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Manifesto-Uno sciopero per l'Italia

Il 18, uno sciopero per l'Italia" Il segretario della Cgil rincara le ragioni dello sciopero generale e chiama i tutti coloro che hanno animato l'opposizione civile alle destre al governo: "E' in gi...

04/10/2002
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il manifesto

Il 18, uno sciopero per l'Italia"
Il segretario della Cgil rincara le ragioni dello sciopero generale e chiama i tutti coloro che hanno animato l'opposizione civile alle destre al governo: "E' in gioco il futuro del paese, dei diritti, del modello sociale e istituzionale"
CARLA CASALINI

"Di qui a poco le cose peggioreranno ancora" avverte, reciso, il segretario generale della Cgil. "E' in gioco il futuro del paese, quello dei diritti, del modello sociale e istituzionale, della qualità dello sviluppo: perciò ora, a maggior ragione uno 'sciopero per l'Italia', lo sciopero generale che la Cgil ha indetto per il 18 ottobre". E' la conclusione di Guglielmo Epifani, che ieri nella conferenza stampa durante il direttivo nazionale ha ripercorso quelle "ragioni", il sovraccarico che si accumula sulla giornata del 18, da condividere da parte dei movimenti, di tutte le persone, i settori di società che in questo anno si sono opposti al procedere distruttivo delle destre al governo. Se dunque "i lavoratori saranno chiamati" a fermarsi per 8 ore, per tutta la durata del loro turno, in ogni capoluogo la Cgil sta organizzando grandi manifestazioni, uno spazio comune per lavoratori, pensionati, e "cittadini", protagonisti dei movimenti di opposizione civile. Per la segreteria è Carlo Ghezzi a a fornire primi scampoli di ciò che dovrà esse "il 18 ottobre". Dalla puntata particolare del Piemonte, con manifestazione regionale, perché lì incombe la "vicenda Fiat", alla raccolta delle firme contro le "modifiche " all'art. 18 sui licenziamenti ela precarizzazione dei diritti nel lavoro, che è attentato diretto alla "libertà, dignità delle persone"; e insieme per "estendere i diritti a chi oggi ne è privo", dovunque si trovi a prestare opera. L'obiettivo, 5 milioni e mezzo di firme, "e ne abbiamo già raccolte 2 milioni ottocentomila".

Quel giorno "sciopera anche la scuola", gli insegnanti per il contratto e contro la "riforma Moratti", ma la Cgil cerca direttamente gli studenti, organizzando "incontri nelle scuole". Ci sarà anche un documento su tutte le ragioni dello sciopero che girerà, "portato a conoscenza di tutti i cittadini e lavoratori", e "tabelle precise sulla iniqua manovra fiscale"; sulla "qualità dello sviluppo", la Cgil si rivolge agli ambientalisti, e in un "confronto sulla finanziaria" anche a sindaci, presidenti di regioni e industriali "in un convegno il 15 ottobre".

Una attività febbrile, che coinvolge già da tempo le strutture del sindacato nelle regioni e città, per preparare le manifestazioni, e con assemblee a tappeto per fare riuscire lo sciopero, che troverà la sua misura nei luoghi di lavoro, se riuscirà a crearvi il silenzio, il vuoto, il blocco della produzione. Solo i media, "soprattutto quelli televisivi" sono assenti, loro obiettivo pare quello di "oscurare" lo sciopero, denuncia il segretario generale della Cgil.

Le "ragioni" ieri Epifani le ha ripercorse a partire dalla finanziaria, la traduzione in cifre dei rapporti di forza sociali, della cosmogonia politica che il governo si prefigura. Il direttivo ha discusso e votato un documento sulla manovra berlusconiana, e un altro sui contratti, tema bruciante di questo autunno. Una finanziaria "regressiva e populista", riassume Epifani, "che in senso proprio fa regredire il paese e non dà certezze né sul rigore dei conti pubblici, né sullo sviluppo economico possibile: "quando l'interesse dei cittadini viene contrapposto alla funzione delle autonomie locali si opera contro la cultura delle istituzioni"... Ma il governo fallirà sugli stessi obiettivi che si prefigge quando dà i numeri.

Questa finanziaria, unita al rallentamento della crescita, "porterà il rapporto deficit-pil del 2003 al 2,4-3%", prevede Epifani, altro che l'obiettivo del "disavanzo all'1,5%". Non solo il governo "difficilmente" potrà rastrellare "i 16 mila miliardi di lire col concordato e i condoni ma non riuscirà neppure a fare tagli di uguale entità", con questo programma che intende "premiare i disonesti" e in più "brucerà patrimonio pubblico senza risanare". L'economia ristagna, si riaccende "il problema dell'occupazione", aumenta la "precarietà". Come si vede, sottolinea Epifani, "oggi i fatti provano la giustezza del giudizio della Cgil sul `Patto per l'Italia: `inutile e sbagliato', lo definimmo a luglio, quando D'Amato parlava di `accordo storico'".

La Confindustria, che oggi critica in tutte le sedi la manovra del governo, di che si lamenta, quando ci si è legata a doppio filo? Per altro verso la Cisl e la Uil, che ogni giorno attaccano lo sciopero, e ancora "si attardano" dietro le scelte sbagliate, inique, pericolose, di Berlusconi. I "tagli dolorosi" colpiranno tutti, l'attacco agli enti locali significa minaccia alla salute e ad altre garanzie costituzionali, diritti universali: i tagli ridurranno le prestazioni pubbliche, le faranno vendere al `mercato'. Ma "le conseguenze più pesanti si addensano sul mezzogiorno". Ricordando i tagli ai crediti d'imposta , a tutte le agevolazioni per il sud, quelli su ricerca, scuola sanità, che qui peseranno ancora di più, Epifani interviene anche sulle imprese e i mugugni confindustriali: "il quadro che ne deriva per chi vuole investire al sud oggi è assolutamente desolante: non esiste alcuna certezza del quadro normativo e sicurezza degli investimenti". Epifani pensa a un nuuovo `patto dei produttori'? "No", ride, "e poi gli imprenditori non ci stanno, D'Amato nonostante le grida, non si staccherà da Berlusconi".

Ancora sulle tasse, la mistificazione sull'Irpef, gli "aamortizzatori sociali" per cui lo stanziamento è rimasto a 700 milioni di euro, 1ma non ci sono le norme per utilizzarli", e poi "lo storno" dal fondo che era stanziato per le "pensioni minime a un milione". Condizioni del lavoro e qualità, legame sociale, "tutto è in gioco". E sull'autunno Guglielmo Epifani, rivolto ancora alla Confindustria, rincara che "non si cambia alcun modello contrattuale" e si devono fare invece "i rinnovi dei contratti", e i padroni non pensino di usare, per spazzare via i contratti nazionali "la vertenza metalmeccanica: sappiano che la Cgil dice no oggi come tra un anno". Ieri Fim, Fiom, Uilm hanno comunicato la disdetta del contratto, e la Fiom convoca sulla sua piattaforma l'assemblea nazionale dei delegati il 30-31 e ribadisce che sulla piattaforma `separata' andrà a un referendum tra i lavoratori. Ieri il direttivo della Cgil ha votato un documento accettando i princi cardine della Fiom: dalla democrazia, alla intransigenza sul crescere della precarietà, alla difesa dei "livelli contrattuali".


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