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Maturità, presidenti per forza

Maturità, presidenti per forza di Pino Patroncini Grande sconcerto ha destato in questi giorni nelle scuole la decisione del Ministero dell'Istruzione, di obbligare tutto il personale docente de...

22/03/2002
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Maturità, presidenti per forza
di Pino Patroncini

Grande sconcerto ha destato in questi giorni nelle scuole la decisione del Ministero dell'Istruzione, di obbligare tutto il personale docente della scuola secondaria superiore con almeno dieci anni di ruolo a presentare domanda per l'incarico di presidente delle commissioni degli esami di Stato. E' uno sconcerto che a sua volta si inserisce all'interno delle perplessità e delle polemiche suscitate dai cambiamenti che il Ministro Moratti ha imposto a quella che una volta veniva chiamata maturità con l'eliminazione dei commissari esterni e il trasferimento della valutazione terminale interamente ai docenti interni. La scelta, ricordiamolo,è stata letta come un grande favore fatto alle scuole private, elevate a rango di scuole pubbliche con la parità, che a questo punto non dovranno più sottoporre i propri alunni alla verifica di docenti statali, e come un accelerazione della fine del valore legale del titolo di studio.
Ma se la scelta di trasformare gli esami di Stato in una verifica interna solleva soprattutto questioni di opportunità pedagogica e politica, con l'obbligo per tutti docenti di rendersi disponibili a fungere da presidente delle commissioni di esame, si tocca un tasto che attiene al profilo professionale del docente e di conseguenza al rapporto di lavoro e alle relazioni sindacali vere e proprie.
Nè lo Stato giuridico del personale docente, varato nel lontano 1974, nè i contratti collettivi nazionali di lavoro del 1994-97 e 1998-2001, che sono tornati sull'argomento in ragione della contrattualizzazione del rapporto di lavoro, prevedono tra gli obblighi del docente l'assunzione di responsabilità di coordinamento e di leadership rispetto ad altri docenti, tanto meno in una funzione come quella valutativa che si esercita in occasione degli esami di Stato, particolarmente importante e perciò delicata, oserei dire perfino rischiosa, a fronte di eventuali ricorsi per irregolarità avanzabili da parte dei candidati e delle loro famiglie.
E' pur vero che anche in passato ai docenti che avessero almeno sette anni di ruolo era concesso di candidarsi a questo compito, ma un conto è un diritto un conto è un dovere. Va notato per altro che tale dovere è esteso al docente collaboratore del dirigente scolastico a prescindere da qualsiasi anzianità di servizio, il che non può non indurre anche a pesanti riserve di merito.
Fa da pendant a questa scelta una dimenticanza altrettanto discutibile, sempre sul piano professionale e quindi sindacale. Nel passato in casi di insufficienza di personale dirigente delle scuole secondarie superiori si ricorreva a personale dirigente della scuola media. La scelta era sicuramente più comprensibile, sia da un punto di vista pratico, implicito nell'esperienza di dirigente, sia da un punto di vista professionale. visto che nel profilo di questi ruoli la funzione di coordinamento e di leadership è esplicita. Stavolta stranamente il Ministero sembra essersene dimenticato. Stranamente perché la trasformazione di presidi e direttori didattici in dirigenti scolastici, non ne ha modificato solo le retribuzioni, ma ne ha unificato i ruoli, allargando così anche il "parco" delle disponibilità ai fini di lavori come quello di cui stiamo parlando.
Ad aggravare il senso di "colpo di mano" contribuiscono i tempi dell'operazione: la circolare sulla formazione delle commissioni degli esami di Stato varata il 28 febbraio è arrivata nelle scuole con parecchi giorni di ritardo, i docenti ne sono venuti a conoscenza praticamente alla scadenza delle domande. Non sono mancati temporeggiamenti e in tutta una serie di situazioni il ministero non ha potuto che prenderne atto: ma laddove perplessità e sconcerto hanno portato ad un sospensione delle operazioni i chiarimenti del ministero sono arrivati a ridosso della scadenza delle deroghe temporali.
Il senso è dunque quello di un'operazione unilaterale e approssimativa, che non tiene conto non solo delle norme contrattuali ma financo delle leggi dello Stato.
Contro questa situazione i sindacati scuola aderenti a Cgil Cisl e Uil hanno chiesto al Ministro un incontro urgente.
Pino Patroncini,
Cgil Scuola


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