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Manifesto-Un regalo alla scuola privata

Un regalo alla scuola privata Sindacati, opposizione e parte della maggioranza insorgono contro il colpo di mano a favore delle scuole private IAIA VANTAGGIATO Uno sconto fiscale di novanta milioni...

10/12/2002
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il manifesto

Un regalo alla scuola privata
Sindacati, opposizione e parte della maggioranza insorgono contro il colpo di mano a favore delle scuole private
IAIA VANTAGGIATO
Uno sconto fiscale di novanta milioni di euro: a tanto ammonta il ghiotto regalo di natale destinato alle famiglie che decideranno di far studiare i loro figli nelle scuole private. Il bonus verrà erogato in tre anni - dal 2003 al 2005 - sotto forma di credito d'imposta: vale a dire che sarà possibile detrarre dalla dichiarazione dei redditi le rette pagate alle scuole non statali. L'emendamento - presentato dai centristi dell'Udc e approvato sabato notte dalla commissione bilancio del senato - approderà oggi in aula con la finanziaria. Ma il coro di polemiche è già affollatissimo perché il provvedimento non accontenta nessuno. Critica tutta l'opposizione e durissimi i sindacati - per una volta uniti - mentre un malcelato imbarazzo trapela perfino dalle file della maggioranza. E protestano anche i cattolici.

Il decreto Tremonti

Anche perché il regalo alle scuole private si innesta su una serie di provvedimenti disastrosi per la scuola pubblica. A partire dal decreto Tremonti. Altrimenti detto decreto taglia-spese, è la pietra di uno scandalo scoppiato solo pochi giorni fa.

Il provvedimento riduce del 15% il bilancio dell'istruzione cui vengono tagliati 800 milioni di euro pari a 1.600 miliardi di vecchie lire; sottrae alla didattica e alla gestione amministrativa 56 milioni di euro e all'igiene e alla sicurezza 17, 88 milioni di euro; azzera i fondi destinati all'educazione per gli adulti; cancella oltre 260 milioni di euro destinati al finanziamento delle scuole materne non statali, dimezzando così lo stanziamento di fondi già previsto e materia - secondo gran parte dei cattolici - di contrattazione elettorale.

I tagli della finanziaria

Al provvedimento taglia-spese e scontenta-tutti si vanno poi ad aggiungere gli ulteriori tagli prodotti dalla finanziaria nel suo insieme. 40.000 le cattedre in meno previste per i prossimi tre anni; 44, 79 milioni di euro che verranno decurtati dalla voce "aggiornamento"; 30.000 tra bidelli e personale tecnico-amministrativo perderanno il loro posto di lavoro mentre 17.000 lettere di licenziamento sono già state inviate agli addetti delle imprese di pulizie i cui contratti non sono mai stati rinnovati; nessuno stanziamento neanche per il milione di dipendenti della scuola in attesa di rinnovo di contratto e ridotte all'osso le risorse per il sostegno all'handicap. Ad esultare, insomma, sono solo i 16.000 insegnanti di religione appena assunti in ruolo e già pronti a spiccare il volo nelle graduatorie per scavalcare i precari. Così che fanno bene all'anima le rassicuranti dichiarazioni del sottosegretario all'economia, Giuseppe Vegas: "Nessun clericalismo, solo scelte tecniche".

Le critiche

Ma oggi gli attacchi si appuntano comprensibilmente soprattutto sul colpo di mano a favore delle scuole private. E arrivano, come prevedibile, da tutti i fronti. Sul piede di guerra i sindacati che - per l'occasione - riscoprono l'unità: per Enrico Panini della Cgil, "si tratta di una provocazione inaccettabile di fronte alla quale non si può restare passivi". Decisione oscena, la definisce il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi che - daccordo con Panini - chiama alla mobilitazione tutto il mondo della scuola. Ma il governo questa volta deve essersi messo veramente d'impegno perché dal lungo sonno si sono destati persino Cisl e Uil. Secondo Daniela Colturani, segretaria generale della Cisl, il previsto bonus fiscale sarebbe un atto unilaterale e discutibile, "l'ennesima riprova che al governo e al ministro Tremonti non interessa una politica organica della scuola". Che equivarrebbe, secondo Colturani, a sostenere - sì - la paritaria ma a condizione che le risorse ad essa indirizzate non siano alternative a quelle destinate alla scuola pubblica. Netta contrarietà esprime anche la Uil: "un provvedimento incredibile", denuncia il segretario Massimo Di Menna che favorisce la scuola privata e nega risorse alla scuola pubblica. Quella, per intenderci, frequentata dal 93% degli studenti italiani.

Proteste, naturalmente, si levano anche sotto le fronde dell'Ulivo: attacca per primo l'ex ministro del lavoro Tiziano Treu che giudica "una vera provocazione" lo stanziamento di risorse per le scuole private in un momento in cui non ci sono soldi per gli enti locali e si tagliano i fondi per la ricerca. Non c'è che dire: tra i petali della Margherita l'irritazione serpeggia. Secondo il responsabile scuola Giovanni Manzini questa è l'ultima beffa di un governo che considera il sistema formativo nazionale come "un pascolo da depredare"; Enzo Carra, responsabile cultura, accusa il governo di voler ridimesionare la scuola statale mentre per Enrico Letta - responsabile economico - ci troviamo di fronte a un vero blitz. E con la stessa espressione viene definito dal verde Mauro Bulgarelli, l'emendamento natalizio. Un emendamento, tuona per i Ds Andrea Ranieri, che favorisce i ceti più ricchi, costituisce un insulto alle scuole pubbliche e smentisce persino Moratti.

Imbarazzata, infine, anche una parte della maggioranza (cattolici inclusi). Inammissibili, secondo il responsabile scuola di Fi Mario Mauro, i tagli del decreto Tremonti: "Non si può accettare che a cadere sotto questa pesante potatura siano la sicurezza e l'igiene per non parlare delle scuole materne non statali".


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