti di analisi, un giudizio molto negativo sul nostro sistema di formazione scolastica e risulta addirittura disastroso per il settore della ricerca. Il nostro paese infatti è ultimo per percentuale di popolazione con scolarizzazione avanzata: 8 italiani su cento, contro i 35 degli Stati Uniti. Per ciò che concerne la situazione nel campo della ricerca la situazione è decisamente critica, infatti i ricercatori sono in Italia solo il 3,5% su 10 mila occupati, contro il 90% registrato in Finlandia. Altro dato negativo è dovuto al tasso di crescita di ricercatori occupati nelle imprese nell'ultimo decennio che addirittura in Italia ha fatto registrare un trend negativo pari all'1,8% in controtendenza con la crescita record registrata in Irlanda del +16%, in Portogallo +11% e in Grecia +9%.
A di più di un anno dall'insediamento del governo non vi è alcuna certezza sul quadro normativo, nessuna risorsa aggiuntiva sul piano strutturale (non è stata infatti finanziata la legge 23 del 1996 sull'edilizia scolastica) né sul piano della contrattazione e delle risorse per il personale dove sono previsti tagli alle assunzioni, né sul campo della innovazione e dei nuovi strumenti ai quali una scuola moderna non può assolutamente rinunciare, mentre invece si rischia di non avere la garanzia degli insegnanti di lingua nelle elementari e quelli di sostegno per i portatori di handicap. Le politiche economiche messe in atto non solo sono insufficienti, sono anche contraddittorie e sicuramente non rispondenti alle esigenze di riforma e di ammodernamento del sistema formativo e scolastico italiano.
Il nostro impegno a tutti i livelli sarà quello di lavorare per continuare a mantenere alto il dibattito e l'informazione nella società civile per proporre soluzioni diverse nelle politiche regionali e per costringere ad un reale cambiamento questa politica nazionale miope e senza prospettive.
Vicepresidente (Ds)

del consiglio regionale Umbria


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