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Messaggero-Devolution, l'accordo c'è ma Bossi rincara

FEDERALISMO E TITOLO V Devolution, l'accordo c'è ma Bossi rincara Berlusconi: l'intesa è definitiva. Il Senatùr ora vuole Milano capitale. Governatori e Ulivo all'attacco di MARIO STANGANELLI ...

10/04/2003
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Il Messaggero

FEDERALISMO E TITOLO V
Devolution, l'accordo c'è ma Bossi rincara
Berlusconi: l'intesa è definitiva. Il Senatùr ora vuole Milano capitale. Governatori e Ulivo all'attacco
di MARIO STANGANELLI

ROMA - "Abbiamo corretto il federalismo arruffone e pericoloso che la sinistra aveva attribuito allo Stato e ai Comuni con le stesse competenze in alcuni settori". All'indomani dell'intesa nella Cdl su devolution bossiana e riforma del Titolo V della Costituzione da far procedere in tandem in Parlamento, Silvio Berlusconi definisce tale accordo "definitivo" e finalizzato a "riparare i danni" causati dalla riforma federalista varata dall'Ulivo al termine della scorsa legistatura. "Ora - aggiunge il premier - l'attribuzione alle regioni di responsabilità in materia di sanità e scuola sarà chiara. E i cittadini sapranno che se, in tema di scuola e sanità, qualcosa non funzionerà, la colpa è delle Regioni, non più dello Stato. Si tratta di una democrazia più vicina alla gente e non c'è nulla che va contro l'unità nazionale. Scuola e ospedali saranno assegnati alle responsabilità delle Regioni e con Bossi e la Lega su questo siamo assolutamente d'accordo".
Queste le assicurazioni che il Cavaliere elargisce durante il suo tour preelettorale a Brescia, che però non rassicurano affatto l'opposizione. Soprattutto alla luce dell'ultima intervista di Umberto Bossi che, sulla "Padania" si dice convinto che "la vera capitale è Milano" e che il riconoscimento della tutela dell'interesse nazionale nell'attività legislativa delle Regioni, voluto da An e Udc nella riforma del Titolo V, dovrà essere accompagnato dalla "regionalizzazione" della Corte costituzionale, per evitare che questa possa "fare scherzi alle Regioni". Per il Senatùr, inoltre, i poteri speciali previsti per Roma Capitale, "non passeranno in Parlamento, a meno che gli stessi vantaggi non li abbiano anche le altre storiche capitali del Paese, da Napoli a Milano...".
Esagerazioni del leader della Lega? Al di là delle licenze che il Senatùr si concede sul suo "house organ", è l'insieme dei provvedimenti sul federalismo e il metodo scelto dalla maggioranza per portarli avanti a far muovere all'attacco le opposizioni e a non soddisfare neppure i governatori delle Regioni e i rappresentanti dei Comuni e delle Province. Sono infatti tutti i capigruppo del centrosinistra a Montecitorio a rivolgere un "appello al senso di responsabilità del governo e dei presidenti delle Camere". La richiesta di Violante, Castagnetti, Boato, Intini, Rizzo e Mazzucca è quella di interrompere l'iter parlamentare della legge Bossi, dal momento che il Consiglio dei ministri di dopodomani è chiamato ad approvare il disegno di legge La Loggia che alla fine ingloberà la devolution del Senatùr. L'Ulivo si oppone infatti a impegnare la Camera su una riforma destinata a non arrivare in porto, perché assorbita in un altro testo. E questo al solo scopo di "consentire a Bossi e alla Lega di sventolare in campagna elettorale la bandiera della devolution". I rappresentanti del centrosinistra non esitano a parlare di "devastazione delle istituzioni" e di "deriva venezuelana" nelle regole della democrazia. Mentre sul merito della bozza di accordo della Cdl, Violante dice che "si è passati dallo Stato federalista allo stato confusionale". Il sito della Fondazione Di Vittorio, che fa capo a Sergio Cofferati, segnala "il rischio di collasso delle istituzioni" e il segretario della Cgil Guglielmo Epifani parla di "pasticcio" e di "grandissima confusione" nel progetto della Cdl.
Ma, si diceva, neppure ai presidenti delle Regioni sembra andare giù la bozza del Polo, che Enzo Ghigo, presidente della Conferenza dei governatori attacca sia nel merito che nel metodo: una "tutela eccessiva" - per il governatore del Piemonte - la clausola "salva patria" che "manca di rispetto alle Regioni, come se queste non fossero in grado di valutare qual è l' "interesse nazionale" al momento di fare le leggi". Anche il presidente dell'Emilia, Vasco Errani, invoca il governo a fermarsi: "Le regole - avverte - sono di tutti. La clausola salva-Italia è una foglia di fico. Un coperchio che però sta sulla pentola spacca-Italia". Le repliche della maggioranza sono tutte piuttosto piccate e puntano sull'"allarmismo e la strumentalizzazione" dei giudizi dell'opposizione. Il ministro La Loggia parla di valutazioni "insensate", formulate solo per creare "grande disorientamento nell'opinione pubblica". Ignazio La Russa ribalta l'accusa di "fini elettoralistici" sull'Ulivo, che prima delle elezioni del 2001 approvò una riforma "sgangherata e frettolosa". Mentre per l'azzurro Sandro Bondi la sinistra "continua a lanciare parole d'ordine prive di fondamento piuttosto che predisporsi a un serio confronto di merito".


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