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Meno matricole e laureati in calo «Il Covid frena le università» Allarme nel Sud

Il rapporto Almalaurea

12/06/2020
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Corriere della sera
Valentina Santarpia

«Ci rivediamo a Bergamo il prossimo anno»: così si sono salutati, con un pizzico di commozione, il ministro dell’università Gaetano Manfredi e il rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini, in collegamento streaming con Roma dove si svolgeva la presentazione della XXII indagine sulla condizione occupazionale dei laureati di Almalaurea. Era proprio nella città lombarda che infatti doveva svolgersi l’evento: ma l’emergenza coronavirus ha stravolto i piani. Così come ha ribaltato una tendenza costante, quella dell’aumento degli occupati (74,1% tra i laureati di primo livello e 71,7% tra quelli di secondo livello), delle retribuzioni (+16,7% e +18,4%) e della soddisfazione, che il consorzio registrava ormai da qualche anno.

Il crollo dovuto al lockdown è già tutto nei dati dei primi mesi del 2020, presentati ieri: il tasso di occupazione a un anno dal conseguimento della laurea è pari al 65% tra i laureati di primo livello e al 70,1% tra quelli di secondo livello. Ovvero, rispetto al 2019, un calo di -9 e -1,6 punti percentuali. Le richieste di curriculum da parte delle aziende sono allo stesso modo crollate: i primi segnali di contrazione si notano a febbraio (-17,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente), per poi acuirsi a marzo (-45,1%) e, soprattutto, ad aprile (-56,1%) e maggio 2020 (-55,8%). E il timore è che la pandemia abbia effetti anche sulle immatricolazioni, che già soffrono: anche se dall’anno accademico 2014/2015 si è osservata una ripresa, dal 2003/2004 al 2018/2019, in 15 anni, gli atenei hanno perso oltre 37 mila matricole (-11,2%). Dunque «oggi, a maggior ragione dopo la pandemia, occorre investire su università e ricerca e mettere le competenze al centro del rilancio del Paese», come sottolinea Manfredi. Su cosa agire? «La crisi non azzera tutto — spiega la direttrice di Almalaurea Marina Timoteo —. Ma questo è il momento giusto per intervenire sulle disuguaglianze, su tre fronti: territoriale, di genere e sociale».

Il Sud perde quasi un quarto dei diplomati del proprio territorio. I maschi hanno il 19% in più di possibilità di trovare lavoro. E il contesto sociale e culturale della famiglia influenza ancora tantissimo: i laureati con almeno un genitore laureato sono il 30,4%.


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